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Economia in ripresa, ma Forlì-Cesena non sorride

Nel 2010 l'economia regionale è ripartita. È il dato che emerge dallo studio realizzato dal centro studi Sintesi, su dati Prometeia, per Confartigianato

Nel 2010 l’economia regionale è ripartita. È il dato che emerge dallo studio realizzato dal centro studi Sintesi, su dati Prometeia, per Confartigianato. Il Pil regionale si è attestato sui 135.765 milioni di euro, con un miglioramento rispetto all’anno precedente dell’1,4%. La crisi economica sembra dunque aver allentato la sua morsa e per l’Emilia Romagna, dopo un paio di anni all’insegna della flessione (-1% nel 2008; -5% nel 2009), sembra finalmente tornato il sereno. Meno rosea la situazione a Forlì-Cesena.

Nonostante un netto ridimensionamento delle previsioni di crescita, la regione (+1,2%) appare nel triennio 2010-2014 la quinta forza del Paese per crescita della ricchezza prodotta, preceduta solo da Lombardia (+1,6%), Friuli Venezia Giulia (+1,4%), Trentino Alto Adige e Veneto (+1,3%). I consumi interni delle famiglie, a quota 81.506 milioni di euro, rappresentano circa il 39% dei consumi totali del Nord Est e l’8,7% dei consumi nazionali. L’andamento pluriennale mostra nel 2010 un miglioramento dell’1,5% rispetto al 2009, dopo il periodo di rallentamento registrato negli anni precedenti (-1,2% nel 2009 e -1% l’anno prima), la crisi, almeno da queste indicazioni, sembra finalmente alle spalle. Una dinamica decisamente più positiva quella degli investimenti, aumentati del 3,5% nel 2010, dopo le flessioni del 12% e del 4,2% nei due anni precedenti. Le previsioni per i prossimi tre anni si presentano favorevoli, con aumenti, seppure modesti per tutto il periodo, sia per quanto riguarda i consumi sia gli investimenti.



Meno rosea la situazione nella nostra provincia. 


Forlì-Cesena incide sul valore aggiunto globale della regione per un valore pari all’8,8%. In termini procapite l’evoluzione rispetto al 2009 risulta negativa per la provincia (-2,3%), che diventa quindi una delle poche ancora in fase recessiva. Identico discorso si ripete per il valore aggiunto per occupato, in questo caso la distanza dalla dinamica regionale è ancora più ampia (-4,7% per Forlì- Cesena contro il +2,6% regionale). Per il futuro la situazione dovrebbe gradualmente migliorare, ma solo dal 2013 il segno di variazione tornerà ad essere positivo. Meno di un punto percentuale di crescita nel prossimo triennio per quanto riguarda il valore aggiunto per occupato e, in ogni caso, i ritmi di sviluppo sono nettamente inferiori a quelli dell’Emilia Romagna nel suo complesso.



Considerando separatamente i singoli settori produttivi, nel 2010, la nostra provincia ha registrato una consistente perdita per quanto riguarda le costruzioni (-9%) e nell’agricoltura la flessione è stata ancora più consistente (-14,8%). Si tratta di valori decisamente peggiori di quelli medi regionali soprattutto nel settore primario (+1,1%). Andamenti positivi, seppur modesti, si registrano invece nei servizi (+0,2%) e nell’industria (+0,2%), ma anche in questo caso il ritmo di crescita è modesto, se confrontato con il resto della regione Emilia Romagna (rispettivamente cresciuti del 1,1% e del 4,7%). 
Il trend per il prossimo triennio dovrebbe essere in linea con quanto previsto a livello di intera regione: per i servizi anche se la ripresa sarà lenta le proiezioni dovrebbero essere positive, mentre stentano a ripartire i settori dell’agricoltura, dell’industria e soprattutto delle costruzioni.

Il reddito disponibile delle famiglie di Forlì-Cesena ammonta nel 2010 a 8.385 milioni di Euro, che in termini pro capite si traduce in poco più di 21.485 Euro per abitante, in linea con quanto emerge a livello regionale. Per quanto riguarda i consumi, invece, nella provincia il livello procapite risulta nettamente superiore al valore medio regionale (+17,9%), con una valore che nel 2010 raggiunge i 22.054 Euro.

Come nel resto della regione si registra nel 2010 una crescita delle due variabili con i consumi finali che crescono in maniera più pronunciata rispetto al reddito disponibile. Dal 2011 poi si dovrebbero trovare conferme a questo nuovo trend di crescita con segnali di ripresa soprattutto sul fronte del reddito disponibile (+2,1% nel 2011; +2,0% nel 2012; +3,2% nel 2013).



L’attività con l’estero incide in maniera marginale sui volumi prodotti dalla regione (rispettivamente 5,8% import; 6% export) e a conferma della scarsa vocazione dell’area in questo ambito, anche in termini relativi rispetto al valore aggiunto prodotto si rilevano valori al di sotto della media provinciale (rispettivamente -7,3% import; -11,2% export). Resta comunque la positiva valutazione degli aspetti dinamici che vedono l’export aumentare del 9,5% in questo anno e l’import del 15,1%. Lo sguardo al mercato del lavoro indica un lieve peggioramento su quasi tutte le variabili, con la disoccupazione che passa dal 5,9% del 2009 al 6,2% del 2010. Per effetto di questa evoluzione negativa - ma di intensità limitata - si è ridotto il gap rispetto alla media regionale (circa mezzo punto percentuale, era superiore a un punto). Il trend per i prossimi tre anni evidenzia ancora una crescita progressiva del tasso di disoccupazione almeno fino al 2012 con un assestamento intorno al 6,5% alla fine del triennio.



La perdita di posti di lavoro ha determinato un leggero abbassamento del tasso di occupazione che, nel 2010, risulta pari al 45,1%. Più marcato, si stima, il ribasso per gli anni successivi (44% per il 2013), nonostante tutto però la nostra provincia dovrebbe mantenersi al di sopra dei livelli medi della regione.

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