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Cronaca

Si è trasferito in Perù da 20 anni per amore e passione: "A Forlì mi sento ancora a casa"

Insieme con la sua famiglia fa da guida turistica nel paese sudamericano, attraverso un sito apposito che ha creato per organizzare viaggi e dare informazioni, e insegna italiano

“Una vita più semplice mi ha regalato un maggiore equilibrio: ma la Romagna è ancora casa mia. Quando torno a Forlì mi sento a casa”. William Zanatta ha 55 anni, è nato a Forlì e vissuto a Bologna, e si è trasferito in Perù da 20 anni. Insieme con la sua famiglia  fa da guida turistica nel paese sudamericano, attraverso un sito apposito che ha creato per organizzare viaggi e dare informazioni, e insegna italiano. La sua ha molto a che fare con le storie che si sentono oggi: lui non si è trasferito perchè non trovava lavoro, ma per amore di sua moglie Dora e per la passione per i paesi del Sudamerica.

Lei è nato a Forlì e cresciuto a Bologna, che lavoro faceva in Italia?
Sì, sono nato a Forlì (al Morgagni) ed ho giocato un po' anche tra i pulcini del Forlì calcio. A 11 anni ci siamo trasferiti a Bologna. Qui ho lavorato in un consorzio commerciale e poi alle Poste centrali

Come mai ha deciso di trasferirsi in Perù?
E’ una storia lunga, che non ha niente in comune con quelle attuali: tanti giovani italiani arrivano qua, fermandosi pur non avendo i documenti in regola per essere residenti. La storia precolombiana è sempre stata una mia passione, portandomi così a conoscere tanti Paesi. Diffonderla in molti circoli e scuole del bolognese (ma anche a Forlì e a Ravenna) mi ha riempito di soddisfazioni. In più, negli ultimi anni ’80, non accettavo l’esagerato aumento di consumismo che vedevo in Italia. Il destino, nell'agosto  del 1989, volle farmi essere presente alla festa di una famiglia peruviana, conoscendo una vita più semplice e austera e amiche che poco dopo mi avrebbero presentato a Dora, con cui mi sarei sposato

In cosa consiste il suo lavoro in Perù?
Venire qua a vivere in un quartiere di 'meticci' ha rivoluzionato la mia vita. Mentre a Bologna avevo sempre lavorato come dipendente, qua aprii una cartoleria che è durata 13 anni abbondanti. Ma  il commerciante non era il lavoro giusto nè per me e neppure per mia moglie.
Era il 2005 quando un istituto dei quartieri ricchi di Lima, lontano da casa mia, mi ha invitato ad insegnare italiano pratico a infermiere peruviane, destinate a spostarsi a lavorare in Italia. Oltre che a guadagnare qualcosa in più, questo mi è servito per ripassare quel che avevo studiato e a non dimenticare l’italiano. I miei figli parlano molto bene la nostra lingua e anche un po’ del nostro dialetto. Sempre qualche volta all’anno ricevo turisti italiani che decidono di dormire a casa mia; gli faccio da guida, accompagnandoli anche a conoscere luoghi che esulano dalle rotte classiche proposte dalle agenzie turistiche. In più, ogni tanto vendo qualche foto scattata viaggiando per il Perù, che conosco sempre meglio. Altre volte mi chiamano per proiettare le mie foto e parlare dei miei viaggi in qualche scuola

Torna spesso a Forlì o Bologna?
All’inizio, quand’ero commerciante, era un po’ difficile e con la mia famiglia, composta da 4 persone, ci spostavano circa ogni 4 anni. Con i figli più grandi e indipendenti, e una migliore condizione economica, ogni due anni torno in Italia dove resto almeno 40 giorni. Certo che a Bologna, Forlì e in particolare nel quartiere di Carpinello mi sento ancora come a casa mia

Come è cambiata la sua vita quando si è trasferito?
Sono rimasto contento e soddisfatto. Ho una vita più semplice che mi ha portato a trovare un maggiore e migliore equilibrio interno,  anche se fuori di casa regnano l’indisciplina e il disordine, iniziando dai clacson delle macchine e dalla gente che sporca le strade e i marciapiedi senza far uso dei pochissimi cestini. Per non parlare poi della delinquenza. Con i figli ormai grandi ed una moglie austera come me, mi sento realizzato.

Le manca qualcosa della vita che faceva prima di trasferirsi?
E’ inevitabile, anzi,  amo l’Italia e l’Emilia–Romagna ancor più di prima. Quando sono venuto in Perù, alla fine di marzo del 1994, ho lasciato i miei due migliori amici, i nonni, gli zii, i due fratelli, il babbo e la mamma.  Mi manca, inoltre, il fatto di vivere in una società con un livello culturale superiore e così poter parlare di tante cose interessanti. Mi mancano tutte le attività culturali che a Bologna e in altre città svolgevo insieme al mio miglior amico. Mi manca una società più educata, più emancipata e meno conformista.  Con la cucina mi salvo bene perché a mia moglie piace cucinare. E in più mia mamma (di Cesena) è venuta qua tante di quelle volte, che in casa ci prepariamo anche le tagliatelle, le lasagne, la piadina romagnola e altro ancora

Come vedete l'Italia da là?
Da almeno cinque o sei anni non ho più il canale televisivo con cui prima potevo vedere almeno qualche trasmissione. Noi italiani in generale siamo un po’ troppo brontoloni e ricordo che sempre o quasi sempre parliamo male dell'Italia. Tutti quelli che sento o che vengono qua me ne parlano male. Io la continuo ad amare, restando legato alla sua cultura ed alla sua arte. Alla Romagna e a Bologna.

Organizza anche viaggi dal Perù all'Italia?
Sarebbe un piacere, ci ho pensato un po’, ma poi ho rinunciato per alcune ragioni. Nonostante oggi si parli tanto dell’economia del Perù e dell’Italia in crisi, la differenza è notevole: tanti italiani possono permettersi di continuare a viaggiare, anche se si tratta di accorciare i tempi di permanenza o di dormire in un albergo con una stella in meno. Mentre i viaggi per conoscere l’Italia potrebbero essere promossi soltanto ad una piccola fetta della società peruviana, dedicandosi soltanto alle solite città italiane più conosciute nel mondo, oppure ad un turismo religioso. In Italia dovrei poi trovare tour operator a cui appoggiarmi. Non credo che potrebbe nascere qualcosa di spontaneo, così come per chi viene qua e  lascia il suo zaino a casa mia per raggiungere qualche altro posto.  Mettermi a lavorare su questo richiederebbe una maggior professionalità, visto che il lavoro che faccio rimarrà più una passione spontanea e sincera

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