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Crisi, Confartigianato chiede più attenzione alle Pmi

La riduzione strutturale della spesa corrente, la diminuzione del rapporto debito/pil e il ripensamento del ruolo dello Stato in economia sono alcuni dei punti salienti individuati da Confartigianato

La riduzione strutturale della spesa corrente, la diminuzione del rapporto debito/pil e il ripensamento del ruolo dello Stato in economia sono alcuni dei punti salienti individuati da Confartigianato per far ripartire la piccola impresa italiana. La proposta dell’associazione individua alcuni punti chiave, in primis che il risanamento non faccia leva esclusivamente su aumenti di tassazione e riduzioni di spese, ma che sia definito con tempestività un piano di dismissione e valorizzazione di asset pubblici tale che, alla fine del 2015, sia garantita una riduzione del rapporto debito/pil di 9 punti percentuali rispetto al 2012.

Senza dimenticare la necessità di andare oltre i risparmi di spesa, certamente opportuni e necessari, ridefinendo in modo organico e non episodico lo stesso ruolo del settore pubblico nella produzione di tanti servizi che, sia a livello nazionale sia locale, potrebbero essere erogati in modi più efficienti dal mercato.

Spiega il vicesegretario di Confartigianato di Forlì, Marco Valenti “la sfida da affrontare è la ridefinizione del perimetro di azione dello Stato e della Pubblica amministrazione nell’economia e nel sistema del welfare.” Continua Valenti “il rafforzamento della lotta all’evasione fiscale è cruciale: il rapporto tra Stato e contribuente va ridefinito, chi agisce nel rispetto della legge deve sentirsi tutelato dalla certezza delle norme e dalle verifiche accurate, non basate sulla presunzione di colpevolezza del contribuente. Vanno altresì abbandonate definitivamente tutte le ipotesi di ulteriori incrementi di pressione fiscale, per non compromettere, con misure recessive, il rilancio del nostro sistema produttivo.”

Per ridare slancio alla produttività è indispensabile creare un ambiente favorevole all’impresa e puntare sulla concorrenza, rimuovendo i fattori che la ostacolano. Tra questi l’eccesso di regolazione, inefficiente, dello Stato in economia, la burocrazia soffocante e la lentezza della macchina giudiziaria. Conclude il vicesegretario “si deve puntare a combattere la cattiva burocrazia e a semplificare i rapporti tra imprese e PA, partendo dalla revisione delle regole - complesse, contraddittorie e incerte – uniformandole agli standard europei e intervenendo sui comportamenti di chi è chiamato ad attuarle, per eliminare gli ostacoli agli investimenti privati e all’attrazione di investitori e capitali esteri.”
 

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