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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Economia

Caso Celli, il PCL: "Critica il sistema che lui stesso ha ingrassato"

Il recente sfogo del padrone della Celli S.p.a contro banche e sindacati rovescia di segno la radicalità che i lavoratori devono mettere in campo. La retorica dell’imprenditore locale poggia sulla critica al sistema creditizio

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Il recente sfogo del padrone della Celli S.p.a contro banche e sindacati rovescia di segno la radicalità che i lavoratori devono mettere in campo. La retorica dell’imprenditore locale poggia sulla critica al sistema creditizio “avaro nell’erogare prestiti”, e nel paternalismo provinciale che vorrebbe accreditare la logica che, “se va bene l’azienda va bene anche il lavoratore”. Posto che le banche sono imprese e in regime capitalista perseguono la via del profitto c’è da chiedersi da che mondo sbarca Celli. E’ lui che 
per anni ha fatto profitto in questo sistema e oggi vorrebbe essere lui a criticare lo stesso sistema che lo ha ingrassato? Un vecchio comico avrebbe detto: ma mi faccia il piacere!



Lo stesso Celli arriva inoltre a sostenere: “non si può continuare a ragionare ancora oggi su schemi che richiamano contrapposizioni padrone/lavoratore anacronistiche, vecchie di trent'anni o più”; evitando accuratamente di dirci che il suo atteggiamento non è certo “nuovo” ma ritorna direttamente all’800 dove le relazioni sindacali non esistevano e il rapporto tra padrone e lavoratore era appunto quello basato sul  paternalismo che permetteva al primo, fuori da vincoli contrattuali, di pagare i sottoposti quando lo riteneva opportuno e per quanto gli appariva legittimo. Come si fa a chiedere ai lavoratori di sacrificarsi (straordinari e sudditanza all’azienda) e raccontare bellamente ai quattro venti che la sua impresa è tuttavia costretta a ritardare l’erogazione degli stipendi? Non c'è che dire, una bella faccia tosta!



Ma non è finita qui, rispetto alle “rigidità sindacali” (leggi diritti), padron Celli ha dichiarato apertamente: “a questo punto non escludo ipotesi di delocalizzazione". Insomma i padroni ci stanno dichiarando guerra non solo dal fronte della grande impresa, ma anche in maniera persino meno velata dalla  media piccola-impresa. Il metodo Marchionne ha fatto scuola anche in provincia. Che fare? Rispondere con una radicalità uguale e contraria. E’ ora di dire ai Celli e alla sua stirpe che se ne vadano, ma senza 
indennizzo e senza mezzi mezzi di produzione! Senza dignità e senza la possibilità di vendere più nulla in questo paese! Rilanciamo con forza la campagna per la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende che inquinano, licenziano o minacciano delocalizzazioni! I padroni, sia che essi siano a dirigere una banca o a condurre un’azienda, sono i veri extra-comunitari della nostra società, perché sono appunto al di fuori della comunità di quanti, nativi o immigrati, sono costretti a vendere la propria forza lavoro per “sbarcare il lunario”. Cacciamoli via!
 
Partito Comunista dei Lavoratori (PCL)
sezione "D: Maltoni" Forlì-Cesena
 

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