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Cronaca Meldola

Più unica che rara: Vincenza Conteduca dell'Irst si riconferma tra i migliori ricercatori al mondo in oncologia

Conteduca appartenente al Gruppo di patologia Uro-ginecologico dell’Istituto Tumori della Romagna Irst Irccs, équipe diretta da Ugo De Giorgi, da alcuni anni si trova all’estero per portare avanti i suoi studi

Se si parte con il piede giusto si possono fare passi da gigante per arrivare velocemente al traguardo: è stato così per Vincenza Conteduca, ricercatrice e medico oncologo Irst, che sarà premiata il sabato per il terzo anno consecutivo dall’American Society of Clinical Oncology (Asco), la maggiore associazione di oncologia clinica al mondo, 38enne originaria di Barletta, Conteduca si è aggiudicata il prestigioso “Merit Award Conquer Cancer Foundation”, il più importante riconoscimento mondiale rivolto a giovani ricercatori in oncologia.

Grazie ai risultati ottenuti nella comprensione del tumore avanzato della prostata e ai possibili campi applicativi nell’ambito della medicina personalizzata, la dottoressa può vantare un significativo primato: raramente, infatti, il Merit Award è assegnato allo stesso studioso, ancor più raramente per 3 anni consecutivi. L’ambito riconoscimento le sarà consegnato durante il Congresso Asco in programma a Chicago da venerdì fino al 4 giugno.

Conteduca appartenente al Gruppo di patologia Uro-ginecologico dell’Istituto Tumori della Romagna Irst Irccs, équipe diretta da Ugo De Giorgi, da alcuni anni si trova all’estero per portare avanti i suoi studi collaborando con illustri gruppi di ricerca internazionali. In particolare, la dottoressa ha trascorso un periodo presso l'Institute of Cancer Research (Icr) di Londra per poi trasferirsi negli Usa al Weill Cornell Medicine di New York e, infine, al Dana Farber Cancer Institute - Harvard University di Boston dove si trova attualmente e che lascerà quest’estate per tornare in Italia. 

La ricerca

Obiettivo della ricerca, come negli anni precedenti, è quello di individuare nel tessuto neoplastico o nel sangue del paziente, biomarcatori prognostici e predittivi, ovvero quei caratteri biologici capaci di anticipare l’efficacia o meno di un trattamento specifico tra quelli attualmente disponibili per il tumore prostatico (ormonoterapia, chemioterapia, terapia radiometabolica, nuovi agenti biologici). In particolare, lo studio per il quale è stato attribuito il riconoscimento quest’anno – frutto di grandi collaborazioni con diversi colleghi degli istituti americani Weill Cornell Medicine di New York e Dana Farber Cancer Institute - Harvard University di Boston – mirava a valutare i livelli di espressione di una proteina cosiddetta Schlafen 11 (SLFN11) presente nei pazienti affetti da carcinoma prostatico avanzato e sottoposti a trattamenti chemioterapici a base di platino.

È stato osservato che gli uomini con una maggiore espressione di tale proteina a livello del tessuto neoplastico e/o delle cellule tumorali circolanti hanno avuto una migliore risposta alla chemioterapia con questo farmaco. Nel progetto di ricerca sono stati inclusi 41 pazienti con diverse tipologie di carcinoma prostatico (20 adenocarcinomi e 21 con differenziazione neuroendocrina). Il lavoro della dr.ssa Conteduca rappresenta il primo studio nel tumore prostatico avanzato che abbia dimostrato il ruolo significativo della proteina SLFN11 nel predire la risposta alla chemioterpia a base di platino: una maggiore presenza di tale proteina è associata ad una maggiore sensibilità a tale terapia.

La principale ricaduta di questi risultati sul piano pratico potrebbe essere indubbiamente un ulteriore passo avanti verso la “personalizzazione delle terapie” nel carcinoma prostatico, anche nelle fasi più avanzate di malattia, guidando i clinici nella scelta dell’approccio più indicato per il singolo paziente per ottenere risultati significativi in termini di efficacia e qualità della vita. Il tumore alla prostata è la neoplasia più frequente negli uomini dai 50 anni in poi e rappresenta una delle principali cause di morte per malattie oncologiche tra gli individui di sesso maschile dei paesi sviluppati. Non esiste una prevenzione primaria specifica per questa patologia anche se, come per tante altre malattie, sono ormai noti i benefici derivanti da una sana alimentazione e dall’attività fisica. Esistono, però, metodi per la prevenzione secondaria, come il semplice dosaggio del PSA utile per lo screening del cancro alla prostata e l’introduzione di sofisticate tecniche diagnostiche che hanno permesso una diagnosi sempre più precoce della malattia rendendo possibile effettuare trattamenti curativi.

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