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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Dallo spaccio alla ricettazione: la Squadra Mobile inchioda conviventi

Si tratta di un 23enne albanese non in regola col permesso di soggiorno e disoccupato, e una 28enne romena, entrambi residenti a Forlimpopoli, ma di fatto domiciliati in un covo a San Pietro in Trento

“Elite 2011”, l'indagine della Squadra Mobile di Forlì, diretta dal dirigente Claudio Cagnini, finalizzati a stroncare un sodalizio di albanesi ed italiani dediti allo spaccio di stupefacenti, ha portato all'arresto di una coppia di conviventi. Si tratta di un albanese di 23 anni, non in regola col permesso di soggiorno e disoccupato, e una 28enne romena, entrambi residenti a Forlimpopoli, ma di fatto domiciliati in un covo a San Pietro in Trento.


Gli agenti della Sezione Antidroga della Questura di corso Garibaldi hanno monitorato negli ultimi giorni un bar di Forlimpopoli, dove vi era un via vai continuo di personaggi. Tra questi vi era il 23enne, spesso notato arrivare con una “Classe A” per poi intrattenersi per pochi minuti. Giovedì i poliziotti l'hanno pedinato mentre stava facendo il tour dei bar di Forlì, fino a quando è stato sorpreso cedere una dose di 3 grammi di cocaina ad un italiano a Rotta, nei pressi di Carpinello.

Subito i poliziotti hanno fermato l'acquirente, il quale ha ammesso di aver acquistato dal pusher cocaina per almeno una o due volte alla settimana nell'ultimo semestre. L'albanese è stato intercettato qualche chilometro più in là ed arrestato in flagranza di reato con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Si trovava con un connazionale di 30 anni, che è stato denunciato a piede libero poiché trovato con 200 euro, ritenuti provento dell'attività di spaccio.

Nell'auto è stato trovato il mazzo di chiavi del covo. In casa, in quel momento c'era la 28enne romena, ed un altro albanese di 30 anni. Occultati nei rotoli di carta igienica sono spuntati 16 involucri di cocaina di ottima qualità, per un totale di 57 grammi. A disposizione dei pusher anche diversi cellulari, a testimonianza dell'attività proficua del 23enne. Ma la perquisizione ha portato alla luce altri reati.

Infatti sopra il comodino di una stanza è spuntato un flessibile, mentre in una borsa di marca erano stati occultati gli “attrezzi del mestiere” come cacciaviti, guanti, berretto ed altri arnesi da scasso. E' stata trovata anche della refurtiva, tra cui un “Samsung” 40 pollici, preziosi, catenine ed una anello nuziale da donna con sopra inciso “Tiziano, 18 – 9 – 82”. Per il quartetto è quindi scattata automaticamente anche la denuncia a piede libero di ricettazione.

Ulteriori accertamenti sul 23enne, attraverso il fotosegnalamento, hanno permesso di appurare che in passato era stato condannato dal tribunale di Padova a due anni di reclusione per cumulo pene per reati contro il patrimonio e furto. All'epoca si chiamava Mareglen. Rientrato in Albania si è fatto poi cambiare il nome in Klodjan, riuscendo così ad ottenere un nuovo passaporto regolare e soprattutto “pulire” la fedina penale.
 

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