"Raffigurazione di San Giorgio": chiude la mostra dedicata a Domenico Adriano Corbari
Chiude domenica a mostra retrospettiva dedicata a Domenico Adriano Corbari "Raffigurazione di San Giorgio", voluta dai figli Alice e Robert, allestita all'Oratorio di Sant'Antonio, via Tartagni Marvelli, Dovadola (orari di apertura 10.00 - 12.00 e 16.00 - 19.00). L'artista, nato a Faenza nel 1946 e deceduto a Dovadola nel 2013, ha coltivato una passione per la figura di San Giorgio fin dall'infanzia, quando nelle campagne faentine ebbe modo di ammirare le raffigurazioni del Santo che venivano dipinte come abbellimento dei carri romagnoli, nonché a protezione dei raccolti che trasportavano.
In seguito Corbari ha saputo unire la sua creatività nella pittura, sia su legno sia su ceramica, ad una vera e propria ricerca iconografica che gli ha consentito di riprodurre l'immagine sacra in diverse decine di versioni, che ora gli eredi hanno messo a disposizione per sostenere l'Associazione Amici dell'Hospice. Con un'offerta minima di 50 euro si può contribuire alle attività del sodalizio e contemporaneamente acquisire un'opera di Corbari raffigurante San Giorgio che uccide il drago, immagine che ha costituito uno dei più preziosi ornamenti del plaustro romagnolo. Il centro più noto della decorazione dei carri fu Granarolo Faentino e Maddalena Venturi la decoratrice più famosa.
L'immagine veniva eseguita sul retro del veicolo, sopra l'argano, il cui fermo in ferro battuto ripeteva la forma di un drago o di un serpente.
San Giorgio che uccide il drago forse fu scelto per tale collocazione a causa della sua protezione ai cavalli, estesa anche ai traini in genere. L'ipotesi più affascinante, secondo la studiosa ravennate Vanda Budini: "Resta quella che associa Giorgio ai contadini, per il significato originario del suo nome (agricoltore, in lingua greca) e per l'identità del nome con cui si classifica un grande temporale, l'uragano,con quello dialettale dato al ramarro, e' rêgan, esemplare di rettile delle nostre campagne che come morfologia richiama i mitici draghi. In questo caso potremmo interpretare l'immagine nel seguente significato: Giorgio vincitore degli uragani e protettore delle messi. L'interpretazione più comune resta quella che vede il santo come colui che sconfigge il demonio sotto forma di drago''.
"Va infine considerato, aggiunge il sindaco di Dovadola Gabriele Zelli, patrocinatore della mostra che in più occasioni si è occupato di folclore romagnolo, ''che in base alla leggenda il drago viveva in un luogo paludoso e con il suo fiato uccideva le persone, pertanto si può considerare il simbolo di un luogo malsano sconfitto dall'opera secolare dei coloni delle nostre terre. Non a caso le iconografie di San Mercuriale, vescovo di Forlì, e di San Ruffillo, vescovo di Forlimpopoli, vengono solitamente rappresentate nell'atto di uccidere un drago".