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Il Liberty nella top 5 delle mostre in Italia. Il 2015 sarà l'anno della Belle Epoque

Tanto orgoglio per il fatto che la rassegna forlivese è stata la 5° mostra culturale più visitata in Italia nei primi mesi del 2014

Grande soddisfazione alla conferenza di chiusura della Mostra “Liberty, uno stile per l’Italia Moderna”, tenutasi sabato nella sala Refettorio dei Musei San Domenico di Forlì. Ma anche orgoglio per il fatto che la rassegna forlivese è stato il quinto evento culturale più visitato in Italia nei primi mesi del 2014. E poi l’anticipazione sulla mostra 2015, quella del decennale: “Giovanni Boldini e la Belle Epoque”. Il primo dato eclatante sta nel numero di visitatori: 125.000. Solo con il Canova si fece meglio.

“E’ un numero imponente – esordisce il coordinatore Gianfranco Brunelli – che la dice lunga sulla qualità del lavoro svolto dal comitato organizzatore”. La sala Refettorio del contenitore museale di piazza Guido da Montefeltro, esibiva visi soddisfatti. La decisione presa nell’estate 2013 di avocare a Forlì 330 opere di 150 artisti liberty da tutta Europa, si è rivelata azzeccata. Come è risultato convincente l’esordio al San Domenico del neo eletto sindaco di Forlì Davide Drei, che ha messo in luce l’importanza che le rassegne culturali di spessore internazionale assumono sul fronte dell’occupazione: “Bene fa la Fondazione ad investire in cultura e a costruire percorsi innovativi di studio e ricerca. Le mostre al San Domenico sono importanti anche perché danno opportunità di lavoro a tante persone, studenti, artigiani e professionisti, avvicinando i giovani alla cultura grazie ai laboratori”.

Cala il sipario sulla mostra del Liberty

La mostra sul Liberty ha fatto dialogare la pittura con la scultura e le arti decorative, dalle vetrate ai ferri battuti, ai mobili, agli oggetti d’arredo, ai tessuti, frutti preziosi di un periodo di grande speranza e sviluppo per l’Italia. Al San Domenico di Forlì è stato possibile i dipinti e le sculture di ammirare Segantini, Previati, Boldini, Sartorio, De Carolis, Longoni, Morbelli, Nomellini, Kienerk, Chini, Casorati, Zecchin, Bistolfi, Canonica, Trentacoste, Andreotti, Baccarini; le vetrate e i ferri battuti di Mazzucotelli e Bellotto; le ceramiche di Chini, Baccarini, Cambellotti, Spertini, Calzi; i manifesti di Dudovich, Hohenstein, Boccioni, Terzi, Mataloni, Beltrame, Palanti; i mobili di Zen, Issel, Basile, Bugatti, Fontana; fino ai vestiti di Eleonora Duse, ai merletti di Aemilia Ars e agli arazzi di Zecchin. Analogamente sono stati sottolineati i molti punti di incontro tra Liberty e il Simbolismo.

Il direttore di “Civita Servizi” Alberto Rossetti ha illustrato un successo annunciato: “Il dato imponente del numero di visitatori del ‘Liberty’, 125.000, conferma un’anomalia tutta italiana: nel nostro paese le grandi rassegne tirano anche se organizzate in provincia e nei centri minori. In Europa succede il contrario: funziona solo quello che si propone nella capitale o nella grande città”. Altri dati snocciolati da Rossetti: “E’ in aumento il numero di visitatori da fuori Forlì, vicino al 60% del totale. Pochissimi gli stranieri, al di sotto dell’1%, mentre rimane alta l’età media, dai 45 ai 65. Il Liberty è stato un volano anche per il comprensorio forlivese, dall’alto delle 27 iniziative collegate allestite sino a Faenza e oltre. Interessante notare anche il veicolo di approccio alla mostra forlivese: cresce il numero dei visitatori attratti dalla “rete”, anche se lo strumento più affidabile rimane il passaparola. Un buon 30% delle persone venute a vedere il Liberty non era mai stato a Forlì.

L’Arte Floreale ha portato in dote alla città un grande dato statistico legato all’indotto: “Il 21% dei visitatori forestieri ha pernottato in città”. Il Presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi Roberto Pinza ha sottolineato l’assoluta importanza che le rassegne al San Domenico hanno assunto per la città, divenuti un binomio inscindibile. L’ex sottosegretario del primo Governo Prodi ha messo in risalto un’altra chicca: “Il merito del successo delle rassegne corali al San Domenico è dell’intera città, dei cittadini che accorrono numerosi e degli operatori, imprenditori ed enti pubblici che mettono convinti faccia e risorse”.

IL 2015 - Dulcis in fundo, il direttore del Comitato scientifico della mostra Antonio Paolucci ha svelato il futuro: “I Musei San Domenico nel 2015 ospiteranno “Giovanni Boldini e la Belle Epoque”. Si è deciso di battere, finché è caldo, il ferro della riscoperta del percorso cultural-artistico italiano. Boldini è un artista ferrarese che fu protagonista del suo tempo, rivelando la sua immensa valenza artistica non a Roma, Venezia o Milano, ma a Parigi. A Forlì giungeranno dalle 130 alle 150 opere da tutt’Europa in un crescendo di qualità artistica che dovrebbe consentire a quello che nel Ventennio fascista era considerato il “Cittadone” di superare, nell’anno del decennale, la fatidica soglia del milione di visitatori approdati al San Domenico. L’ultimo giorno della rassegna dedicata al Liberty, domenica, vedrà l’apertura straordinaria del San Domenico sino alle 22. Addio al provincialismo: la ribalta europea per Forlì e la sua ricchezza culturale ed organizzativa, è veramente ad un passo.

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