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Cronaca Meldola

Produceva la "maria" e la faceva spacciare: decapitata un'"organizzazione stupefacente" nel meldolese

A decapitare l'organizzazione, che agiva nel meldolese, sono stati i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Meldola, sotto la guida del luogotenente Gino Lifrieri e del capitano di Compagnia Filippo Cini

Al vertice della piramide c'era un 35enne. Vita riservata, un posto di lavoro, una famiglia con figli e nessun precedente. Era lui il punto di riferimento di tre giovani, due studenti universitari di 20 e 21 anni ed un operaio 25enne, tutti incensurati e di buona famiglia, che si erano specializzati nello spaccio di sostanze stupefacenti. A decapitare l'organizzazione, che agiva nel meldolese, sono stati i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Meldola, sotto la guida del luogotenente Gino Lifrieri e del capitano di Compagnia Filippo Cini.

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Il controllo

L'attività trae origine da un controllo dei militari effettuato nei pressi di un bar della zona centrale di Meldola. Alla vista del personale in divisa un terzetto di ragazzi, tra cui vi erano anche il 20enne ed il 21enne, ha palesato un certo nervosismo. Fin da subito si sono mostrati collaborativi. Il 20enne, sotto gli slip, aveva occultato un involucro con 5 grammi di marijuana, mentre l'amico ne aveva un grammo, che aveva nascosto in un calzino (il terzo è uscito pulito).

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I cellulari "parlano"

Portati in caserma, sono stati esaminati i telefoni cellulari, dai quali sono emersi messaggi che facevano riferimento a cessioni di stupefacenti in atto. Dagli accertamenti è stato verificato che il duo non era lì per caso, ma che era in attesa di un "cliente" con il quale si erano accordati per la cessione di 6 grammi di "maria" al prezzo di 70 euro. Con l'accordo formale era così già scattato il reato di spaccio secondo le ultime sentenze Corte della Cassazione (attraverso i messaggi è stato appurato che la vendita era già stata concordato, facendo scattare anche la segnalazione anche dell'acquirente come assuntore).

La scalata alla piramide

La perquisizione domiciliare a casa del ventenne ha permesso di recuperare 110 grammi di marijuana, contenuti in quattro barattoli, un bilancino di precisione, e il materiale per il confezionamento della droga. "Maria", ha confessato il ragazzo, che era stata acquistata in mattinata dall'amico 21enne. Così facendo gli uomini dell'Arma hanno scalato la piramide, arrivando al vertice: un 35enne meldolese, incensurato.

La perquisizione

I militari si sono presentati a colpo sicuro a casa del fornire. E quest'ultimo non ha opposto resistenza, consegnando quanto aveva: 600 grammi di "maria", 5 grammi di cocaina (che aveva nascosto in camera da letto), due bilancini di precisione e 1100 euro, frutto dell'illecita attività. La mansarda era stata adibita a serra per la coltivazione delle piantine, con lampade alogene. Lo stesso ha ammesso che aveva ceduto un'altra partita di droga ad un altro meldolese di 25 anni (trovato in casa con 200 grammi di marijuana), ma che il principale "cavallo" d'appoggio era il 21enne. Droga che veniva ceduta in conto-vendita, a rafforzare il rapporto di fiducia col "team".

Le accuse

Tutti e quattro sono stati tratti in arresto: per tre l'accusa è di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, mentre per il 20enne e il 21enne si è aggiunta anche l'accusa di spaccio in concorso. Il 21enne è stato anche denunciato anche per lo spaccio dei 110 grammi al 20enne. Il 35enne, oltre a rispondere anche di coltivazione di sostanze stupefacenti, è stato indagato a piede libero per spaccio continuato ai giovani "colleghi". Il giudice per le indagini preliminari Giorgio Di Giorgio (pubblico ministero Francesca Rago) ha convalidato l'arresto: i tre ragazzi sono tornati in libertà con l'obbligo di firma, mentre il 35enne è ai domiciliari. L'attività investigativa prosegue per chiarire dove la droga veniva spacciata.

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