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Danni all'agricoltura dalla fauna selvatica, Coldiretti: "Serve una rivoluzione"

Questo il parere delle Coldiretti di Forlì-Cesena e Rimini che congiuntamente denunciano "il superamento di ogni limite di sopportazione da parte delle imprese agricole e zootecniche"

"Serve una rivoluzione per porre un freno al problema dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche e nel contempo rimettere ordine al groviglio di norme,  regolamenti, piani, direttive, circolari e pareri  che dovrebbero governare l’intero sistema su cui poggia la gestione faunistico venatoria dei nostri territori e che invece falliscono puntualmente gli obiettivi". Questo il parere delle Coldiretti di Forlì-Cesena e Rimini che congiuntamente denunciano "il superamento di ogni limite di sopportazione da parte delle imprese agricole e zootecniche che, ormai prive di qualsiasi tutela, rivendicando ad alta voce il ripristino di condizioni vivibili nel rapporto tra le loro attività e la fauna selvatica, qualsiasi sia, che scorrazza indisturbata e a loro spese sui campi coltivati".

“La pianificazione regionale e provinciale di questi ultimi anni in materia faunistico/venatoria ha fallito – denuncia Filippo Tramonti presidente Coldiretti Forlì-Cesena che aggiunge – la densità raggiunta da numerose specie anche di quelle cacciabili è fuori controllo”. “L’attività venatoria  che rappresenta di fatto l’unico strumento efficace per il controllo numerico delle specie  cacciabili in particolare degli ungulati – prosegue Tramonti – è spesso condizionata da interessi e speculazioni che fanno male alla caccia stessa oltre che all’agricoltura”. “Dove non prevale la fauna selvatica – aggiunge Giuseppe Salvioli presidente Coldiretti Rimini – vincono una pianificazione esasperata ed una burocrazia che rendono vana qualsiasi speranza che la situazione possa essere in qualche modo recuperata”.   

“E poi ci sono le specie protette – continua Filippo Tramonti – che in quanto tali hanno nei nostri territori un habitat così favorevole da essere cresciute numericamente in maniera esponenziale”. Questi erano peraltro gli obiettivi della Legge quadro 157/1992 in materia di protezione della fauna e questa è la situazione drammatica con cui ci dobbiamo confrontare vent’anni dopo la sua emanazione”. “Fra le specie protette – aggiunge il presidente Coldiretti Forlì-Cesena – da  parecchi anni è ricomparso il lupo che fa strage di ovini e bovini anche in pieno giorno, costringendo gli allevatori ad una vigilanza continua e dispendiosa a fronte di strumenti di prevenzione praticamente inesistenti, con una legge regionale che prevede risarcimenti assolutamente inadeguati”. “Il problema è trasversale a tutto l’Appennino – aggiunge Salvioli – e interessa quindi anche l’alta Valmarecchia dove gli allevatori sono esasperati non solo dagli attacchi ai loro animali, ma anche dal pensiero corrente secondo cui la presenza del lupo non si mette in alcun modo in discussione e che gli allevatori si arrangino”.

Per fronteggiare la situazione e tutelare le imprese agricole le Coldiretti di Forlì-Cesena e Rimini hanno illustrato sabato un loro documento in cui, oltre a denunciare gli infiniti problemi che gravano sulla gestione faunistico/venatoria dei nostri territori (ma è un male ormai nazionale), presentano una serie di richieste in 13 punti rivolte in particolare alla politica regionale e provinciale, ma anche agli ATC che non sono del tutto esenti da responsabilità.  In questo senso le Coldiretti di Forlì-Cesena e di Rimini affermano con determinazione che attiveranno tutte le possibili azioni, anche legali, per tutelare in qualsiasi sede e in qualsiasi forma sarà necessario gli interessi delle imprese rappresentate.

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