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Il Sangiovese Doc compie 50 anni, oggi se ne producono 15 milioni di bottiglie

Dai 50 anni della DOP Sangiovese e Albana alla prossima denominazione doc del vitigno Centesimino passando per il matrimonio con le eccellenze della gastronomia. Il Consorzio Vini di Romagna è pronto a giocarsi in scena a Verona

Uno spazio di 200 metri quadri, 31 aziende presenti, una serie di eventi tra cui, quello clou la celebrazione del 50ennale del riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (DOP) per Sangiovese e Albana di Romagna. Non è un semplice “esserci” quello del Consorzio Vini di Romagna, all’imminente VinItaly (fino al 12 aprile), la kermesse dedicata al vino che per mercato, attori e numeri sviluppati, è forse la più importante al mondo:  sotto gli occhi severi del Passatore, icona e patrono laico della Romagna, un intero territorio, con le sue mille sfaccettature, tenta di ridurre il divario che ancora c’è tra il pregio delle bottiglie prodotte e la nomea conquistata tra i consumatori. E lo farà puntando forte sul legame, altrettanto forte, che in Romagna il bicchiere ha con il piatto, sulle tante cantine primeggiano nelle più importanti classifiche, su novità come la prossima DOC che sarà riconosciuta al centesimino. Come spiega il Presidente del Consorzio Vini di Romagna – realtà associativa nata nel 1962 a tutela della produzione del territorio –  l’enologo Giordano Zinzani.      

Presidente, partiamo dal Consorzio, diamo i “numeri”: anzitutto 55, come gli anni che compirà nel 2017. Abbastanza da poter tracciare una prima sintesi su quanto fatto fin qui e sul presente dell’Ente. Quanto sono maturate e come sono cambiate le cantine in Romagna?
In questi anni sono cambiate molte cose, la dimostrazione evidente l’abbiamo proprio in questo 2017, anno durante il quale festeggeremo il 50ennale dell’approvazione a DOC del Sangiovese di Romagna e i 30 anni della DOCG Albana di Romagna, il primo vino bianco in Italia ad avere avuto questo riconoscimento. Sono cambiati gradualmente anche i disciplinari di produzione, che abbiamo man mano adeguato alle esigenze del mercato e della produzione. Come Consorzio ci occupiamo sia di vini a Denominazione di Origine sia di vini a Indicazione Geografica: siamo uno dei pochi consorzi in Italia con questi compiti. Sono cambiate anche le Cantine associate e, a parte qualche realtà cooperativa, i nomi sono totalmente diversi. Specie in questi ultimi decenni sono sorte molte cantine private che puntano alla qualità, dalla coltivazione del vigneto alla bottiglia prodotta. Anche le cantine cooperative sono molto cresciute: sono passate dalla commercializzazione di vino sfuso all’imbottigliamento di tutta la gamma qualitativa dei vini, con prodotti che vincono anche importanti premi a concorsi internazionali.

Giordano Zinzani-2Nel Consorzio convivono realtà differenti per quantitativi di produzione – colossi che guardano alla grande distribuzione e piccole cantine – singoli e cooperative. Un mondo variegato.
Realtà differenti sono presenti in tutti i Consorzi e le denominazioni non solo in Italia ma anche i altri Paesi, prendiamo ad esempio Bordeaux dove ci sono aziende con milioni di bottiglie e gli châteaux Grands Crus. È una caratteristica del settore vitivinicolo ed è impensabile modificarla, quindi ci deve essere convivenza e rispetto da parte di tutti. L’importante è che tutti gli attori della filiera rispettino i ruoli e non prevarichi solo la sterile polemica. Anzi, nell’ambito del nostro Consorzio, dove la cooperazione ha un importante ruolo numerico, questa esprime un valore più a favore delle piccole aziende che non delle cooperative stesse.

Quali i numeri della produzione in Romagna? Quanto di questa lascia il territorio per andare altrove, all’estero? 
Anche nella nostra Romagna c’è un incremento e un miglioramento produttivo grazie al reimpianto dei vigneti; non devono essere però solo i dati della produzione viticola a formare delle classifiche, l’importante è la commercializzazione e lo sbocco sui mercati. Guardando i dati di imbottigliamento delle nostre denominazioni, il Romagna DOC, superando i 15 milioni di bottiglie, nel 2016 ha incrementato il numero rispetto all’anno precedente del 5,6% e, pur con numeri in assoluto ancora contenuti, c’è da segnalare il +21% del Romagna Albana DOCG. Anche i vini ad Indicazione Geografica stanno segnando risultati importanti, con l’equivalente di 73 milioni di bottiglie del 2016 pari a un incremento dell’8,6% sull’anno precedente. Il Consorzio non dispone di numeri certi sulle destinazioni di vendita, in quanto queste sono patrimonio delle aziende, ma comunque da una indagine svolta la percentuale di nostri vini Doc destinati all’export è di circa il 35%.

