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Fiera di Forlì, il tempo stringe. Lettera da Forlì a Parma. Gli emiliani: "La nostra proposta resta quella di marzo"

Dietro a Forlì, intanto, scalpita Verona, che con la sua Fieragricola vedrà la partecipazione di Unaitalia, l’associazione che rappresenta il 90% della filiera avicunicola con imprese del calibro di Aia, Amadori, Fileni

“Il presidente della Fiera di Parma Auricchio ha appena ricevuto una lettera della Fiera di Forlì che ci chiede se intendiamo procedere con il contratto di acquisizione del ramo d’azienda. Auricchio si accinge a rispondere, è questione di ore”:  è quanto ha detto l’amministratore delegato di Fiere di Parma Antonio Cellie, a margine della presentazione di Cibus Tec. Lo stesso Cellie era presente a Forlì lo scorso 29 marzo, quando in una conferenza stampa congiunta venne ufficializzato il “matrimonio” tra Forlì e Parma, in verità solo una “promessa di matrimonio” dato che all'epoca era poco più di una dichiarazione di intenti comune che non chiariva alcuni punti, tra cui il destino dei dipendenti di Fiera di Forlì Spa. Per Parma il pezzo che fa gola è la fiera biennale Fieravicola, esposizione business del mondo dell'avicoltura, un pezzo storico del forte settore agro-alimentare romagnolo. Fieravicola potrebbe essere rilanciata e abbinata proprio al Cibus Tech, pur restando a Forlì, ma la fiera forlivese negli ultimi anni è stata in forte affanno e sotto la concorrenza di Verona, l'altro polo italiano del comparto avicolo.

Secondo indiscrezioni raccolte dal giornalista finanziario specializzato Emanuele Scarci e rese note sul suo blog, a marzo Parma aveva vinto la concorrenza di Rimini impegnandosi nel rilevare, come affitto di ramo d'azienda, Fieravicola con la promessa di mantenerla a Forlì “sostenendo spese per 700-800 mila euro l’anno tra quartiere e prodotto. Più l’affitto per 5 anni”, mentre “Rimini aveva messo sul tavolo 600 mila euro per prendersi tutto il pacchetto Fiera”. “Subito dopo però ci fu il tentativo di un presunto polo romagnolo (fiera di Rimini e Fiera di Cesena con il Comune di Forlì) di bruciare sul traguardo Parma con un’offerta più rotonda ai soci della Fiera di Forlì (Comune, CdC, Fondazione Carisp, Intesa San Paolo, Provincia)”, ricostruisce Scarci nel suo blog 'Aziende in campo'.

Il contratto avrebbe dovuto diventare efficace e dallo scorso primo luglio. Dalla firma della dichiarazioni d'intenti e la data dell'avvio della collaborazione con Parma è cambiato il colore dell'amministrazione comunale di Forlì e sulla vicenda fiera è stata aperta un'indagine della Guardia di Finanza. Il Comune, parallelamente all'alleanza gestionale con Parma, ha acquisito la proprietà dei padiglioni di via Punta di Ferro, per costituirne un nucleo di protezione civile, nonostante tali padiglioni non siano anti-sismici. L'importo di 1,7 milioni pagato dal Comune, socio della Fiera di Forlì, è stato destinato interamente alla chiusura di un mutuo che la Fiera aveva con un altro suo socio, l'ex Cassa dei Risparmi di Forlì (ora Intesa-San Paolo). Un giro di denaro su cui la Procura vuole vederci chiaro.

Il nuovo sindaco di centro-destra Gian Luca Zattini ha spiegato di voler cercare una soluzione definitiva per la Fiera, e di ritenere entrambe le opzioni iniziali sul tavolo (Parma e Rimini-Cesena) non sufficienti per risolvere i problemi economici ma solo di posticiparli di alcuni anni. Ha anche annunciato in Consiglio comunale che la Fiera di Forlì Spa chiuderà alla fine dell'anno con circa un milione di euro di passivo e che se non verrà trovata una proposta accettabile per il rilancio si andrà verso la dichiarazione di fallimento, dato che il Comune non ripianerà la perdite. La proposta di Rimini consisterebbe nel trasferimento nella città della riviera di Fieravicola, come fatto con successo alcuni anni fa dal Macfrut di Cesena, che ha visto da allora numeri in crescita, ma non senza furibonde polemiche all'epoca del trasloco. Anzi a rilanciarla, apparentemente fuori tempo massimo favorendo così la ricucitura tra Forlì e Rimini è stato è stato in piena estate Renzo Piraccini, il traghettatore di Macfrut a Rimini.

Per il giornalista Emaniele Scarci “oggi, sembra di capire che il negoziato con il polo romagnolo sia fallito. E Fiera Forlì voglia recuperare l’offerta della fiera emiliana”. Così almeno viene letto il sollecito fatto da Forlì a Parma per avere una proposta formale sul tavolo. Proposta che, sempre secondo le indiscrezioni, non sarebbemigliorativa rispetto a quella di marzo. Avrebbe replicato l'ad Cellie: “FierAvicola rimarrà a Forlì, come abbiamo sempre detto. E il contratto rimane lo stesso. Dove peraltro si stabilisce che i debiti pregressi sono a carico delle bad company e che i proprietari della fiera devono ristrutturare il quartiere fieristico”. Diversa la ricostruzione del Comune di Forlì, dove, non più di pochi giorni fa, è stato assicurato che la discussione procede con entrambi i poli fieristici, senza alcuna preferenza accordata a Parma rispetto a Rimini. Il sollecito di una proposta formale sarebbe solo per avere un dossier completo nel momento della decisione. La scadenza per fare una scelta sarà il 31 ottobre, quando si riunirà l'assemblea dei soci.

Dietro a Forlì, intanto, scalpita Verona, che con la sua Fieragricola vedrà la partecipazione di Unaitalia, l’associazione che rappresenta il 90% della filiera avicunicola con imprese del calibro di Aia, Amadori, Fileni. Il valore delle filiera avicola è stimato in 8 miliardi. In verità il confronto è tutto di sistemi territoriali, Forlì-Cesena e Verona sono i due poli economici dell'avicoltura italiana, con due colossi capofila nei rispettivi territori, Amadori da una parte e Aia dall'altra.

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