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Burian e "meteo bufale": "App? Dopo 3 giorni la previsione perde di attendibilità"

Le previsioni di fenomeni estremi diffuse negli ultimi giorni da strutture private (non Arpae, non Aeronautica e non associazioni meteo) hanno acceso il dibattito sulle "meteo bufale"

Tra le parole più ricercate sul web nell'ultimo periodo c'è senza alcun dubbio "Burian". Il vento gelido, caratteristico delle steppe della pianura sarmatica, ad ovest degli Urali e che si propaga da est-nord est verso ovest sud ovest, è entrato nel vocabolario anche dei meno esperti di meteorologia. Se ne parla ovunque; un effetto domino innescato dalla consultazione di previsioni diffuse da portali online privati. Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Meteocenter - Emilia Romagna Meteo, che già a ForlìToday ha spiegato le caratteristiche di tale vento, tranquillizza i cittadini: "Ciò che si può dire con certezza è che la settimana al via sarà fredda, ma nulla a che vedere con l’episodio di fine febbraio-inizio marzo". Quindi niente Buran (è questo il termine corretto da usare). Le previsioni di fenomeni estremi diffuse negli ultimi giorni da strutture private (non Arpae, non Aeronautica e non associazioni meteo) hanno acceso il dibattito sulle "meteo bufale", con gli albergatori visibilmente preoccupati in vista del periodo pasquale.

Burian, annunci di estate torride e con possibili tornado. La meteorologia sta finendo nell'occhio del ciclone e si torna a parlare di meteoterrorismo. Qual è la sua opinione a riguardo?
Esistono due ordini di problemi: il primo riguarda il proliferare, specie su internet, di molti, troppi siti meteo, dal momento che tale argomento desta sempre interesse; naturalmente ciò comporta molta competitività, se non proprio rivalità, e per avere più accessi si tende a privilegiare una informazione, al netto delle competenze spesso modeste, molto enfatica, urlata e piena di enfasi. In secondo luogo il mondo dell’informazione tende a privilegiare proprio queste fonti allo scopo di attirare più curiosità ed interesse nel lettore. Sono due facce della stessa medaglia e che entrambe conducono ad una cattiva qualità dell’informazione meteorologica.

La soluzione?
Sarebbe il caso di fare maggiore affidamento alle regole, scritte e non scritte, riguardanti la deontologia professionale, e questo vale per tutta la catena informativa che parte dal “produttore” (meteorologo) al “consumatore” (utente finale e/o lettore). Un terzo aspetto riguarda la scarsa cultura scientifica di base che affligge il nostro paese, in tal modo di tende a dare credito anche a coloro che mettono in rete informazioni distorte o volutamente inesatte o infondate. Questo problema potrebbe essere risolto dando maggiore spazio a programmi di informazione mirata; insomma maggiore spazio per la diffusione dei principi di base sulle discipline scientifiche allo scopo di mettere all’angolo il “santone” di turno, che peraltro è presente in molti altri ambiti, anche ben più pericolosi (esempio medicina).

L’Associazione Italiana di Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia ha espresso “viva preoccupazione per il dilagare di previsioni relative ad eventi meteorologici intensi emesse da soggetti non dotati di comprovata qualificazione in materia”. Come si può tutelare la sicurezza dei cittadini e offrire loro un servizio affidabile?
In primo luogo cercando di inculcare ai cittadini dei criteri minimi che però siano sufficienti a far discernere la buona meteorologia da quella cattiva, ma il passo principale da compiere riguarda l’arginare, con tutti i mezzi possibili, coloro che operano nel settore in modo estremamente scorretto per proprio tornaconto. L’impresa non è facile, perchè internet da la possibilità di aggirare i vari ostacoli che possano essere frapposti. Certo, la certificazione, la creazione di un ordine dei meteorologi sarebbe un passo importante, ma non sufficiente a mettere al muro i “meteo bufalari”. Come di dice spesso “fatta la legge trovato l’inganno”, ed in Italia in tutto questo siamo autentici maestri.