Il 2017 è ormai già abbondantemente avviato: cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro dalla produzione di qualità in Romagna?
Un’ulteriore crescita: abbiamo ancora una percentuale bassa, sul totale, di vino Doc e Igt imbottigliato. Il Consorzio ha e sta lavorando per adeguare i disciplinari e promuovere i nostri vini. Dobbiamo crescere soprattutto come immagine in quanto a livello qualitativo, sono già stati fatti passi da gigante.

Il Consorzio, di recente, ha deciso di sposare alcune produzioni gastronomiche del territorio. Fare leva sull’inscindibile legame che in Romagna – più che in altri territori – il piatto ha con il bicchiere, che risultati sta dando? Sarà la carta anche delle prossime iniziative?
L’Associazione temporanea d’impresa costituita per il bando Piano di Sviluppo Rurale per la promozione, ci vede in campo con il Consorzio Olio di Brisighella DOP e con l’Associazione Squacquerone di Romagna DOP. La prima uscita, di pochi giorni fa – per un tour in Belgio e Germania di una settimana con una ventina di cantine associate – ha registrato forte interesse dei convenuti e la soddisfazione degli associati partecipanti. È questa la prova generale di una modalità di comunicazione che ci accompagnerà per molti anni: è convinzione del Consorzio che una regione così forte nell’agroalimentare come l’Emilia -Romagna debba presentare aggregate le eccellenze e mostrarne il valore aggiunto in una enogastronomia regionale in grado di esaltarle. Ciò contribuirà indubbiamente a una più rapida e forte affermazione del territorio e anche il vino se ne gioverà.

Quanto conta esser presenti a eventi come VinItaly a Verona? Quanto, invece, l’impegno quotidiano, di relazione diretta con la distribuzione, i ristoratori, gli amanti del buon bere? 
La comunicazione è arte tra le più complesse, lo sa bene chi mi intervista. Ragion per cui, se è forte l’impatto generato da eventi collettivi – in grado di produrre, tra l’altro, contatti e conseguenti risalti sulla stampa assai significativi – resta fondamentale il rapporto interpersonale e la fiducia che si è in grado di infondere, fiducia che quando si allarga fa la reputazione di una regione. Ognuno di noi ha bisogno di essere convinto della validità di quanto ha davanti e non verrà perciò mai meno la necessità di un’efficace vera relazione interpersonale a qualsiasi livello. E anche i social sono solamente lo specchio del bisogno di relazioni interpersonali e del bisogno di trovare l’attenzione di un interlocutore serio nei vari contesti.       

Un tributo alle colonne della produzione romagnola: all’Albana – nelle sue declinazioni dal secco al passito – e al vino del Passatore per antonomasia, il Sangiovese. Il lavoro compiuto da tanti produttori è eccellente. Come sostenerlo, dove, invece, osare? 
Il filo rosso che da oltre 50 anni tiene unita l’enologia romagnola è la tensione verso produzioni a denominazione d’origine di sempre più elevata qualità e valore. Negli ultimi anni si sta intensificando il numero e il livello delle iniziative promozionali, credo che su questa attività sociale stiano nascendo, oltre alla stima e all’amicizia tra i produttori, anche sintonie di visione sul vino e sugli stili, e ciò contribuirà non poco al posizionamento e al futuro del Romagna in tutte le sue tipologie e declinazioni. Poi bisognerà, passo dopo passo, alzare l’asticella e comunicare di più e sempre più efficacemente. Il trovarsi più frequentemente compagni di viaggio consente anche condivisioni sulle tendenze e le mancanze produttive della gamma d’offerta romagnola, il che aiuta a indirizzare modifiche dei disciplinari in grado di migliorare la rosa d’offerta completandola. C’è spazio per bollicine romagnole? Credo di sì!

Note finali per i vini “minori”: Burson, Centesimino, Famoso. E’ possibile puntare davvero oltre alle piccole produzioni? 
La nicchia e i vitigni autoctoni sono una realtà comunque da sviluppare e avranno sempre un loro ruolo, anche su questo come Consorzio stiamo lavorando e presto avremo una nuova Doc con il Centesimino.

In conclusione, permette una piccola deviazione dal suo ruolo super partes: per ragioni professionali o affettive, qual è il suo vino del cuore?
Preferisco i vini bianchi secchi, che abbiano però una identità marcata, sicuramente l’Albana ha queste caratteristiche.
 

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