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Cronaca Galeata

Uccide con un boccone avvelenato un cane: condannato

Uccisione di animali e getto pericoloso di cose. Sono le accuse per le quali il giudice monocratico di Forlì nei giorni scorsi ha condannato un cittadino di Galeata a sette mesi di reclusione

Uccisione di animali e getto pericoloso di cose. Sono le accuse per le quali il giudice monocratico di Forlì nei giorni scorsi ha condannato un cittadino di Galeata a sette mesi di reclusione. Spiega il Corpo Forestale in una nota: "Nello specifico il condannato è stato riconosciuto quale responsabile dell’uccisione mediante avvelenamento di un cane appartenente a privati cittadini allo scopo di preservare la presenza di fauna cacciabile all’interno di una Azienda Faunistico-venatoria dell’Appennino forlivese".

Il reato è stato commesso nell’aprile del 2010 nel comune di Civitella di Romagna. L'inchiesta del comando di Civitella competente per territorio del Corpo Forestale dello Stato, è iniziata in seguito alla denuncia relativa alla morte dell'animale. La Forestale informa che "le attività info-investigative, condotte sempre in stretto contatto con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Forlì, sono state portate avanti attraverso molteplici canali quali riscontri tecnico-scientifici condotti a cura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna – Sezione di Forlì, presso i cui laboratori sono state effettuate le ricerche tossicologiche che hanno determinato la natura delle sostanze utilizzate per confezionare i bocconi avvelenati; raccolta di informazioni testimoniali da persone informate sui fatti; appostamenti e pedinamenti anche in abiti civili e con automezzi con targa di copertura; tutti gli elementi raccolti sono stati trasmessi all’Autorità Giudiziaria la quale – su richiesta degli investigatori del Corpo Forestale dello Stato – ha autorizzato una perquisizione attraverso la quale sono stati confermati i riscontri dell’attività condotta e raccolte ulteriori fonti di prova che sono state poi determinanti nell’aula di Tribunale per addivenire alla condanna dell’imputato".

"Aspetto di interesse particolare – e da porre nel dovuto risalto in quanto trattasi di uno dei primi casi – è quello che la sentenza ha condannato il colpevole del fatto al risarcimento del danno in favore della parte civile per un importo quantificato 5mila euro quale risarcimento materiale per l’uccisione del cane: questo aspetto deve ancor più motivare chi è vittima di uccisone di animali d’affezione a chiedere giustizia oltre che denunciando i fatti anche attraverso la costituzione di parte civile nei confronti di coloro che verranno eventualmente ritenuti responsabili e condannati per l’utilizzo di bocconi avvelenati", continua la Forestale.

Il Corpo Forestale sottolinea come, "per l’ennesima volta, come il fenomeno dell’avvelenamenti di animali attraverso l’utilizzo di bocconi avvelenati sia una pratica che colpisce in particolare i cani (d’affezione, da tartufi, da caccia) ma anche altri animali domestici e di frequente i predatori selvatici (nel caso le esche avvelenate vengano sparse in ambiente boscato e/o agricolo) e come gli animali vadano spesso incontro a morte dopo atroci sofferenze. Detta pratica, oltre che illegale, evidenzia un inequivocabile atteggiamento di arretratezza culturale e di totale insensibilità e sprezzo verso il mondo animale".

"Tali fatti debbono sempre essere portati a conoscenza delle Forze di Polizia attraverso la loro denuncia. In tale modo le attività di indagine, sempre condotte in stretto coordinamento con l’Autorità Giudiziaria, possono portare – come nel caso che qui si rappresenta –  anche a distanza di tempo all’individuazione con conseguente condanna del/i responsabile/i; inoltre è sempre opportuno richiedere il risarcimento del danno (economico non certo affettivo) per le persone che hanno spesso visto morire il loro animale tra atroci sofferenze - viene evidenziato -. Il Corpo Forestale dello Stato ricorda che per eventuali segnalazioni su emergenze ambientali è sempre attivo il numero verde “1515” cui il cittadino può rivolgersi gratuitamente per comunicare attività illecite condotte in danno dell’ambiente".

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