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Cronaca

Una squadra speciale per risolvere le complessità emerse dal percorso nascita

Avviata nel 2008, in questi cinque anni l’équipe ha conosciuto un costante incremento delle attività, soprattutto nell’ultimo periodo: rispetto alla media delle situazioni prese in esame nel periodo 2008-2011, pari a 27 l’anno, nel 2012 i casi considerati sono stati ben 44, con un aumento quasi del 70%

Difficoltà economiche oppure di ordine abitativo della madre o della coppia, scompensi psicologici gravi e acuti in prossimità del parto o nel post-partum, situazioni di particolare fragilità e disagio della donna. In tutti questi casi scende in campo l’Équipe Multidisciplinare in ambito materno - infantile (EMD), “squadra speciale” che, attraverso la stretta integrazione fra i diversi servizi coinvolti nel Percorso Nascita (Dipartimento Materno-Infantile, Consultorio, Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche, Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Dipartimento di Cure Primarie dell’Ausl di Forlì, Servizio Sociale e Centro Famiglie del Comune di Forlì) si propone di risolvere le situazioni più problematiche, dal punto di vista socio-sanitario, rilevate nel corso e dopo la gravidanza.

Avviata nel 2008, in questi cinque anni l’équipe ha conosciuto un costante incremento delle attività, soprattutto nell’ultimo periodo: rispetto alla media delle situazioni prese in esame nel periodo 2008-2011, pari a 27 l’anno, nel 2012 i casi considerati sono stati ben 44, con un aumento quasi del 70%. Tale incremento, se è riconducibile alla crescente attenzione degli operatori dei diversi servizi nel cogliere bisogni e fragilità, dipende in buona parte dall’attuale fase di crisi economica, che ha acuito il disagio socio-sanitario di un’ampia fascia di popolazione, rendendola più vulnerabile sotto diversi aspetti, con crolli a livello psicologico, condotte antisociali, trascuratezza e negligenza, incapacità di accudimento dei figli, episodi di maltrattamento nella coppia. Parallelamente, nel corso degli anni l’équipe è anche divenuta strumento di crescita e punto di riferimento per gli stessi operatori, poiché consente di affrontare collegialmente le situazioni più complesse e la percezione di solitudine, condividendo progettualità, verifiche e responsabilità.

Complessivamente, sono stati 156 i casi discussi dal 2008 al 2012, di cui 144 (92%) poi presi in carico da uno o più servizi dell’équipe: la maggior parte ha riguardato problematiche sanitarie della madre (51%) e di natura sociale (36%), mentre nel 13% si è trattato di problemi di salute del bambino. Nel rimanente 8%, si è ritenuto di adottare un approccio osservativo, non ravvisando elementi di rischio tali da richiedere interventi mirati. Le segnalazioni sono venute soprattutto da operatori di area sanitaria - Servizi ostetrici, Neonatologia-Pediatria, Sert, Centro Salute Mentale - con un andamento crescente, al punto che nel 2012 tali segnalazioni hanno rappresentato il 70% del totale. Ostetriche e ginecologi del Consultorio Salute Donna e dell’U.O. di Ostetricia rappresentano, d’altronde, anche grazie a molteplici iniziative di formazione comune, il primo filtro in grado di valutare i fattori di rischio psico-sociale e i segni di disagio materno, definendone il livello di gravità.

Ciò conferma la gravidanza come importante finestra di osservazione sulle fragilità e il disagio della donna e del suo nucleo familiare: non raramente emergono vissuti di tossicodipendenza, patologia psichiatrica o condizioni sociali gravemente compromesse, al punto da rendere necessaria l’attivazione di visite domiciliari ostetriche e a carattere socio-educativo per mantenere un’osservazione e un sostegno dopo la dimissione, oltre al costante coinvolgimento del pediatra di famiglia. Per ogni situazione presentata si è definito un progetto che indica gli elementi di fragilità ma anche le risorse della donna o del nucleo, per limitare le prime e sostenere le seconde, ricercando nella rete amicale e familiare, oltre che nei servizi, ulteriori supporti.

Per quanto riguarda la frequenza con cui i diversi servizi sono stati coinvolti, il Servizio sociale si è attivato nell’88% dei casi, e il Dipartimento di Salute Mentale nel 33%. Il Servizio sociale si è fatto carico delle problematiche relative alle competenze genitoriali, alle difficoltà organizzative e di reddito (con assegno di maternità, contributi per latte e pannolini…), investendo verso interventi di supporto educativo, ricercando, ove possibile, il coinvolgimento della neo-madre nelle azioni di supporto alla neogenitorialità offerte dal Centro Famiglie - sia individuali che di gruppo - o optando per l’inserimento della coppia madre-bambino in Comunità o Case Famiglia (soluzione verificatasi in 22 situazioni molto complesse, pari al 14%, con il consenso dei genitori).

Il Dipartimento di Salute Mentale, invece, è intervenuto su più livelli: da un lato l’accompagnamento psicologico ha valutato la sintomatologia depressiva, l’attaccamento madre-bambino e la relazione di coppia, dall’altro l’intervento psichiatrico ha garantito, anche dopo la dimissione, la continuità assistenziale nella progettualità di tutela madre-bambino nel caso di scompensi gravi e acuti in prossimità del parto o del post-partum. I disturbi della sfera psichica hanno costituito motivo d’intervento per i servizi di Psicologia e/o Psichiatria in circa un terzo dei casi, con evidente incremento negli ultimi due anni. Le “dimissioni in ambito protetto” hanno riguardato, infine, quelle situazioni che richiedevano una maggior tutela e protezione per il neonato.

Non è dunque un caso che, considerando i cinque servizi coinvolti in più del 10% delle situazioni, il maggior incremento, in questi cinque anni, abbia interessato il Dipartimento di Salute Mentale, i Servizi Sociali e le strutture di comunità. A testimonianza dell’importanza dell’interdisciplinarietà, la gestione delle situazioni prese in carico dall’équipe ha richiesto in diverse occasioni la collaborazione di più di un servizio socio-sanitario: solo nel 38% dei casi si è attivato un unico soggetto, mentre sono stati coinvolti due, tre e più servizi rispettivamente nel 38%, 17% e 7%.

Grazie al lavoro dell’EMD è stato possibile prevedere eventi e bisogni, pianificando gli interventi prima del parto. In questo modo, si è riusciti ad affrontare situazioni di importante disagio emerse durante la gravidanza, attraverso l’attivazione in maniera sinergica delle risorse presenti sul territorio afferenti all’area sanitaria, socio-educativa e del Terzo settore. Raccogliere in forma strutturata intorno a un tavolo tutte queste singole componenti ha consentito, insomma, di rispondere in maniera articolata a una grande varietà e complessità di bisogni, garantendo la continuità assistenziale e l’accompagnamento nei passaggi territorio-ospedale-territorio-domicilio, coordinando gli interventi e monitorandone gli esiti. E’ evidente, infine, che l’attenzione rivolta alla donna durante la gravidanza e nel post-nascita significa una maggiore tutela per il minore, a tutela del diritto di ogni bambino/a a crescere in un contesto sano e protetto.

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