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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Metalmeccanico, gli artigli della crisi: niente luce in fondo al tunnel

Sulla base dei dati aggiornati ad oggi e frutto di elaborazione della FIOM CGIL di Forlì, relativi alla dimensione della crisi nel settore metalmeccanico, si evidenzia come siamo forse oggi nel momento peggiore della crisi

Sulla base dei dati aggiornati ad oggi e frutto di elaborazione della FIOM CGIL di Forlì, relativi alla dimensione della crisi nel settore metalmeccanico nel nostro territorio, si evidenzia come siamo forse oggi nel momento peggiore della crisi del settore e non si vedono nemmeno, almeno dai dati in possesso del sindacato, i segni di una possibile ripresa o uscita dalla crisi.

UNO SU DUE IN UN'AZIENDA IN CRISI - Nelle imprese che applicano un contratto dell’industria, su circa 6.500 occupati, oltre 3300 sono i lavoratori che si trovano in un'azienda in crisi, in 51 imprese diverse, superando quindi la soglia del 50%; per cui oggi più di un lavoratore metalmeccanico di Forlì su due lavora in un'azienda in crisi (coinvolta cioè nell'utilizzo di un ammortizzatore sociale: CIGO - cassa integrazione ordinaria -, CIGS - cassa integrazione straordinaria-, CdS - contratto di solidarietà). A fine maggio 2012 eravamo intorno ad una percentuale del 40%.

ADDIO A 25 AZIENDE - A questi numeri si aggiungono, sempre in riferimento al settore industriale, la chiusura nel periodo 2009-2012 di 25 aziende (tra trasferimenti, chiusure o fallimenti) per una complessiva perdita di 600 posti di lavoro, ai quali vanno aggiunti i circa 250 lavoratori che hanno aderito a percorsi di uscita volontaria dalle imprese e i licenziamenti individuali (che stimiamo tra i 400 e i 500 e collocati prevalentemente nelle piccole e piccolissime aziende).

ARTIGIANI - La situazione nell'artigiano metalmeccanico è forse addirittura più grave: oggi sono 120 le aziende  che hanno fatto richiesta di accesso agli ammortizzatori sociali previsti in quel settore (fondo Eber e successivamente ammortizzatori sociali in deroga) e in queste aziende sono occupati 750-800 lavoratori. I dati in questo settore segnano la crescita esponenziale del ricorso agli ammortizzatori: 43 aziende coinvolte a fine gennaio, 88 a fine maggio, 120 a fine settembre.

"DISCUSSIONI SURREALI" - "E in tutto questo assistiamo - si legge in una nota della FIOM-CGIL - ad una discussione surreale su produttività ed aumento dell’orario di lavoro. Per la FIOM e per la CGIL dalla crisi si può uscire solo attraverso un vero e proprio new deal, un piano straordinario di investimenti pubblici e privati per creare lavoro e combattere la desertificazione industriale (rischio concreto anche per il nostro territorio). E bisogna praticare nelle aziende, attraverso la contrattazione, la redistribuzione del lavoro, applicando un principio semplicissimo che è quello del “lavorare meno, lavorare tutti”.

"PIU' PARTECIPAZIONE, PIU' DEMOCRAZIA" - "Dalla crisi si esce solo investendo su più diritti, più partecipazione, più democrazia. Non si può uscire dalla crisi economica se non si risolve insieme anche il problema della riduzione della democrazia nella società e nei posti di lavoro.  Per questo domani i delegati della FIOM di Forlì saranno a Modena all’assemblea nazionale della FIOM per difendere il diritto di tutti i metalmeccanici ad avere un contratto vero, senza deroghe e che sia approvato dai lavoratori interessati. Per questo la CGIL ha indetto a Roma il 20 ottobre una manifestazione nazionale per unire le tante mobilitazioni, le tante lotte, le tante vertenze a difesa dei posti di lavoro e del patrimonio industriale del paese, perché nessuno sia lasciato da solo e perché dalla crisi si può uscire solo tutti insieme".
 

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