"Abitare il tempo": a Palazzo Albertini gli scatti suggestivi di Luca Bacciocchi
“Abitare uno spazio, un istante, un non luogo, un’emozione. Contemporaneamente abbracciare il tempo nella sua accezione più umana: quella della vita, che scorre giorno dopo giorno”. Sono immagini suggestive e raffinate quelle esposte nella mostra fotografica Abitare il Tempo, che inaugura venerdì alle 18.30 a Forlì a Palazzo Albertini (Piazza Saffi 50), dove rimane allestita fino al 29 aprile (orario: dalle 14 alle 24).
L’obiettivo è quello di Luca Bacciocchi, fotografo e videomaker forlivese, classe 1977, che ha voluto indagare in questo suo progetto due concetti, quello dell’abitare e quello del tempo, intrinsecamente contrastanti tra loro. Il primo rappresenta infatti un’azione tipicamente umana, il secondo rappresenta un’entità astratta che l’uomo, in quanto tale, da sempre fatica a spiegare e a riportare nella sfera di ciò che considera “pensabile”.
Questo lavoro nasce da un’intima necessità di esplorare quello che apparentemente può sembrare il vuoto, cercando di dare un’interpretazione al concetto di “luogo non luogo”, uno spazio sempre uguale a se stesso, ma in realtà in continuo divenire. Dall’esigenza di indagare il “nulla” inteso come un tutto, come contenitore dell'origine delle cose. Il tentativo, al contempo, èquello di cogliere la relazione tra questi concetti e l’agire umano, in una visione armonica e sinergica.
Il tentativo è sfociato nella realizzazione di una trentina di scatti a colori esposti in due serie di immagini, ciascuna delle quali, in modo diverso, fornisce un’interpretazione positiva della relazione tra uomo e tempo.
Nella prima serie di fotografie, scattate in diverse località italiane e dedicate ai luoghi abbandonati, l’abitare viene inteso in senso stretto: l’uomo, nonostante la sua presenza fisica sia venuta meno, è riuscito a lasciare i segni tangibili del suo passaggio negli oggetti, nei muri e negli ambienti del suo vivere quotidiano, che continuano a modificarsi nel tempo come se avessero, essi stessi, una vita propria.
Il secondo gruppo di immagini è frutto di un lavoro svolto in Francia, Polonia, Slovenia e Italia e fornisce una visione più introspettiva del rapporto uomo-tempo. Qui, infatti, il passaggio dell’individuo attraverso i luoghi è inteso in senso più ampio, come percorso, come tracciato fisico e materiale in alcuni casi, e come passaggio mentale e ideologico in altri. Entrambe le accezioni sottendono a una lettura personale da parte dell’artista: l’uomo è autentico, esiste, nella misura in cui gestisce e rimane nel tempo.
“In questo senso il tempo non è mai qualcosa di esterno all’uomo, di oggettivo o di convenzionale, in cui egli debba semplicemente vivere e operare o che debba utilizzare come strumento di misura, - spiega Luca Bacciocchi - ma èla struttura che ne costituisce l’esistenza stessa. La vita umana, quindi, è tempo”.