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Domenica la sesta edizione della Festa dell'Ottava Brigata Garibaldi "Romagna"

Porteranno il saluto Marco Baccini, sindaco di Bagno di Romagna, Daniele Valbonesi, sindaco di Santa Sofia, e Davide Drei, presidente dell’Unione dei Comuni della Romagna forlivese

Domenica, alle ore 10, si terrà a Strabatenza (Bagno di Romagna), la sesta edizione della Festa dell’8a Brigata Garibaldi “Romagna”. La festa, organizzata dalle sezioni Anpi di Santa Sofia e dell’Alto Savio, insieme ai Comuni di Santa Sofia e di Bagno di Romagna, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, dell’Unione di Comuni della Romagna forlivese Unione Montana e dell’Unione dei Comuni Valle del Savio, quest’anno sarà dedicata al ricordo di Giorgio Ceredi, partigiano dell’8a Brigata Garibaldi, che da poco ci ha lasciato. Un ricordo doveroso perché è stato Giorgio Ceredi che, con determinazione, ha voluto e realizzato, insieme all’Anpi di Santa Sofia, il monumento all’8a Brigata Garibaldi. Porteranno il saluto Marco Baccini, sindaco di Bagno di Romagna, Daniele Valbonesi, sindaco di Santa Sofia, e Davide Drei, presidente dell’Unione dei Comuni della Romagna forlivese. Interverranno inoltre Liviana Rossi, presidente Anpi di Santa Sofia, ed Emma Petitti, Assessore Regionale Emilia Romagna.

"Strabatenza, situata nel cuore dell’alta vallata del Bidente di Pietrapazza, quasi ai piedi della foresta della Lama è uno dei luoghi più ricordati nella memorialistica partigiana del nostro territorio - spiega Rossi -. Strabatenza e le altre località vicine, Poggio la Lastra, Pietrapazza, Casanova dell’Alpe, Ridracoli, Biserno, ospitarono squadre, distaccamenti e servizi partigiani.  Dopo l’armistizio, annunciato l’8 settembre 1943, i contadini del nostro Appennino furono ospitali nei confronti dei militari che cercavano di raggiungere le loro case, li accolsero nelle loro abitazioni, offrirono loro cibo e abiti civili. Sottrassero alla cattura dei tedeschi e salvarono la vita a numerosi ex prigionieri slavi e alleati,  fuggiti dai campi di concentramento di Renicci, Laterina e Vincigliata".

Continua il presidente dell'Anpi di Santa Sofia: "Alla Seghettina trovarono rifugio diversi ufficiali inglesi e alcuni generali che si ricongiunsero con i loro eserciti, grazie al sostegno della popolazione e all’aiuto degli antifascisti. Nel periodo settembre 1943 aprile 1944 furono più di duecento i militari nascosti, nutriti e protetti dalle famiglie contadine delle varie frazioni. A Strabatenza, ben diciassette famiglie si impegnarono nell’opera di protezione e di salvataggio, e migliaia fra sfollati, renitenti alla leva, disertori furono generosamente accolti e, soprattutto, fu ospitato e protetto il movimento partigiano.  A Strabatenza, la canonica della Chiesa di San Donato, al centro del borgo, nei mesi di febbraio e marzo del 1944, fu sede del Gruppo Brigate “Romagna”. A metà marzo i partigiani presenti erano oltre un migliaio. Alla fine di marzo, per affrontare la vasta offensiva che i tedeschi stavano organizzando contro il movimento partigiano, le brigate lasciarono la zona di Strabatenza, troppo ristretta e insicura, e si trasferirono nel complesso del monte Fumaiolo. Il grande rastrellamento di aprile terminò con un bilancio pesantissimo per i partigiani".

Prosegue Rossi: 2Nel mese di maggio i partigiani che erano sfuggiti al rastrellamento furono riorganizzati, con nuovi criteri, nella formazione che prese il nome di 8a Brigata Garibaldi “Romagna”. Il territorio dell’Appennino fu diviso in due zone . Il comando della prima fissò la sede a Pieve di Rivoschio, quello della seconda zona a Strabatenza, nella Canonica della Chiesa. I partigiani vivevano acquartierati nelle case dei contadini, spostandosi di frequente per non mettere in pericolo le famiglie ospitanti. La ripresa fu rapida, in giugno raggiunsero il numero di seicento. I rastrellamenti e le stragi che i tedeschi misero in atto per tutta l’estate non riuscirono a disgregare la Brigata, ad  isolarla e a contrapporla alla popolazione.  Nel mese di settembre, a San Piero in Bagno avvenne il primo contatto tra l’8a Brigata Garibaldi e gli alleati e la Brigata fu inserita nel dispositivo militare delle truppe alleate che avanzavano. Il comando si insediò a San Piero in Bagno e i partigiani si schierarono sulla linea del fronte insieme ai reparti alleati. Conoscitori del territorio e delle postazioni tedesche contribuirono in modo fondamentale all’avanzata degli alleati. Nel mese di ottobre i partigiani liberarono Santa Sofia e gli altri paesi della vallata del Bidente fino a Meldola. Ai primi di novembre raggiunsero le immediate vicinanze di Forlì, ma furono costretti a rientrare a Meldola, perché gli Alleati, per motivi politici e di prestigio non ritennero opportuno consentire all’8aBrigata Garibaldi di partecipare alla liberazione di Forlì".

"La memorialistica dei resistenti ha sempre esaltato l’adesione generosa e disinteressata dei contadini e delle popolazioni dell’Appennino alla Resistenza, senza la quale le formazioni partigiane non sarebbero riuscite sopravvivere - aggiunge -. Giorgio Ceredi, ci ha lasciato il 6 luglio scorso. Con lui se n’è andata una parte della storia del nostro territorio. E’ stato prima di tutto un partigiano combattente, poi un politico e un amministratore rigoroso e appassionato, ha vissuto e lavorato, in modo pragmatico, ma sempre guidato dai sogni, dalla passione e dagli ideali che l’avevano spinto, giovanissimo, ad aderire alla lotta partigiana combattendo nell’8a Brigata Garibaldi.  “Prima di ogni altra cosa c’è stata la Resistenza”, questa è una frase che spesso ripeteva. “Sono salito in montagna perché sentivo che quella strada era per me un impegno prioritario su tutto, c’era un sogno collettivo, una lotta di tutti e per tutti alla quale non potevo sottrarmi ed è sempre stato così nella mia vita, la militanza prima di tutto”.
“Anche dopo la Liberazione, in ogni mia scelta, sono sempre stato guidato da una stella, quella là, rossa. Il mio obiettivo è sempre stato quello di costruire una società nuova e più giusta”".

"Giorgio ha voluto il monumento all’8a Brigata Garibaldi a Strabatenza, nella zona dove è riuscito a realizzare i sogni e gli ideali che poi l’hanno guidato per tutta la vita - conclude la presidente dell'Anpi di Santa Sofia -. Ecco perché ha voluto che le sue ceneri ritornassero in quei luoghi, testimoni muti di quell’esperienza che aveva dato linfa alla sua esistenza e che l’ha fatto essere dirigente sindacale, politico e amministratore competente e appassionato, teso sempre a rappresentare e a realizzare i bisogni di tutto il mondo del lavoro. Valga per tutto, quando fu assessore regionale all’Agricoltura, la grande azione a favore della Lotta Integrata e del Biologico per innovare le produzioni agricole e salvaguardare la salute dei coltivatori".

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