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Crisi economica, le riflessioni di Enzo Santolini (Cgil)

Il nostro Paese sta vivendo una fase difficilissima; i cittadini sono stati chiamati con profondi tratti di iniquità a grandi sacrifici, creando un impoverimento della società e l’esplosione di un bisogno sociale

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Il nostro Paese sta vivendo una fase difficilissima; i cittadini sono stati chiamati con profondi tratti di iniquità a grandi sacrifici, creando un impoverimento della società e l’esplosione di un bisogno sociale che viceversa fa i conti con tagli devastanti che il precedente Governo ha imposto  alle Autonomie Locali: Regione, Provincie, Comuni.

Nei prossimi giorni inizieremo a discutere nell’ambito dei bilancio di previsione dei Comuni di come far fronte al funzionamento del sistema dei servizi territoriale e, in questo ambito, quelli Socio Sanitario sono un “pezzo” importante e determinante; i milioni di euro mancanti sono tanti e sempre più spesso ci sentiamo dire dai Sindaci, compreso quello di Cesena, che l’unica strada è l’aumento dell’addizionale IRPEF portandola al massimo possibile.

Non è il caso (direi l’imperativo) di fare quei percorsi di razionalizzazione che potrebbero rispondere da un lato alla qualificazioni dell’intervento nel territorio e dall’altro ad un risparmio economico da investire in nuovi e migliori servizi?
Ci sembra che quando si parla di contenere le spese, razionalizzare, diminuire i costi della politica, alleggerire la burocrazia, rendere efficaci i servizi, ognuno pensi che riguardi il  vicino di casa e mai se stesso.

Le Aziende Sanitarie di Forlì e di Cesena hanno da tempo avviato un percorso di forte integrazione, da un anno oltre 20 gruppi di lavoro sia amministrativi, che tecnici che sanitari stanno lavorando affinando organizzazioni e procedure; l’intercambio professionale e specialistico è sempre più un’evidenza, le peculiarità dell’eccellenze delle singole aziende non evidenziano duplicazioni; ci piacerebbe capire in quale prospettiva tutto ciò è posto; oppure dovremo rassegnarci e trovarci di fronte ad una realtà che vede ancora una volta la gestione precedere la scelta politica; sarebbe discutibile realizzare un solo corpo immaginandolo con due teste.

La CGIL di Forlì pensa che la prospettiva programmatoria, gestionale, organizzativa sia l’Area Vasta e ritiene che il superamento dell’anomalia regionale attraverso la creazione di una unica Azienda Forlì – Cesena ne sia una accelerazione del processo, ma anche una ridefinizione degli equilibri e dei pesi territoriali nell’ambito di quella discussione.

Pensiamo infine che la Regione dovrebbe dimostrare più determinazione nell’affrontare e perseguire l’evoluzione del sistema socio-sanitario; già a suo tempo rivendicammo tale atteggiamento nella realizzazione delle ASP contro un assurdo campanilismo territoriale nel forlivese che ha prodotto i danni che oggi vediamo; qui siamo sullo stesso piano, dove a prevalere sono logiche che non c’ entrano con i problemi delle persone; quando si dice che il tema non è (e non sarà) all’ordine del giorno, non si fa una scelta di merito.

Quindi pensiamo che Forlì e Cesena abbiano due ottime Aziende e due ottimi sistemi sanitari, pensiamo che Forlì e Cesena debbano essere protagoniste nella definizione della sanità nell’Area Vasta Romagna dimostrando che percorsi di unificazione sono possibili e rispondono ai bisogni dei cittadini; è per questo che la CGIL di Forlì nell’ambito delle osservazioni prodotte come contributo alla elaborazione del PAL territoriale, ha formalmente sostenuto che i tempi per la realizzazione di una Azienda Sanitaria Unica Forlì – Cesena siano ampiamente maturi, nella prerogativa del mantenimento di quell’eccellenza che oggi caratterizza la qualità della Sanità dell’intera provincia.

Però siamo anche ottimisti e crediamo che le persone capiranno che è finito il tempo della vecchia politica dove “il non cambiare” era salvaguardare solo se stessi; oggi il cambiamento deve essere  innovazione e qualità.
L’unico rammarico sarà che ancora una volta politica ed istituzioni arrivano dopo.
 

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