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Piero della Francesca e il Novecento: a Castrocaro una mostra sui grandi maestri del secolo scorso

“Una mostra che si innesta perfettamente nella valorizzazione del territorio - ha sottolineato Piraccini - e che porta migliaia di visitatori in città”.

È stata presentata sabato mattina da Beatrice Sansavini, responsabile delle attività culturali del Padiglione delle Feste, da Paola Babini, curatrice e dal sindaco di Castrocaro Luigi Piraccini, la mostra esposta fino al 18 luglio nella sede del Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro, ricco esempio di Art Decò sulle colline di Forlì. “Siamo arrivati alla quarta mostra negli spazi del Padiglione delle Feste - ha dichiarato Sansavini - luogo d’arte che stiamo continuando anche a ristrutturare con degli interventi che fanno parte del progetto di rivalutazione generale del Padiglione, di pari passo con gli eventi culturali di cui la mostra è certamente l’evento più importante. Come gruppo crediamo molto nella promozione di questo territorio che è particolarmente bello e ricco di arte, lo prova il fatto che, quando arrivano turisti da fuori, rimangono così affascinati che non vorrebbero più andarsene”.

“Una mostra che si innesta perfettamente nella valorizzazione del territorio - ha sottolineato Piraccini - e che porta migliaia di visitatori in città”. Babini ha poi spiegato il percorso mostra: “Abbiamo cercato di individuare artisti che per studi fatti, omaggi e citazioni importanti, sono stati fortemente influenzati da Piero della Francesca. Subito viene in mente Pompeo Borra (che scrisse un trattato di Piero della Francesca), le cui geometrie si confrontano con egli affreschi della Vera Croce. Accanto ci sono De Chirico, Morandi, De Pisis, tutti artisti che vivevano appieno l’influenza pierfrancescana, e artisti le cui opere principali sono esposte a Forlì come Garbari Campigli Borra, Casorati, etc, a conferma dell’idea di completamento che la nostra mostra rappresenta rispetto alla grande mostra forlivese. Ad esempio la sezione che abbiamo a Castrocaro su Virgilio Guidi, di cui a Forlì sono esposte le opere del suo primo periodo”.

La mostra è realizzata grazie a Longlife Formula del Grand Hotel Terme di Castrocaro in collaborazione con la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, dell’IBC Emilia Romagna, della Provincia di Forlì-Cesena, dei Comuni di Forlì e Castrocaro, dell’Unione Comuni della Romagna Toscana. L'esposizione, con 53 opere, esplora l’impronta pierfrancescana, indelebile, sottile e intrigante, che ha nutrito le poetiche dei grandi artisti esposti, quali Borra, Carrà, Casorati, Crivelli, De Chirico, De Pisis, Funi, Garbari, Guidi, Morandi, Morelli, Rosai, Savinio, Severini e Sironi. L’influenza di Piero della Francesca sull’arte italiana degli anni Venti e Trenta passò attraverso il filtro critico di Roberto Longhi, che nel 1927 dedicò una monografia al maestro aretino e che ancor prima – nel 1914 – scrisse un lungo articolo sul periodico “La Voce” interpretando l’importanza storica di Piero e i suoi aspetti formali. “Sintesi prospettica di forma e colore”.

Come rifrangendosi in un prisma che ne scompone la solare unità individuandone molteplici e perfino divergenti valenze, la grande lezione prospettica e formale di Piero della Francesca è recepita dalla cultura novecentesca, assetata di un “ritorno all’ordine”, in maniera non univoca, tanto da originare, o comunque stimolare, esperienze artistiche anche molto distanti tra loro, dall’astratto rigore formale e la norma geometrica, all’incanto di una pittura rarefatta e sospesa. Disegni e pitture dei grandi protagonisti della cultura figurativa italiana del XX secolo filtrano l’universo pierfrancescano in una mostra che indaga colore, luce, spazio e geometria, presentando in un’unica sezione copie, studi, omaggi.

Il percorso della mostra inizia dall’opera Composizioni, di Pompeo Borra. Artista di grande consapevolezza, influenzato dal dibattito della rivista Valori Plastici, dove venivano affrontate questioni di forma e di eredità della stabilità eterna dell’arte, Borra si pone soprattutto fra De Chirico e Carrà, assumendo l’ironia del primo e la plasticità del chiaroscuro del secondo, e arrivando a scrivere un libro su Piero della Francesca, sua stella polare. L’esposizione prosegue con Giorgio De Chirico, il grande metafisico con nostalgia di classicità; con Gino Severini, avanguardista “pentito”; e poi ancora con Giorgio Morandi, del quale abbiamo un disegno del 1934, una Natura Morta d’ispirazione algidamente pierfrancescana. La Ragazza col mandolino (1923) di Felice Casorati ci introduce nelle atmosfere del Realismo magico, che trovò in Piero più che in ogni altro quattrocentista l’enigma di una pittura capace di congelare la realtà

In mostra anche alcuni paesaggi di Ottone Rosai, nei quali la sensazione fisica della luce si pone tra oggettività descrittiva e astrazione formale. Le atmosfere straniate di Virgilio Guidi sono dipinte con un colore soffuso che si stempera nella luce, un po’ Doganiere un po’ della Francesca. Un’evidente matrice futurista ed un fantastico equilibrio di ritmi spicca poi nell’opera Il cavallo, disegno a carboncino del 1914 di Mario Sironi.  Si può parlare di una poesia malinconica e di uno spazio compositivo terribilmente ordinato per l’originale figura del meno noto Tullio Garbari, così come per i disegni del toscano d’adozione Renzo Crivelli. Infine, un’indagine comparativa del tessuto artistico locale porta in mostra opere e disegni di Enzo Morelli, pittore colto, nato a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, e cresciuto tra Milano e l’Umbria, il quale si è costruito cercando e ammirando la natura con gli occhi di Piero. 

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