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Economia

Studio di Cna: le piccole medio-imprese trascinano la crescita della nautica da diporto

È quanto emerge dal sesto Rapporto di ricerca di Cna Nautica, “Dinamiche e prospettive di mercato della filiera nautica da diporto”

+33,1% e 4 miliardi di euro. Numeri importanti, che si riferiscono alla crescita produttiva nel periodo 2014-2018 e al fatturato del comparto, appena al di sotto di quanto registrato nel 2009, quando si parlava di boom nelle vendite. È quanto emerge dal sesto Rapporto di ricerca di Cna Nautica, “Dinamiche e prospettive di mercato della filiera nautica da diporto”. In sostanza, sta riemergendo una storica eccellenza produttiva che la crisi aveva pesantemente colpito e la politica colpevolmente ignorato.

"A proposito di politiche penalizzanti – sostiene Maurizio Garavini, responsabile del comparto Nautica di Cna Forlì-Cesena – voglio ricordare la più assurda di tutte: la tassa di possesso sulle imbarcazioni da diporto. Una follia, che è riuscita a mettere in ginocchio il mercato nazionale e ad allontanare dagli approdi italiani un gran numero di diportisti; una imposizione assurda che, in seguito, venne abolita ma che aveva già provocato il danno".

"In merito al peso economico, bisogna considerare che il comparto non è fatto di soli costruttori e riparatori ma anche di aziende funzionali dei settori tessile, mobilio ed arredo, meccanica e della strumentazione varia - continua -. Tutto ciò vale il 44% del giro d’affari, contro il 56% della produzione: una bella quota di “partecipazione” al valore complessivo del comparto".

"La piccola dimensione delle imprese - chiosa Garavini - rappresenta il tratto caratteristico della nautica italiana; gli ultimi dati disponibili, indicano che le imprese con meno di 50 addetti sono il 97,9% del totale e contribuiscono al 46,8% dell’occupazione e al 35,1% del valore aggiunto. Il recupero del settore è frutto esclusivo della capacità imprenditoriale, ma ora c’è bisogno di consolidamento e di politiche dedicate".

"Come Cna abbiamo chiesto misure fiscali meno penalizzanti e un concreto sostegno all’innovazione, per porre le piccole imprese in condizioni di maggiore competitività e, in termini di servizi, uno snellimento della normativa e una semplificazione dei regimi amministrativi e dei controlli - conclude -. Infine, c’è una tematica di medio periodo ma non meno importante, che investe la rete infrastrutturale; il nostro paese dispone di un porto o di un approdo turistico ogni 14,2 km, mentre la Francia di uno ogni 8 chilometri e la Spagna di uno ogni 6,4 chilometri. Un gap che dovrà essere colmato".

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