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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Santa Sofia

La pioggia non ha impedito la cerimonia in ricordo delle vittime della strage del Carnaio

Alle 8 del mattino settanta militi della polizia italo tedesca iniziarono il rastrellamento alla ricerca di trenta uomini da fucilare per rappresaglia all'uccisione di tre tedeschi

Nonostante il maltempo e, da un certo momento in poi una pioggia battente, sono state tante le persone che hanno partecipato alla cerimonia che si è svolta domenica al passo del Carnaio, per ricordare le 26 vittime dell'eccidio compiuto dai nazifascisti settant'anni fa. Faceva invece molto caldo quel martedì 25 luglio 1944. Alle 8 del mattino settanta militi della polizia italo tedesca iniziarono il rastrellamento alla ricerca di trenta uomini da fucilare per rappresaglia all'uccisione di tre tedeschi.

Alle 8.30 fu incendiata la prima casa. Dalle 9 alle 11 sul Carnaio e a Tremonte vennero bruciate altre sedici case. Le sessantadue persone rastrellate, prevalentemente donna e bambini, furono condotte in cima al Carnaio dove ripararono all'ombra dell'unica quercia presente nel luogo. Alle 11.30 le raggiunse il parroco don Ilario Lazzeroni che tentò di rincuorarle e di portare, per quanto possibile, conforto. Alle 14 don Lazzeroni si avviò verso Bagno di Romagna. Voleva raggiungere il Comando tedesco per intercedere a favore dei prigionieri. Venne ucciso da una raffica di mitragliatrice dopo aver fatto pochi passi.

Alle 20.30 i nazifascisti rilasciarono le donne e i bambini trattenuti sin dal mattino. Furono invece fucilati sei uomini. Poco dopo i tedeschi trasportarono con un camion da San Piero al Carnaio altri 21 rastrellati. Un giovane che cercò la salvezza saltando dal mezzo venne preso e impiccato a un palo del telegrafo. Alle 21.30 tutti gli uomini furono condotti in un avvallamento sotto la strada, nei pressi della quercia. Poi entrarono in funzione le mitragliatrici dall'alto che inesorabilmente fecero una strage. Solo in due riuscirono a salvarsi perché l'ora serale, tra il buio e la luce, favorì la loro fuga. Oggi lungo il sentiero che conduce nell'avvallamento sono state collocate delle pietre squadrate con l'indicazione dei nomi degli uccisi, mentre tre piccole targhe ricordano le altrettante fosse dove furono sepolte le vittime prima della loro traslazione al cimitero di San Piero in Bagno nel settembre 1945. Su ogni lastra è scritta la strofa di una poesia di Gianni Rodari sulle cose da fare di giorno e di notte e sulle "cose da non fare mai, nè di giorno nè di notte, nè per mare nè per terra, per esempio la guerra".

In occasione della ricorrenza dell'eccidio è stata celebrata la Messa proprio nel luogo dove avvenne il massacro. Subito dopo i partecipanti alla commemorazione si sono trasferiti a San Piero in Bagno, presso la sede del Comune, dove sono intervenuti, Alessia Rossi, vicesindaco di Bagno di Romagna, Mirta Bacchi, presidente dell'ANPI Alto Savio, e Giuseppe Corzani, figlio di una vittima dell'eccidio. Quest'ultimo ha sostenuto che la comunità locale non dimenticherà il sacrificio di quanti sono stati uccisi e in particolare non lo devono fare i giovani amministratori di Bagno di Romagna eletti in seguito alle recenti elezioni amministrative. Si detto certo che non lo faranno e dovranno essere orgogliosi di accompagnare il gonfalone del loro Comune decorato nel 2004 di Medaglia d'Argento al Merito Civile con la seguente motivazione: "Centro strategicamente importante, posto sulla "Linea Gotica", durante l'ultimo conflitto mondiale, si adoperò con la popolazione tutta a dare ospitalità e rifugio alle famiglie sfollate delle grandi città ed ai soldati stranieri sbandati o fuggiti dai campi di concentramento. Contribuì generosamente alla guerra di liberazione con la costituzione di varie formazioni partigiane, subendo feroci rappresaglie che procurarono la morte di numerosi ed eroici cittadini. Nobile esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio".
 

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