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Cronaca

Tampone fatto con giorni di ritardo dopo il ricovero in ospedale? La replica: "Fatto ai primi sintomi"

Tampone effettuato in ritardo doopo 9 giorni dal ricovero? La vicenda, spiegata dalla nipote del 91enne, trova ora la replica dell'ospedale, secondo cui tutta la procedura è stata applicata regolarmente

Prima la preoccupazione di edere ricoverato il proprio nonno, un anziano di 91 anni, poi la protesta perché il tampone per accertare la presenza del Coronavirus è stato effettuato 9 giorni dopo l'accesso al pronto soccorso, mentre l'anziano era ricoverato in Geriatria in un reparto non specifico per il Covid. La vicenda, spiegata dalla nipote del 91enne, trova ora la replica dell'ospedale, secondo cui tutta la procedura è stata applicata regolarmente. "Per quanto riguarda poi la presa in carico iniziale del paziente, esistono dei percorsi dedicati alla patologia Covid - spiega Giuseppe Benati, direttore della unità di Geriatria di Forlì -. Il paziente si era recato al Pronto Soccorso per un patologia neurologica, in assenza di segni e sintomi correlabili a patologia Covid. Dalla documentazione in ingresso non emerge nemmeno la segnalazione di presunti contatti con positivi o persone sospette per la presenza di sintomi. Solo durante la degenza si sono manifestati sintomi che gli operatori sanitari, senza alcuna esitazione, hanno inquadrato come sospetti per Covid ed è stato pertanto attivato il percorso diagnostico previsto". La famiglia sostiene che il tampone è stato effettuato dopo che sono emerse le positività di altri membri della famiglia. Sul punto replica Benati: "Solo a seguito della specifica richiesta da parte dei nostri operatori ai congiunti del paziente, si è venuti a conoscenza della positività dei famigliari. I famigliari, infatti, non avevano avvertito i sanitari nè di aver effettuato il tampone, nè dell'esito del tampone stesso".

Le difficoltà in ospedale, con l'impossibilità di accedere da parte dei famigliari, spesso sono anche relazionali. Ma, continua Benati, i pazienti vengono curati secondo le normali procedure: "All'ospedale di Forlì i pazienti anziani seguono un percorso definito sia in presenza di patologia COVID - 19 che per tutte le altre patologie. Purtroppo l'emergenza COVID necessita, in primis per la sicurezza dei pazienti e dei famigliari, il divieto di accedere alle aree di degenza, soprattutto per i pazienti fragili come gli anziani. Dopo l'emergenza , l'organizzazione del reparto è stata modificata proprio per migliorare l'assistenza ai pazienti".

"Al fine comunque di mantenere la condivisione dei percorsi di cura, elemento a cui la Geriatria ha sempre tenuto - prosegue Benati - tutto il personale del reparto ha cercato di sviluppare nuove modalità comunicative con la famiglia e, dove possibile, tra la famiglia e il paziente. La Geriatria rivolge sempre un'attenzione particolare agli aspetti psicologici, sociali, di mantenimento dell'autonomia funzionale del paziente, sia nel ricovero che nell'attività ambulatoriale anche durante tale particolare periodo di emergenza. Nel caso in specie, peraltro di nostra iniziativa, il personale medico ha subito contattato più volte il figlio del paziente, condividendo più volte il percorso di cura e assistenziale, anche se comprendiamo il grande disorientamento che i famigliari possono vivere in queste situazioni".

Infine la replica sul sospetto che, in questa grande emergenza, gli anziani di età più avanzata non ricevano il massimo delle cure possibili, tenuto conto della difficoltà di gestire una mole così grande di malati: "Ringrazio infine tutti gli operatori - conclude Benati - che , quotidianamente e con coinvolgimento personale, mantengono alto il livello di cura ed assistenza a persone fragili e complesse come gli anziani. A differenza di altre discipline, l'assistenza agli anziani è necessariamente un lavoro in team e in rete con tutte le risorse del territorio per realizzare un progetto di cura personalizzato sul paziente. In quest'ottica non è possibile affermare che un anziano possa essere abbandonato, perchè si delegittimerebbe il lavoro di un intero gruppo di operatori".

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