"Le donne del digiuno contro la mafia" al Museo Archeologico"Tobia Aldini"
Dall'8 marzo al 24 maggio il Museo Archeologico di Forlimpopoli “Tobia Aldini” (Piazza A. Fratti, 5) ospiterà la mostra "Le donne del digiuno contro la mafia. Sono esposti 31 ritratti realizzati dal fotografo Francesco Francaviglia di donne che nell’estate del 1992 scesero in piazza «per infrangere il silenzio e l’omertà», iniziando una personalissima protesta –un digiuno per gridare la «fame di giustizia»– chiedendo le dimissioni dei più alti vertici dello Stato italiano. Di uno Stato che si era dimostrato incapace di difendere i suoi uomini migliori, impegnati a combattere una lotta impari nel tentativo di debellare quelle insidie mafiose che della nostra Repubblica stavano minando alle fondamenta i principi più nobili e le sue istituzioni. La scia di sangue di quell’estate siciliana non si interruppe e fra il 1993 e il 1994 risalì la penisola (da Roma a Firenze, a Milano e poi, ancora, a Roma) colpendo con ferocia e mortalmente alcuni luoghi simbolo della nazione, lasciando un tragico bilancio di vittime e seminando nuovamente sgomento e terrore.
I volti ritratti da Francaviglia sono quelli di donne coraggiose che disprezzando il male, compreso quello che poteva ritorcersi contro di loro, si schierarono a viso aperto contro la criminalità empia e brutale che insanguinava -e tuttora insanguina- quella stagione. Volti che il trascorrere del tempo ha solcato di rughe ma ha lasciato belli, ricchi di una fierezza antica, fisionomie ineluttabilmente mutate che però conservano intatta l’audacia, la ribellione, la resistenza. Alcuni di quei volti sono di persone note. C’è Pina Maisano Grassi, moglie di Libero, l’imprenditore ucciso per essersi ribellato al pizzo, ci sono Simona Mafai, storica capogruppo comunale del Pci, la fotografa Letizia Battaglia e l’ex sindaco di San Giuseppe Jato, Maria Maniscalco. C’è Michela Buscemi, nota per essersi costituita parte civile al maxiprocesso del 1985 dopo l’assassinio dei suoi due fratelli, e ci sono Luisa Morgantini, ex vice presidente del Parlamento Europeo, e la cantante Giovanna Marini, giunte da Roma per partecipare all’iniziativa delle palermitane. Altre sono effigi di donne che hanno continuato la loro resistenza nella classe di una scuola, in un ufficio della Regione, in un quartiere difficile come quello dello Zen: Bice Salatiello, Virginia Dessy, Anna Puglisi.