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Febbre da redditometro: "Non si scovano così i grossi evasori"

Manca poco a marzo, quando l'ormai temutissimo redditometro entrerà in funzione. A preoccupare i forlivesi è l'incubo di dovere conservare ogni scontrino, ricevuta

Manca poco a marzo, quando l'ormai temutissimo redditometro entrerà in funzione. A preoccupare i forlivesi è l'incubo di dovere conservare ogni scontrino, ricevuta, e di dovere dimostrare come si spendono i propri soldi. A rassicurarli l'assessore comunale al Bilancio, Emanuela Briccolani: “Capisco che la preoccupazione ci sia, è sicuramente un grande cambiamento delle abitudini, soprattutto per i privati. Non si tratta, però, di dover tenere lo scontrino del fruttivendolo”.

Il 4 gennaio scorso è stato pubblicato, in Gazzetta Ufficiale, il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze 24 dicembre 2012, che di fatto ne sancisce l’entrata in vigore. In sostanza, il redditometro è lo strumento attraverso il quale, a partire da marzo 2013, il Fisco potrà comparare le spese sostenute dal contribuente (uscite) con il reddito dichiarato (entrate), e verificare la coerenza (o lo scostamento) tra i due valori. Su Facebook gira un post: “Il redditometro è in sostanza uno studio di settore sulle famiglie. Hai speso di più del tuo reddito? Come hai fatto? Ti ha prestato i soldi tuo zio? Dimostramelo! Ti ha aiutato tua mamma? Dimostramelo! Hai risparmiato i soldi tenendoli in casa in una cassetta, sotto le mattonelle? Dimostramelo! Io devo dimostrare come spendo i miei soldi? Ma scherziamo? Sei TU che devi dimostrare come spendi i MIEI soldi STATO ITALIANO”. Ecco quello che i cittadini non capiscono e non vogliono accettare.

“Sicuramente bisogna fare la maggior parte delle operazioni tramite gli strumenti bancari, anche per le entrate gestite tra parenti. I passaggi di denaro, anche in questi casi, vanno gestiti correttamente con tracciabilità bancaria – spiega Briccolani – ci vuole molta più attenzione, soprattutto da parte dei privati che non sono abituati a dovere rendere conto delle loro spese. Non è certamente un cambio di abitudine facile, ma d'altronde ci viene chiesto questo e dobbiamo contribuire tutti alla causa comune. Certamente i pesci grossi non verranno fuori da qui, non si combatte l'evasione fiscale con questo metodo. Ma ci viene chiesto che, anche le famiglie si adeguino nel fare quadrare entrate e spese, che altrimenti andranno controllate”.

COME FUNZIONA
Il nuovo strumento antievasione fiscale è stato irrigidito dal governo Monti ed ha lo scopo dichiarato di far emergere il sommerso, evitare il nero e fare una vera e propria radiografia agli italiani che spendono. Per la determinazione sintetica del reddito dei contribuenti, il redditometro prenderà in considerazione un elenco di oltre 100 voci di spesa, divise in 11 categorie: dall’alimentare e dall’abbigliamento al tempo libero, passando per il consumo di energia elettrica e gas, assicurazioni e mezzi di trasporto, spese per la casa, istruzione, sanità, telefoni cellulari, beni e servizi di altra natura ed investimenti di vario tipo. Le tipologie di famiglia che il redditometro prenderà in considerazione saranno ben 55: 11 categorie di base (single, coppie più o meno giovani, con o senza figli) declinate in 5 diverse aree geografiche: Nord-Est, Nord-Ovest, Centro, Sud e Isole. Il redditometro misurerà la correttezza delle dichiarazioni dei redditi a partire dall’anno di imposta 2009 (quindi i redditi dichiarati nel 2010), partendo dalle spese effettivamente sostenute e documentate (dati disponibili o Anagrafe tributaria) o determinate “induttivamente” tenendo conto della spesa media Istat per gruppi e categorie di consumi e del nucleo familiare di appartenenza del contribuente. Si considerano anche le spese per coniugi o familiari a carico, mentre sono escluse quelle per beni o servizi relativi ad attività di impresa o esercizio di arti e professioni.


Nel caso in cui dall’accertamento risulti uno scostamento tra il reddito dichiarato e le spese rilevate superiore ad un margine di tolleranza del 20%, scatterà un accertamento dell’Agenzia delle Entrate. Spetterà al contribuente, che sarà convocato dall’Agenzia delle Entrate, l’onere della prova di giustificare lo scostamento, dimostrando che il finanziamento delle spese effettuate è avvenuto con redditi di soggetti diversi dal contribuente o diversi da quelli posseduti nel periodo d’imposta, o esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta, o ancora esclusi dalla formazione della base imponibile.

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