Al mattino il simbolo del fiocco di neve. Al pomeriggio quello della nuvoletta col sole. E alla sera quello della gocciolina. Non è che l'avvento delle App sta mandando in confusione chi vuole capirci qualcosa di previsioni meteo?
Anche in questo caso torniamo ai problemi di cui sopra. Le app sono molto comode e richieste, ma hanno un difetto: sono un prodotto del tutto automatico fornito da un più o meno buono modello fisico-matematico (NWP), senza l’intervento di alcun meteorologo. Occorre quindi far conoscere a tutti il concetto di incertezza, fondamentale quando si ha a che fare con un sistema caotico come quello atmosferico. Allora si scoprirebbe che l’app, per quanto comoda, veloce, accattivante nella grafica, ben confezionata, può dare informazioni meteo che già dopo 3-4 giorni al massimo decadono enormemente di attendibilità, a maggior ragione trattandosi di una previsione puntuale, per una previsione a 10 giorni su un punto ben preciso ha valore praticamente nullo, aspetto confermato anche da alcuini test eseguiti su diverse app, i quali hanno ampiamente dimostrato l’assoluta inadeguatezza di questo approccio. Ma siccome piacciono e molte sono gratuite, vengono scaricate ed usate “male” ovvero senza conoscere ciò che c’è dietro all’app stessa. Questo occorre far passare, ovvero il concetto che una previsione puntuale a 8-10 giorni (anche oltre a volte) non può essere attendibile.

Qual è il suo suggerimento?
Prendersi qualche minuto di tempo in più e leggersi un buon bollettino meteo, senza termini altisonanti od enfatici, che rispetti il rigore scientifico (senza esagerare), e che provenga da fonti qualificate e certificate. In regione siamo messi molto bene, abbiamo di gran lunga il migliore servizio meteorologico civile dell’Italia (Arpae idro-meteo-clima), e qualora si volessero integrare altre informazioni si può fare riferimento anche ed EmiliaRomagnaMeteo dell’associazione Asmer, un portale per il quale opera personale certificato. Ovvio che le previsioni si possono sbagliare, e ciò riguarda tutti, ma è sempre meglio fare riferimento a fonti quantomeno autorevoli.

Il risultato è che davanti ad un caffè ora si parla per i prossimi giorni del possibile ritorno di freddo e neve anche in pianura. Proviamo a fare chiarezza una volta per tutte, ricordando che stiamo parlando di previsioni e non di certezze. Cosa è possibile attendersi nei prossimi giorni?
Ciò che si può dire con certezza è che la prossima sarà una settimana fredda; nulla a che vedere con l’episodio di fine febbraio-inizio marzo, ma comunque farà freddo con temperature che saranno anche di 4/6°C inferiori alla norma del periodo, specie tra il 20 ed il 23 marzo, quando la fase fredda dovrebbe toccare il proprio culmine. Non si possono escludere gelate notturne qualora in quelle fasi si abbiano schiarite e poco vento, con potenziale pericolo per le coltivazioni arboree, specie le drupacce che sono particolarmente sensibili. In merito alle precipitazioni esse si avranno in particolare tra domenica e lunedì, con neve inizialmente a quote elevate ma in abbassamento lunedì quando potrà scendere fino ai 300-400 metri; tuttavia le pianure non sembrano a rischio a parte fenomeni “coreografici”. In seguito con l’arrivo dell’aria più fredda non dovremmo avere più precipitazioni (la massa sarà alquanto secca), ma occorre precisare che sul post lunedì l’incertezza è ancora elevata,

Qual è la tendenza per la primavera sotto il profilo delle precipitazioni e delle temperature?
Prevale un segnale, peraltro con incertezza ancora alta, su campo termico confrontabile con la norma climatologica e con piovosità leggermente superiore (aprile-maggio); si tratterebbe quindi una primavera non eccessivamente calda (come spesso occorso negli ultimi anno) ed un poco più instabile del normale. Ma come sempre prendiamo questi scenari con molto beneficio d’inventario.

E sull'annuncio di un'estate torrida e a rischio tornado?
Molto bella la parte sui tornado (ride, ndr)

Com'era bello vedere le previsioni ai tempi di Bernacca, Baroni e Caroselli.....
Proprio così....

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