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Musica, design e sperimentazione: il festival "Ibrida" scalda Forlì con la quinta edizione

"L’edizione 2020 sarà un’edizione speciale, perché dettata da regole di distanziamento sociale, ma non di distanziamento comunicativo e artistico", spiegano i direttori artistici

Gli esponenti più inaspettati della ricerca italiana e internazionale nell’ambito dell’audiovisivo sperimentale, della performance art e della musica elettronica si danno appuntamento a Ibrida, il Festival delle Arti Intermediali di Forlì che prende vita dall’11 al 13 settembre all’Arena San Domenico, negli spazi antistanti i prestigiosi Musei San Domenico di Forlì, città che negli ultimi anni ha visto fiorire numerose iniziative afferenti al mondo delle arti contemporanee, e online. Oltre alle date principali Ibrida 2020 incontra i suoi appassionati anche con due appuntamenti gratuiti preliminari il 4 e l’11 settembre (negli spazi dell'Exatr) e una coda a fine ottobre.

"Quando abbiamo iniziato con Ibrida Festival, cinque anni fa, il nostro intento era quello di portare a Forlì nuove visioni, abbracciando con uno slancio le ibridazioni dei linguaggi con un focus necessario sulla videoarte. L’idea è sempre stata quella di creare una nuova comunità temporanea - spiegano Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, Direttori Artistici di Ibrida - in cui artisti e pubblico potessero incontrarsi e confrontarsi su questioni legate all’audiovisivo contemporaneo e, più in generale, all’arte. L’edizione 2020 sarà un’edizione speciale, perché dettata da regole di distanziamento sociale, ma non di distanziamento comunicativo e artistico".

"Ibrida, Festival delle Arti Intermediali nasce nel 2015 allo scopo di indagare e divulgare le produzioni e le ricerche recenti nell’ambito dell’audiovisivo sperimentale, accogliendo in maniera del tutto naturale al suo interno anche la performance art e la musica elettronica abbinata alla sperimentazione video - continuano gli ideatori della manifestazione organizzata dalla Vertov Project con il contributo critico di Piero Deggiovanni, docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna - Le Arti Intermediali, nomen omen, prevedono l’utilizzo di diversi media contemporaneamente (il video, l’installazione, la musica, la performance live), in un’ottica di ibridazione".

Il programma della quinta edizione

Si parte la mattina di venerdì 4 settembre con un incontro sulla videoarte italiana, fruibile gratuitamente sia dal vivo negli spazi di EXATR a Forlì che in streaming, per approfondire i nuovi linguaggi prodotti nel nostro paese, con la presenza di critici e docenti universitari. Nella medesima doppia modalità sarà possibile partecipare, venerdì 11 pomeriggio, alla presentazione della recentissima Antologia critica della videoarte italiana 2010-2020 di Piero Deggiovanni.

Dall’11 al 13 settembre, date centrali del Festival, avrà luogo una doppia programmazione parallela: online una ricca e proteiforme scelta di video opere internazionali e, dal vivo, tre sere di eventi realizzati negli spazi dell’Arena San Domenico di Forlì.

A far da anello di congiunzione tra questi due modi/mondi sarà, venerdì 11 settembre alle ore 20.30, una performance realizzata in diretta, ma fruibile solamente online, di Mara Oscar Cassiani, artista italiana che lavora nell'ambito  della coreografia e dei nuovi media (già ospite, tra l’altro, della Quadriennale d'Arte di Roma e dell’autorevole Romaeuropa Festival).

Nelle tre serate -in programma nel nuovo contenitore messo a disposizione dal Comune di Forlì- altrettanti live, molto diversi tra di loro, che vedranno alternarsi artisti di fama nazionale ed internazionale: una performance a cura del visual designer Kanaka insieme alla contrabbassista Caterina Palazzi (venerdì 11 settembre); l’audio-visual concert di Salvatore Insana con E-Cor Ensemble (sabato 12 settembre) e Archive Works con cui il percussionista e ricercatore sonoro Enrico Malatesta chiuderà l’edizione 2020 di Ibrida insieme all’artista spagnolo Carlos Casas (domenica 13 settembre). Tutti i live saranno preceduti da proiezioni di videoarte, selezionate dai diversi curatori delle sezioni del Festival. 

"Dopo una riprogrammazione dovuta al lockdown» concludono Francesca Leoni e Davide Mastrangelo «ci sembra importante essere presenti anche fisicamente, per lanciare un segnale chiaro al territorio ed ai nostri artisti: quello che abbiamo vissuto ci ha sospesi ma non bloccati, dandoci un’importante occasione di riflessione sul rapporto che abbiamo con la tecnologia. Prima, durante e dopo il Festival".

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