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Cronaca

Le Sentinelle in Piedi a Forlì: "Lo sbagliato è sbagliato, anche quando diventa legge"

Nessuna contromanifestazione, come accaduto nelle ultime occasioni dell'evento, ha 'disturbato' la quinta volta delle Sentinelle in Piedi a Forlì.

Una quarantina circa di persone ha preso possesso, sabato pomeriggio, della piazzetta della Misura per protestare pacificamente contro il disegno di legge sulle cosiddette “fake news”. La manifestazione ha ripetuto il copione già rappresentato centinaia di volte in Italia in poco più di tre anni, con almeno 150mila persone in piazza: i partecipanti sono rimasti in piedi per un’ora, l’uno accanto all’altro in silenzio, leggendo un libro. Le Sentinelle, a Forlì come in altre 30 piazze italiane, hanno protestato silenziosamente per la libertà d’espressione e il rispetto della vita fino al suo termine naturale. 

“In Italia - si precisa su «sentinelleinpiedi.it» - si cerca da alcuni anni di introdurre il reato d’opinione. Ci hanno provato col ddl Scalfarotto «sull’omofobia», poi si è tentato di farlo passare col ddl su bullismo e cyberbullismo e ora, in una veste ancor più subdola e pericolosa, ricompare nel ddl s2688 sulle cosiddette «fake news» che, con la scusa di voler punire chi diffonde notizie false, in realtà minaccia la libertà d’espressione a 360 gradi”. Il ddl prevede, infatti, una multa fino a 5 mila euro per “chiunque pubblichi o diffonda online notizie false, esagerate o tendenziose che riguardino dati o fatti infondati o falsi”. Se poi la fake new è tale da “destare pubblico allarme”, “fuorviare settori dell’opinione pubblica” o promuovere “campagne d’odio”, l’articolo 2 aggiunge ai 5 mila euro di multa anche un anno di reclusione. Quando poi si arriva a “minare il processo democratico, anche a fini politici”, gli anni di reclusione diventano due e l’ammenda sale a 10 mila euro. 

Sentinelle in Piedi a Forlì, marzo 2017 (foto ForliToday)

“Oggi – ha commentato una portavoce con megafono al termine della manifestazione – abbiamo fatto un’esperienza di libertà, affermando che dipendiamo da qualcosa di più grande di un potere che vuole zittirci, assecondando quanti si ribellano caparbiamente alla verità e pedissequamente si fanno servi dell’ignoranza e della menzogna. Sappiamo che le contestazioni contro di noi non sono che il risultato dell’inganno che queste leggi, insieme a tutte le politiche assoggettate alla cultura della disumanizzazione e della morte alimentano: la negazione della libertà di dissentire, la negazione del dato reale, la negazione della sacralità della vita. Noi qui oggi abbiamo detto no al testo sulle «fake news» ma anche all’abominevole pratica dell’utero in affitto e alla cultura dello scarto, che vuole una società di qualità in cui solo i migliori sopravvivvono, mentre ciò che è fallato, ciò che non rende, ciò che costa va scartato. Sì invece alla libertà d’espressione e di coscienza, al rispetto dei bambini ad avere una mamma e un papaà. Lo sbagliato è sbagliato, anche quando diventa legge”. 

Piero Ghetti

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