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Solo il settore “alloggio e ristorazione” non sente la crisi

E' quanto emerge dall'elaborazione, riferita al primo trimestre 2012, dei dati di fonte Movimprese, la banca dati di Infocamere, che fornisce numeri e statistiche relative alle movimentazioni delle aziende

Difficoltà nella struttura imprenditoriale provinciale evidenti anche a livello statistico: i dati, infatti, relativi alla numerosità e alle dinamiche delle imprese della provincia di Forlì-Cesena nei primi tre mesi del 2012 evidenziano complessivamente 867 iscrizioni a fronte di 1.195 cessazioni, (al netto delle cancellazioni d’ufficio) con un saldo negativo pari a -328 unità. Questo è quanto emerge dall’elaborazione, riferita al primo trimestre 2012, dei dati di fonte Movimprese, la banca dati di Infocamere, che fornisce numeri e statistiche relative alle movimentazioni delle aziende a cadenza trimestrale.

Questo dato segnala chiaramente l’impatto della perdurante crisi economica sul sistema imprenditoriale provinciale. Confrontando la movimentazione anagrafica del primo trimestre degli ultimi cinque anni (2008-2012), il saldo del primo trimestre 2012 risulta fra i peggiori, superato di pochissimo solo da quello del primo trimestre del 2009 (-330), quello, cioè, rilevato durante la prima fase di recrudescenza della crisi. Rispetto al primo trimestre 2011 si è registrato un netto peggioramento del saldo, che è sceso da –47 a –328 unità, peggioramento causato da un forte aumento delle cessazioni, che sono salite dalle 909 del primo trimestre 2011 alle 1.195 del primo trimestre 2012. Come previsto e temuto dagli operatori economici, dunque, molte imprese non hanno retto al peso delle difficoltà e hanno scelto di uscire dal mercato.

A temperare parzialmente questo dato negativo, però, si registra la tenuta delle nuove aperture, che sono anzi leggermente aumentate rispetto al primo trimestre 2011: da 862 a 867. Se si eccettua il valore del primo trimestre 2008 (928), il numero di nuove iscrizioni nel primo trimestre 2012 risulta il più alto fra quelli del periodo considerato; un segnale forse che, nonostante le forti difficoltà, non è cessata la voglia di fare impresa. Parallelamente, però, il dato delle cessazioni testimonia della criticità del momento presente: il valore del primo trimestre 2012 (1.195) è il più alto fra quelli del periodo considerato.

I tassi di crescita relativi al trimestre, calcolati sulle imprese registrate al netto delle cancellazioni d’ufficio, comprendendo l’agricoltura, sono negativi per tutti i livelli territoriali: -0,73% in provincia e in regione e -0,43% in Italia. Le imprese registrate al 31/3/2012 sono risultate complessivamente 44.447, delle quali 40.116 attive. Le imprese attive hanno fatto rilevare una moderata diminuzione rispetto ad analogo periodo 2011, pari a -0,7% in provincia, -0,6% in regione  e -0,4% in Italia.

Fra i settori più significativi quanto a numerosità delle imprese attive, si registra la marcata flessione delle costruzioni (-1,8%), che rappresentano il 20,6% del totale delle imprese attive al netto dell’agricoltura. Continua inoltre la difficoltà del manifatturiero, che registra una perdita del -1,5%; la sua incidenza è del 12,2%. Più moderata invece la flessione del commercio (-0,4%) che costituisce il 26,9% delle imprese attive al netto dell’agricoltura. Permangono le forti difficoltà del settore “trasporti e magazzinaggio” (-2,5%), che costituisce il 5% del totale. In controtendenza invece i settori “alloggio e ristorazione” (incidenza dell’8,3% sul totale), con una crescita dell’1,4%, e le attività immobiliari (incidenza del 7,9%), con un più modesto aumento dello 0,5%.

Prosegue infine il calo delle imprese agricole con un tasso del -3,2% rispetto al primo trimestre 2011; la flessione provinciale è maggiore sia di quella regionale (-2,4%) che nazionale (-2,8%). Riguardo alla forma giuridica, esclusa l’agricoltura, si nota la prosecuzione dell’aumento delle società di capitale (+2,2%) che rappresentano il 17,9% delle imprese non agricole; l’incidenza provinciale resta comunque inferiore a quella dell’Emilia-Romagna (21,7%) e dell’Italia (21,4%). Sono diminuite dello 0,5% le ditte individuali, che rappresentano il 54,8% delle imprese non agricole della provincia, a fronte di un valore pari al 54,1% per l’Emilia-Romagna e al 57,1% per l’Italia.

Le società di persone, pari al 24,7% del totale, sono diminuite dello 0,7%. Esaminando infine il comparto artigiano, si rileva che il numero totale delle imprese artigiane della provincia, al 31/3/2012, è pari a 13.495, di cui 13.480 attive. Le nuove iscrizioni nel trimestre sono state 333 e le cessazioni 516, con un saldo negativo di -183 unità.

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