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Marcegaglia, DestinAzione sostiene la posizione della FIOM

Alla fine degli anni novanta andava molto di moda riempirsi la bocca di parole sulla globalizzazione e sui vantaggi che avrebbe portato alla collettività. Si diceva, tra le altre cose, che i diritti dei lavoratori, così come le condizioni economiche, si sarebbero livellati in positivo.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Alla fine degli anni novanta andava molto di moda riempirsi la bocca di parole sulla globalizzazione e sui vantaggi che avrebbe portato alla collettività. Si diceva, tra le altre cose, che i diritti dei lavoratori, così come le condizioni economiche, si sarebbero livellati in positivo. A distanza di una dozzina di anni, è evidente l'esatto opposto: le grandi imprese spostano capitali e produzioni in quei paesi dove il lavoro non offre le stesse nostre tutele. Per molte imprese, come la Golden Lady, la crisi è solo una scusa. Chiudere lo stabilimento OMSA di Faenza e aprirne uno in Serbia è, per un'impresa sana, una maniera come un'altra per aumentare i profitti. Nonostante in Serbia gli stipendi valgano meno di un quarto dei nostri e nonostante gli incentivi statali per le imprese straniere, anche li i lavoratori vengono minacciati con l’incubo del trasferimento in Cina. Tutto il mondo è paese!

In questo contesto, in cui i lavoratori vengono considerati come semplici numeri in un budget, qualsiasi imprenditore si sente autorizzato a ricattare i dipendenti imponendo loro di rinunciare ad una parte dei loro diritti, agitando lo spauracchio della sottrazione
di lavoro.  Succede nella Grande Distribuzione Organizzata, dove i committenti costringono gli autotrasportatori a lavorare in pareggio, talvolta persino in perdita: "se non ti stanno bene le tariffe, sai dov'è la porta". Questa è la frase più ricorrente che i camionisti si sentono dire nei grandi magazzini logistici. Quando questi, esasperati, sono arrivati a scioperare paralizzando il paese, i loro sindacati si sono dissociati! Facciamoci delle domande.

Succede nel settore metalmeccanico: dalla FIAT in giù, le grandi imprese iniziano a sfruttare il caos economico per fare la cresta sul lavoro dipendente. Marcegaglia è un'azienda che non risente della crisi, tant'è che prevede a Forlì nuove assunzioni, ma questo contesto le permette di alzare la voce nei confronti dei dipendenti imponendo loro di rinunciare ad una parte del loro salario.

Secondo il diktat della Marcegaglia, i neo assunti devono rinunciare alla quattordicesima mensilità ed ai premi produzione per i primi anni del rapporto di lavoro. Su un normale stipendio di 1500 euro lordi, si parla di 27mila euro per i primi sei anni. Per quale motivo un'azienda sana deve imporre queste condizioni? Continuiamo a farci delle domande.

Il lavoro della Fiom ci sembra l'unico coerente con il ruolo di un sindacato. Quello che stupisce è la paura di Fim e Uilm, che da Marchionne in poi si piegano con una facilità disarmante (più di prima) ai capricci delle grosse aziende. Sostengono che qualche concessione va fatta perchè abbiamo bisogno di lavorare in questo momento. Quando mai non abbiamo avuto bisogno di lavoro? Con questo atteggiamento non saremmo diventati ciò che siamo.

Gli operai Eternit che per primi intrapresero la battaglia per la tutela della salute venivano definiti "matti". La storia ci ha detto chi aveva ragione e chi torto. Per questo motivo noi sosteniamo la posizione della Fiom.

Il problema di base, probabilmente, è quello dell'assenza di leggi che disincentivino le delocalizzazioni. Le istituzioni sono disarmate davanti all'arroganza delle grandi imprese. Non si può permettere loro di mostrare in ogni momento la spada di Damocle del trasferimento all'estero, casi come la chiusura di OMSA non dovrebbero essere permessi.

Il mercato è globale, i diritti dei lavoratori no. Finché anche i lavoratori serbi, cinesi e di tutti gli altri territori "svantaggiati" non riceveranno tutele sociali, economiche ed ambientali pari alle nostre, il problema sarà inevitabile.

 

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