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Ricchezza pro-capite, Forlì-Cesena sale al settimo posto in Italia

Nella graduatoria delle province italiane per PIL pro capite, Forlì-Cesena con i suoi 32.306 euro a testa, si colloca al settimo posto, guadagnando 15 posizioni rispetto al 1995 e 4 rispetto al 2009

Nella graduatoria delle province italiane per PIL pro capite, Forlì-Cesena con i suoi 32.306 euro a testa, si colloca al settimo posto, guadagnando 15 posizioni rispetto al 1995 e 4 rispetto al 2009.  Lo si evince dalla pubblicazione “I Numeri dell’economia 2010”, realizzata dalla Camera di commercio di Forlì-Cesena. In Emilia-Romagna l’unica provincia a fare meglio è Bologna, che si colloca al quarto posto, stabile dal 1995. Con riferimento al 1995, le province di Forlì-Cesena, Ravenna, Piacenza e Rimini hanno guadagnato posizioni in termini di PIL pro capite; le province di Parma, Modena e Ferrara, invece, sono scese in classifica.

Il reddito provinciale pro capite delle famiglie (20.988 euro nel 2009, ultimo dato disponibile in calo del 5% rispetto al 2008) è leggermente superiore a quello regionale e nettamente superiore a quello nazionale. Fra le altre province della regione, solo Bologna registra un valore maggiore di quello di Forlì-Cesena (in linea con i dati del PIL pro capite). 


La flessione dei redditi è stata generalizzata per tutte le province della regione, per l’Emilia Romagna (-4,8%) e per l’Italia (-3,2%).  Il valore aggiunto della provincia di Forlì-Cesena risulta così ripartito: agricoltura (3,3% del totale), industria (30,7%) e servizi (66%). 
Dal confronto con i corrispondenti valori regionali appare più rilevante a livello provinciale il peso del settore agricolo (3,3% contro 2,1%), quello del settore industriale si attesta su un valore pressoché identico (30,7% contro 31%), così come il terziario (66% contro 66,9%). A livello nazionale risulta ancora più bassa l’incidenza dell’agricoltura (1,8%) e dell’industria (25,1%), mentre è più rilevante quella dei servizi (73,1%).

Lavoro. Nella provincia di Forlì-Cesena il tasso di occupazione 2010 per la popolazione compresa fra 15 e 64 anni è pari al 72,5%, superiore sia a quello regionale (71,6%) che a quello nazionale (62,2%). I livelli occupazionali assumono valori diversi per genere: 80,8% per i maschi e 64,2% per le femmine. Il tasso di occupazione femminile provinciale risulta essere di poco inferiore rispetto a quello regionale (64,5%), ma largamente superiore al dato nazionale (51,1%).
Il tasso di disoccupazione totale, pari a 6,2%, è più elevato di quello regionale (5,7%), ma decisamente inferiore a quello nazionale (8,4%). 
Anche il tasso di disoccupazione assume valori diversi tra i maschi (4,9%) e le femmine (7,9%); in relazione alla componente femminile i dati provinciali sono migliori di quelli nazionali (9,7%).
La distribuzione degli addetti delle imprese attive della provincia, con riferimento ai principali settori di attività, risulta la seguente: il 7,89% è impiegato nell’agricoltura e nella pesca; il 26,42% nell’industria; l’11,83% nelle costruzioni; il 28,95% nel commercio e nel turismo; il restante 24,91% nei servizi e altre attività.

Imprenditorialità e struttura produttiva - Analizzando il rapporto imprese ogni 1.000 abitanti si osserva che la nostra provincia continua a presentare un’elevata concentrazione di imprese (102,5), superiore sia al dato regionale (96,8) che a quello nazionale (87,1).
Al 31/12/2010 le imprese registrate sono complessivamente 44.791, di cui 40.538 attive. Durante l’anno 2010 vi sono state 2.832 iscrizioni e 2.729 cancellazioni (al netto di quelle d’ufficio), con un saldo positivo pari a 103 aziende. 
Il numero medio di addetti per impresa della provincia (incluse le imprese agricole) è di 3,78 unità; il corrispondente valore regionale è di 4,10 e quello nazionale è di 4,11: un dato che conferma la diffusa imprenditorialità nella nostra provincia e la significativa presenza di piccole aziende.
Con esclusione dell’agricoltura (che comunque pesa per il 20,4% sul totale delle imprese attive), la struttura produttiva della provincia è principalmente caratterizzata da ditte individuali (in linea con il dato regionale e nazionale). L’incidenza delle società di capitali appare ridotta (17,4%, contro il 21,1% regionale e il 20,7% nazionale), mentre quella delle società di persone (25%) è in controtendenza rispetto agli altri aggregati territoriali.

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