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Sulla frontiera dell'intelligenza artificiale, Bossi (Vem): "Potenziale senza limiti, ma valutare le ricadute sociali"

In crescita anno su anno del 70%, nel 2018 in Italia il mercato dell’intelligenza artificiale (AI) ha raggiunto il valore di 135 milioni di euro e conferma un andamento positivo

In crescita anno su anno del 70%, nel 2018 in Italia il mercato dell’intelligenza artificiale (AI) ha raggiunto il valore di 135 milioni di euro e conferma un andamento positivo, anche rispetto all’anno precedente che ha visto l’AI cresciuta del 60%. Soprattutto si può parlare oggi di un ampio utilizzo delle soluzioni AI, almeno nel mondo delle imprese, nei diversi contesti aziendali. È questa la fotografia del contesto italiano offerta dal Rapporto Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict. Secondo McKinsey Global Institute, l’innovazione, e in particolare l’intelligenza artificiale, sono destinate ad aggiungere al Pil italiano il 13% del suo valore, 228 miliardi di euro, nell’arco del prossimo decennio. In Europa l’incremento arriverebbe invece a 2.700 miliardi da qui al 2030, con un impatto del 19%.

Ragiona su questi dati  Stefano Bossi, Amministratore Delegato di VEM sistemi, azienda forlivese specializzata in questa nuova frontiera tecnologica: “Questa diffusione dell’intelligenza artificiale offre spunti di riflessione sul piano etico e sugli scenari possibili nello sviluppo del rapporto tra uomo e AI, in virtù di una visione più ampia che non si limiti solamente all’aspetto puramente tecnico. Il potenziale dell’intelligenza artificiali infatti, sembra non avere limiti, ragione per cui è necessario tener in considerazione anche le ricadute sul piano sociale ed umanistico”.

Ed ancora: “L’Artificial Intelligence non è una sola tecnologia ma parte di un ecosistema dove la tecnologia amplia le capacità umane, migliorando alcuni paradigmi per la competitività dando il via a un ambito digitale innovativo per un nuovo rinascimento, quello digitale. Una nuova era, che al substrato IT somma nuova tecnologie complementari, come IoT e sensoristica, Logica ERP, open Internet platform, content and data analisys. Un fenomeno che rappresenta un’opportunità, capace di imprimere accelerazione ai processi delle imprese e di aumentare le capacità umane, come la creatività, ma solo se saremo in grado di comprenderne e gestirne il livello di complessità. In questo contesto serve attenzione al capitale umano e rispetto dell’altro; anche l’automazione impatta sull’etica e la privacy e riteniamo giusto sensibilizzarci anche in questo ambito. L’intelligenza umana non è in pericolo di essere soppiantata da quella artificiale semmai è l’intelligenza artificiale ad essere in pericolo di essere utilizzata in maniera scorretta da quella umana con conseguenze negative. È necessario avere consapevolezza dei rischi connessi a questa sfida perché se utilizzata in modo inadeguato, la tecnologia può avere un impatto malevolo, basti pensare all’industria dell’hacking cioè al cybercrime”.

Ci sono poi anche la grande preoccupazioni riguardo all'intelligenza artificiale che potrebbe sostituire i lavoratori umani. Secondo Bossi, però, “la graduale inclusione della tecnologia finirà per essere un processo molto più collaborativo che automatico, l’AI aiuterà e potenzierà il lavoro umano. Ci sarà sempre bisogno dell'uomo per costruire, guidare e monitorare i sistemi basati su AI”.

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