La sagra del tartufo di Dovadola concede il bis: alla scoperta della valle dell'Acquacheta
Le condizioni climatiche degli ultimi mesi hanno danneggiato, e non poco, l'agricoltura; dalla frutta al grano, dal frumento all'uva, tutte le coltivazioni hanno registrato basse rese e qualità non ottimali. Diversamente le abbondanti piogge hanno garantito ai terreni la giusta umidità nelle fasi di germinazione e di maturazione offrendo un primo raccolto di tartufi decisamente migliore rispetto alla media degli ultimi anni. Sono stati questi i commenti più frequenti che gli esperti hanno esternato durante la sagra del tartufo di domenica scorsa a Dovadola, che ha visto una partecipazione di pubblico al di sopra di quelle registrate in passato che era già notevolissima.
Per domenica fervono nuovamente i preparativi per concedere il bis sia e dare la possibilità ai numerosi buongustai, sia presso gli stand allestiti dalla Pro Loco sia presso i ristoranti e gli agriturismi del territorio, di gustare specialità al tartufo. In piazza Berlinguer i volontari della Pro Loco, coordinati dalla presidente Marta Ravaglioli, saranno nella condizione di servire, dalle ore 11.30 alle ore 19, tagliatelle, polenta, uova e crostini al tartufo. Va evidenziato che tutti i piatti vengono preparati sul posto e con prodotti a chilometro zero, mentre le sfogline sono già al lavoro da giorni per tirare con il mattarello la sfoglia per le tagliatelle.
"Dovadola, così come tutta la valle dell'Acquacheta - ricorda il sindaco Gabriele Zelli - merita di essere scoperta anche dal punto di vista turistico". Appena si arriva colpisce la mole della Rocca dei Conti Guidi che svetta sull'abitato, sulla quale riprenderanno a breve i lavori di restauro. Si tratta della parte meglio conservata del potente e antico Castello (VII-IX secolo) costruito sullo sperone roccioso che si protende ad abbracciare il fiume Montone fra due rupi. L'antica rocca fortificata appartenne agli arcivescovi di Ravenna, agli abati di S. Mercuriale, ai monaci di San Benedetto in Alpe e, infine ai conti Guidi. Questi ultimi si distinsero per il loro guelfismo e per l'amicizia con Dante Alighieri.
Lungo la strada che dal centro del paese, detta la "murata", in realtà dedicata a Tartagni Marvelli, è collocato l'oratorio di Sant'Antonio e San Gennaro, pregevole esempio di architettura sacra settecentesca, anche se di origine medievale. Al suo interno, fra stucchi barocchi, soluzioni spaziali inconsuete e quadri del pittore forlivese Giacomo Zampa (1731 - 1808), in questi giorni è visitabile la mostra degli artisti dovadolesi inserita nel ciclo "Quando l'arte è F.A.T.A ( fuoco, terra, acqua, aria)", con l'esposizione delle opere dedicate all'acqua. Gli stessi artisti espongono anche presso i locali della Fondazione Benedetta Bianchi Porro, siti in piazza Battisti, in una mostra dal titolo "Arte per Benedetta", che consente di ammirare anche le opere conservate nel museo dedicato alla Venerabile dovadolese, fra le altre quelle di pittori e scultori come Pietro Annigoni (1910 - 1988) e Francesco Messina (1900 - 1995).
È possibile, inoltre, visitare la chiesa della S.S. Annunziata e l'Abbazia di S. Andrea; la prima costruita per volontà dell'eremita Ballistra, in seguito ospitò i frati dell'ordine di S. Domenico. Notizie certe se ne hanno solo a partire dal XV secolo, quando alla chiesa era affiancato un ospedale. Oggi presenta linee sostanzialmente settecentesche. Al suo interno riposano le spoglie del glottologo e orientalista Raineri Biscia. L'Abbazia di S. Andrea, collocata poco sopra l'abitato oggi raccoglie in un sarcofago progettato e realizzato dallo scultore Angelo Biancini (1911 - 1988) le spoglie della Venerabile Benedetta (1936 -1964). Fu fondata nel XII secolo, ma le prime notizie certe della badia risalgono al 1116, data in cui il conte Guido di Dovadola la donò all'abate Teodorico del monastero di S. Benedetto in Alpe. La chiesa, che custodisce pregevoli opere pittoriche, presenta forme rinascimentali di ispirazione toscana databili alla fine del XV secolo.
Fuori dal centro abitato meritano considerazione il complesso di San Ruffillo, recentemente interamente restaurato e trasformato, ad esclusione della chiesa, in agriturismo, e l'Eremo e Santuario di Sant'Antonio, quest'ultimo non solo perché Montepaolo fu la prima residenza in Italia del Santo, ma perché da quel luogo parte il Cammino di Assisi (detto anche di San Francesco). Si tratta di un percorso per arrivare al Monastero di San Francesco che attraversa la Val Montone, valica crinali e creste tra le conche scavate del fiume Rabbi, del Bidente per raggiungere le terre del Cosentino e quelle umbre di Gubbio e Assisi.
TUTTI PAZZI PER LE TAGLIATELLE - Domenica scorso la Sagra del tartufo di Dovadola ha fatto il boom di presenze con migliaia di persone a spasso per le strade del Paese. Negli Stand allestiti da ProLoco tra tutti, il piatto più gettonato è stato quello della tagliatella al tartufo, infatti ne sono stati prodotti per ben 2.100 uova. "Le tagliatelle al tartufo sono il nostro fiore all'occhiello - afferma Marta Ravaglioli, presidente della ProLoco di Dovadola -. Il segreto sta in poco, ingredienti di qualità e preparazione rigorosamente a mano e matterello dalle volontarie e dai volontari della ProLoco Dovadolese nei giorni precedenti alla fiera".
"Il capannone della ProLoco - continua - in questi giorni si trasforma in una sorta di catena di montaggio dove sui tavoli appositamente allestiti si alternano ben 25 sfogline e sfoglini, di tutte le età, che con maestria e dovizia tirano a mano le sfoglie di tagliatelle. Questa attività diventa un momento di aggregazione dove persone di diverse età, mentre lavorano la pasta, dialogano dei propri fatti personali e delle vicende del Paese. Può capitare che allo stesso tavolo di lavoro ci siano ottantenni con ventenni, così che sia assicurato il "passaggio del testimone" sui segreti della cucina Dovadolese". L'assessore Marco Carnaccini sottolinea come quella di Dovadola sia "una delle pochissime Sagre che riesce a preparare un prodotto artigianale di così alta fattura e qualità ed ad un prezzo così contenuto (9 euro, ndr) per un numero così alto di persone, vi invito a venire numerosi e assaggiare questa delizia che è frutto dell'impegno di tante donne e uomini del nostro paese."