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Cronaca

Trenta anni fa la visita di Papa Giovanni Paolo II a Forlì

Quello straordinario 8 maggio 1986, il primo papa a visitare la Romagna dall'Unità d'Italia e 129 anni dopo Pio IX, giunge a Forlì

Domenica, alle 17.30, nel 30° anniversario della visita a Forlì di Giovanni Paolo II, la Diocesi di Forlì-Bertinoro propone un incontro pubblico in Cattedrale con monsignor Pietro Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali. Alle 18.30 seguirà la santa Messa presieduta dal vescovo monsignor Lino Pizzi. Il programma ufficiale di commemorazione dello storico evento si concluderà alle 19.30 in piazza Giovanni Paolo II, davanti al Duomo, con un omaggio alla targa d’intitolazione dell’area al pontefice polacco, proclamato santo il 27 aprile 2014 da papa Francesco insieme a Giovanni XXIII.

Quello straordinario 8 maggio 1986, il primo papa a visitare la Romagna dall’Unità d’Italia e 129 anni dopo Pio IX, giunge a Forlì. Il ponteficie polacco, l’uomo che di lì a pochi anni avrebbe contribuito in modo determinante all'abbattimento del muro di Berlino e dei tanti steccati, non solo simbolici, che ancora laceravano l'Europa, atterra nell'eliporto ricavato nella spianata retrostante l'ex collegio aeronautico di viale Roma (oggi Palazzo degli Studi) alle 11,35, con un ritardo sul programma di appena 5 minuti. Lo sforzo economico del Comune, coordinato dall’allora assessore alla Cultura Gabriele Zelli, attuale sindaco di Dovadola, per manutenzionare lo stesso Palazzo degli Studi e i vari punti di attraversamento del corteo, fu notevole. Per il vicario generale emerito della Diocesi di Forlì-Bertinoro, monsignor Dino Zattini, all’epoca rettore del Seminario vescovile di via Lunga, “quell’8 maggio fu per la nostra città uno dei momenti più esaltanti della sua pur non breve storia”.

Il Papa a Forlì nel 1986

Ad attendere Giovanni Paolo II in piazzale della Vittoria, tirato a festa, c’era l’intero episcopato della regione guidato dall’arcivescovo di Bologna cardinale Giacomo Biffi, il vescovo monsignor Giovanni Proni, il sindaco di Forlì Giorgio Zanniboni e il senatore Giovanni Spadolini, ministro della Difesa in rappresentanza del Governo italiano. Nel 1986 a Forlì si presenta un papa giovane, sorridente, in buona forma, per quanto fossero ancora fresche e indelebili nel corpo le ferite dell’attentato subito cinque anni prima in piazza San Pietro a Roma. Rispondendo al saluto di monsignor Proni, del senatore Spadolini e delle altre autorità incontrate sul palco allestito ai piedi del monumento alla Vittoria, Karol Wojtyla auspica “un altro risorgimento umano e cristiano”.

Lungo il percorso, migliaia di braccia tese. Attraversato corso della Repubblica, piazza Saffi lato Palazzo Albertini e il tratto iniziale di corso Garibaldi, arriva in piazza Duomo dove lo attendono centinaia di bambini delle scuole elementari e medie cittadine. Molti presenti ricordano con commozione il doppio omaggio del pontefice alla Madonna del Fuoco, patrona della città: prima innanzi alla colonna dove il successore di Pietro offre un mazzo di fiori alla madre celeste; indi nella cappella seicentesca all’interno della Cattedrale, laddove si sofferma per un momento di preghiera per poi incontrare nella navata centrale ricolma, gli ammalati e le monache di clausura. Uscito dalla chiesa madre dei forlivesi, il papa si reca per un momento di pausa all’Istituto di Santa Dorotea, in via dei Mille, dove pranza insieme ai vescovi e ad alcuni invitati.

L’ingresso di Karol Wojtyla in piazza Saffi, alle 15,45, dove è atteso per la Messa da una folla pazzesca, valutata in circa 22 mila persone, provoca un boato indescrivibile. Per la storica funzione erano state appositamente confezionate le 39 casule dei concelebranti, oggi conservate nel “Tesoro della Cattedrale” assieme alla pisside utilizzata per la liturgia eucaristica. Atto focale del sacro rito fu la somministrazione del sacramento del battesimo a sette bimbi figli di forlivesi, oggi tutti trentenni: Eleonora Garavini, Marta Ghini, Paolo De Cupis, Chiara Bucherini, Marianna Ambrogetti, Maicol Dell’Amore e Virginia Zimelli.

Nell’omelia, il pontefice si sofferma esclusivamente sulla “portata salvifica della venuta, crocifissione e morte in croce di Gesù, pietra angolare della vita cristiana”. Al termine della messa risale sulla papamobile per ritornare all’ex convitto areonautico, da dove spicca il volo verso Cesena, seconda tappa in terra di Romagna. A memoria imperitura di quell'evento straordinario, rimane una lapide posta sul lato interno del campanile di San Mercuriale, inneggiante al papa più amato, “difensore degli umani diritti, apostolo di quella verità che tanto ci sublima”. 

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