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Economia

Primo settore il commercio, ma le imprese giovanili soffrono: "Serve supporto nei primi anni"

Nel confronto con il 31 dicembre 2018, si riscontra un calo delle imprese giovanili del 3,8%, superiore alla variazione altrettanto negativa regionale (-2,3%) e nazionale (-2,7%)

Quale è la situazione dell'imprenditoria giovanile a Forlì-Cesena? Al 31 dicembre 2019 in provincia si contano 2.380 imprese giovanili attive che costituiscono il 6,5% del totale delle imprese attive (7,4% in Emilia-Romagna e 9,5% in Italia). Nel confronto con l'anno precedente, si riscontra un calo delle imprese giovanili del 3,8%, superiore alla variazione altrettanto negativa regionale (-2,3%) e nazionale (-2,7%). Molto alta, purtroppo, la flessione nel medio periodo: -19,6% rispetto al 31 dicembre 2014. I principali settori economici risultano "Commercio" (28,3% delle imprese giovanili), "Costruzioni" (16,5%), "Alloggio e ristorazione" (11,7%), "Agricoltura" (9,4%), Altre attività di servizi (prevalentemente servizi alle persone) (7,7%), "Industria Manifatturiera "(6,3%), e "Attività professionali, scientifiche e tecniche" (4,2%).

Rispetto al 31 dicembre del 2018 calano le imprese giovanili nel "Commercio" (-3,7%), nelle "Costruzioni" (-6,9%), nell’"Alloggio e ristorazione" (-5,8%) e nelle "Altre attività di servizi" (-2,7%), mentre aumentano quelle operanti nell’"Agricoltura" (+1,4%), nel "Manifatturiero" (+1,4%) e, soprattutto, nelle "Attività professionali, scientifiche e tecniche" (+13,5%).I settori con la più alta incidenza percentuale delle imprese giovanili sul totale delle imprese attive sono, nell’ordine "Alloggio e ristorazione" e "Altre attività di servizi" (10,1% per ciascuno), "Attività finanziarie e assicurative" (9,5%), "Noleggio, agenzie viaggio e servizi alle imprese" (8,5%) e "Commercio" (8,4%).

Riguardo alla natura giuridica prevalgono le imprese giovanili individuali (76,7% del totale), seguite dalle società di capitale (13,8%) e società di persone (8,6%); nel confronto con l’anno precedente si registra un buon incremento delle società di capitale (+3,8%), al quale si contrappone la diminuzione sia delle imprese individuali (-4,3%) sia delle società di persone (-9,7%). In un contesto di analisi territoriale si evidenzia infine come la metà delle imprese giovanili provinciali (50,1%) si trovano nei comuni di Forlì (28,1%) e Cesena (22,0%), ossia nei “Grandi centri urbani”; buona anche la presenza nei comuni di Cesenatico (8,0%), Forlimpopoli (3,4%) e Bertinoro (2,9%), ossia nei cosiddetti “Comuni di cintura” (totale 14,2%), e di Savignano sul Rubicone (5,0%), San Mauro Pascoli (3,2%), Gatteo (3,1%), Gambettola (3,1%) e Longiano (1,9%) (”area del Basso Rubicone”, totale 16,4%). Ad essi vanno aggiunti i comuni di Meldola (2,1%) (Valle del Bidente), Castrocaro Terme e Terra del Sole (2,0%) (Valle del Montone), Mercato Saraceno (1,6%) (Valle del Savio) e Predappio (1,6%) (Valle del Rabbi). In sintesi, il 53,8% delle imprese giovanili attive si trova nel comprensorio di Cesena e il 46,2% nel comprensorio di Forlì.

“Purtroppo i dati segnalano un ulteriore calo dell’imprenditoria giovanile nei nostri territori, che ha superato i dati regionali e nazionali - commenta Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini -. Gli attuali scenari, internazionale e nazionale, inoltre, non favoriscono la crescita e, se a questo si aggiungono le difficoltà che gli imprenditori under 35 devono affrontare, in particolare nei primi anni di attività, è comprensibile che sia ritenuto sempre meno attrattivo intraprendere. Occorre puntare, quindi, sulle attività di supporto, come quelle che svolgono sui territori gli incubatori/acceleratori d’impresa, e su percorsi di educazione e cultura imprenditoriale".

"In questo la scuola ha un ruolo fondamentale e anche la Camera di commercio della Romagna e tutto il Sistema camerale contribuiscono concretamente con le tante iniziative di orientamento e formazione, per stimolare vocazioni imprenditoriali e nuove competenze, in particolare quelle digitali e la cultura del rischio, imprescindibili per affrontare i mercati - evidenzia -. Ritengo anche che sia doveroso tenere in debito conto la spiccata propensione all’innovazione di prodotto e di processo dei giovani, che rappresenta la spinta fondamentale per la crescita economica e sociale. Ciò significa che il mondo del lavoro e il sistema imprenditoriale, hanno bisogno dei giovani – e non il contrario – per innescare processi virtuosi di sviluppo e incremento della competitività delle imprese e dell’attrattività del territorio"-

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