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Economia

Pannoloni, la richiesta di Confcooperative: "Rivedere la tariffa per le imprese con servizi socio-sanitari"

Le richieste di Confcooperative Forlì – Cesena ai Sindaci a margine di alcune considerazioni più generali sulle tariffe rifiuti e la gestione Alea

Rivedere la tariffa sui pannoloni per le imprese che svolgono servizi socio-sanitari. Ad avanzare la richiesta è Confcooperative Forlì-Cesena. "Le imprese, come le famiglie, stanno imparando a differenziare e spesso questo significa re-impostare l’organizzazione del lavoro per non ritrovarsi con montagne di rifiuto indifferenziato - precisa il presidente Mauro Neri -. Le nostre cooperative hanno dato disposizioni precise e ci sono addetti che si occupano anche di queste mansioni. E’ un impegno sia dal punto di vista organizzativo che economico, perché il cambio di sistema non è semplice. Ma noi siamo attenti a tutte le problematiche che le nostre imprese sollevano”. Si evidenzia che alcune tipologie di rifiuti che prima venivano conferite nel “secco” oggi devono essere gestite fuori dal circuito dell’urbano. Tra le nostre cooperative associate, al momento, non abbiamo avuto questo problema ma abbiamo saputo che diverse piccole e medie imprese stanno scontando questa differente modalità di gestione. Nei cassonetti stradali delle zone artigianali in passato finiva di tutto anche cose che avrebbero dovuto andare in canali diversi dall’urbano". 

Neri chiarisce che "solo di recente abbiamo potuto analizzare il metodo di calcolo usato da Alea per determinare la tariffa dei rifiuti delle imprese. Abbiamo incominciato a fare delle simulazioni per capire se la tariffa può essere calmierata da un’attenta gestione dei rifiuti prodotti oppure se ci sono degli aumenti esponenziali che necessitano di correttivi. Con Alea proseguono da settimane gli incontri per evidenziare le diverse problematiche, alcune sono di ordine tecnico, altre hanno natura politica e vanno portate all’attenzione dei sindaci. Dal punto di vista tecnico, è accaduto che, all’avvio del servizio, non erano ancora note le tariffe per le utenze non domestiche e alcune imprese hanno, per esempio, chiesto un numero di contenitori eccessivo o di misura troppo grande e dunque oggi occorre correre ai ripari capendo cosa realmente serve, per non doversi ritrovare a pagare tariffe troppo alte per numero e volume di bidoni".

"Quello che, invece, abbiamo fatto presente ai sindaci, con una lettera a loro indirizzata, è una situazione che ci sta particolarmente a cuore che, lungi dal voler essere una richiesta che deroga al principio del “chi inquina paga”, è invece un’istanza che noi riteniamo equa e coerente con questo principio - viene rimarcato -. Si tratta dei presidi per l’incontinenza, dei “pannoloni”. Dai casi che finora ci sono stati sottoposti abbiamo rilevato degli aumenti fino a dieci volte delle tariffe per le nostre cooperative associate che si occupano di soggetti non autosufficienti (anziani, disabili, bambini) che necessitano di presidi per l’incontinenza. Diversamente dagli altri tipi di rifiuti, non è possibile ridurre l’uso dei pannoloni come non si può evitare di produrli.  Abbiamo verificato che una persona in queste condizioni, a seconda dello stato di salute, produce dai 120 ai 180 litri di questo materiale e, pertanto, le nostre strutture hanno all’incirca per ogni 9 - 14 utenti uno o più cassonetti da 1700 litri di indifferenziato che vengono vuotati ogni 20 giorni".

"I pannoloni vanno conferiti nel secco (indifferenziato) e dunque, sottostanno alla tariffa più gravosa proprio perché il nuovo sistema tariffario nasce con l’obiettivo di penalizzare quelli che non sono virtuosi nella raccolta differenziata - prosegue Neri -. Riteniamo che questo tipo di residuo non possa essere trattato dal punto di vista tariffario come un qualsiasi altro residuo secco e che debba essere prevista una tariffa sociale, alla stregua di quanto è stato previsto per le famiglie, anche per le imprese che fanno attività di assistenza alla persona (anziani, disabili, minori). Il principio di “chi inquina paga”, sul quale si basano tutte le odierne politiche ambientali e tariffarie infatti implica una volontarietà nella produzione dei rifiuti che, nel caso di specie, non rileva. Riteniamo, dunque, che non debba esserci differenza tra i presidi dell’incontinenza conferiti dai privati cittadini e quelli conferiti dalle strutture sociali tanto più che dalle simulazioni effettuate, tanto per portare un esempio, una casa-famiglia di 9 anziani incontinenti passa da 850 euro all’anno a 4700 euro/anno solo contando i costi per il conferimento dell’indifferenziato".

"A questi vanno aggiunti quelli per le altre tipologie di materiali: umido, carta, plastica e, in molti casi, verde. Un aumento che, se fatto ricadere sugli utenti e sulle loro famiglie, implicherebbe un aumento della retta di circa 500 euro ad assistito, eventualità insostenibile per le famiglie e che metterebbe fuori mercato la cooperativa - conclude -. Crediamo che non si debbano penalizzare coloro che conferiscono rifiuti che vengono prodotti involontariamente e che non possono mettere in atto nessun accorgimento per evitare questo tipo di produzione e che, dunque, la tariffa per i pannoloni vada rivista anche per le imprese che svolgono servizi socio-sanitari. Per tutte le altre nostre associate che fanno mestieri diversi dal sociale è ancora presto per fare dei bilanci precisi ma abbiamo istituito un servizio per aiutarle a calcolare correttamente la tariffa in base al numero dei contenitori, al loro volume e alla frequenza degli svuotamenti".

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