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Made in Italy, via il segreto sull'aziende che usano ingredienti stranieri

Lo ha annunciato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha accolto la richiesta presentata da Coldiretti di togliere il “segreto di Stato” sui dati inerenti agli scambi per sostenere la ripresa economica

Saranno finalmente resi pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per la produzione alimentare, dopo le ripetute proteste degli agricoltori italiani al Brennero e le molteplici iniziative di mobilitazione messe in campo da Coldiretti al fine di contrastare le aggressioni al Made in Italy conseguenti alla lavorazione nel nostro Paese di prodotti alimentari oggetto di importazione o di scambio intracomunitario e la successiva messa in commercio come prodotti autenticamente italiani.

Lo ha annunciato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha accolto la richiesta presentata da Coldiretti di togliere il “segreto di Stato” sui dati inerenti agli scambi per sostenere la ripresa economica in una situazione in cui contiene materie prime straniere il 33 per cento della produzione agroalimentare nazionale venduta in Italia ed esportata con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori ed a danno delle aziende agricole italiane.

Per il presidente di Coldiretti Forlì-Cesena, Filippo Tramonti “la complessa normativa doganale in vigore, che impedisce l’accessibilità ai dati, ha provocato sinora una evidente mancanza di trasparenza favorendo anche il verificarsi di inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy, tra i quali molte eccellenze dell'agroalimentare emiliano-romagnolo. Il tutto aggravato – prosegue Tramonti – dall’uso di marchi, segni distintivi e pubblicità che in qualche modo si appropriano dell’identità italiana dei prodotti agro alimentari, senza che questi non abbiano mai visto, in tanti casi, null’altro che lo stabilimento di confezionamento italiano. Una distorsione, favorita anche da una normativa comunitaria e nazionale non chiara e che si presta ad interpretazioni tali da costituire nei fatti una concorrenza sleale per le imprese agricole e agroalimentari della filiera italiana. Ben venga quindi ogni strumento utile a fare trasparenza e consentire scelte consapevoli per i consumatori”.

Il pressing messo in atto da Coldiretti sembra, però, aver finalmente sensibilizzato il Ministero: “Il Ministro della salute ha disposto l’immediata costituzione di un comitato composto da esperti della materia, incaricato di definire, in tempi brevi, le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla provenienza dei prodotti agro-alimentari ai soggetti che dimostrino un legittimo interesse all’utilizzo di tali dati – spiega Tramonti – evidentemente anche il Ministero si è reso conto della gravità di queste vere e proprie frodi alimentari”.

Frodi che negli ultimi cinque anni sono più che triplicate, con un incremento record del 248 per cento del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterati, contraffatti o falsificati. Nel mirino dei truffatori e dei falsificatori ci sono prodotti dell’Emilia Romagna sia a denominazione di origine come il Parmigiano Reggiano, il prosciutto di Parma e di Modena, sia prodotti meno blasonati, come il pomodoro, il latte a lunga conservazione e le patate, oggetto queste ultime di una recente denuncia per prodotto d’importazione spacciato per italiano sul mercato nazionale.

Per Coldiretti, dunque, assume un’importanza vitale la decisione annunciata dal ministro della Salute: “La decisione del ministro – afferma Tramonti – è anche il risultato della grande battaglia di Natale che Coldiretti ha svolto con manifestazioni al Brennero e a Reggio Emilia proprio per denunciare il flusso di prodotti alimentari, che arrivano dall’estero, anonimi fino all’ingresso nel nostro Paese e che spesso rischiano di diventano italiani con troppa facilità”.

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