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Cronaca

Variante sugli edifici storici: "Saranno declassificati 200 "ruderi" in città, tolti i vincoli su Villaggio Matteotti"

Questi 351 edifici, pur di fatto non essendoci più campagna intorno, sono ancora classificati come case coloniche, ville rurali, mulini e opifici. Gli uffici della Pianificazione territoriale del Comune, analizzando caso per caso hanno stilato una variante urbanistica

In gran parte sono ruderi, ben visibili nel tessuto urbano della periferia che si è sviluppato in gran parte intorno a questi vecchi edifici. Un esempio su tutti, forse il più visibile, è la vecchia casa contadina quasi diroccata inglobata tra i condomini di Ca' Ossi che si trova lungo viale Risorgimento a circa metà del viale, nella zona dell'incrocio con via Venturini. Nel territorio comunale ci sono 351 edifici di questo tipo, case abbandonate e in pericolo di crollo. La gran parte di queste strutture sparse sul territorio, risalenti nel tempo, saranno declassificate da una variante urbanistica che opera con lo stesso principio anche per gli edifici di minor pregio in centro storico. La variante, dopo l'adozione in Consiglio comunale e l'iter di osservazione e contro-osservazioni, potrà entrare nel piano regolatore della città.

Questi 351 edifici, pur di fatto non essendoci più campagna intorno, sono ancora classificati come case coloniche, ville rurali, mulini e opifici. Gli uffici della Pianificazione territoriale del Comune, analizzando caso per caso hanno stilato una variante urbanistica in cui vengono completamente declassificate 205 di queste strutture, che quindi si potranno demolire. Ma per altri 30 edifici di maggior pregio, come per esempio Villa delle Orchidee, rimangono i vincoli e in alcuni casi pure accresciuti. Nei casi rimanenti la declassificazione è solo parziale. 

La proposta: togliere i vincoli sul Villaggio Matteotti 

In tale quadro un discorso a parte merita il Villaggio Matteotti, vale a dire la parte più antica del quartiere di Ca' Ossi, il villaggio operaio e agricolo tra viale dell'Appennino, via Don Minzoni e via Ribolle, realizzato nella seconda metà degli anni Trenta e intitolato inizialmente ad Alessandro Mussolini, padre di Benito, all'epoca un moderno quartiere a circa tre chilometri da Forlì perché tra le prescrizioni urbanistiche del regime fascista vi era, spiegano i tecnici del Comune, anche l'indicazione di tenere i villaggi operai fuori dai centri abitati per un maggior controllo dell'ordine pubblico. Appena imboccata via Don Minzoni da viale dell'Appennino, dove oggi c'è una piccola rotonda con un albero al centro, si trovava un busto del padre del Duce, poi abbattuto con la Liberazione, in mezzo un quartiere di case quadri-famigliari (operaie), binate e singole con ampi appezzamenti che un tempo dovevano essere orti per l'auto-sostentamento della famiglia di agricoltori trasferitasi alle porte della città.

L'area del Villaggio Matteotti, esempio di un villaggio di case popolari di matrice razionalista, è stato posto sotto tutela conservativa già col piano regolatore del 2000, quando c'erano già gran parte dei lotti significativamente trasformati rispetto alla case originarie realizzate dal costruttore 'Pater' che edificò il villaggio. Ad una ricognizione recente del Comune emerge che restano solo 22 edifici che hanno le caratteristiche che ricordano lo stato originario. La variante urbanistica sugli edifici storici di minor pregio di fatto propone di togliere tutti i vincoli che impongono attualmente il risanamento conservativo, mantenendo solo il vincolo sulla maglia stradale del quartiere, ispirata ai principi urbanistici del Razionalismo e concedendo un incide edificatorio più basso delle altre parti della periferia, cioè lo 0.45 (quindi edificabili 450 mq su mille disponibili). La delibera è stata presentata martedì in commissione consigliare, dopo l'iter di osservazioni e contro-osservazioni, sarà vagliata dal Consiglio comunale. 

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