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Tra caldo intenso e temporali violenti, la vecchia estate non esiste più: "Dovremo abituarci al cambiamento"

Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Emilia Romagna Meteo e vicepresidente dell'associazione Ampro, traccia un primo bilancio della stagione che sta volgendo gradualmente al termine

"L'estate sta finendo". Così cantavano i Righeira nel 1985, hit che non conosce tramonto. Il primo settembre inizierà l'autunno meteorologico, che si concluderà a fine novembre. E subentrerà ad un'estate che sarà ricordata per le ondate di calore, ma soprattutto per i violenti temporali. Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Emilia Romagna Meteo e vicepresidente dell'associazione Ampro, traccia un primo bilancio della stagione che sta volgendo gradualmente al termine.

Caldo e temporali violenti hanno caratterizzato l'estate. Quello in atto è un cambiamento epocale? 
A differenza della scorsa estate, la quale fu molto calda ma in modo costante e senza picchi di calore estremi, quella del 2019 che sta per concludersi è stata anch’essa molto calda (ma oramai è prassi consolidata) ma con punte di caldo estremo intervallate da interruzioni anche brusche come occorso a circa metà luglio. Chiaramente l’accumulo di grandi quantità di calore ed aria umida nei bassi strati, rappresenta una notevole scorta di energia da convertire in fenomeni temporaleschi, e siccome questi brevi break non sono mancati, i fenomeni sono stati spesso vistosi e violenti, potendo usufruire di una notevole mole di energia convettiva disponibile. Ed ecco quindi che i temporali non sono stati più numerosi di una normale estate, ma quasi sempre sono risultati severi o molto severi. Possiamo affermare che l’estate, per come eravamo abituati a concepirla prima del nuovo millennio, non esiste più, ed è profondamente cambiata. Sono passati oramai 15 anni dall’ultima estate con temperatura media nella norma, e sono trascorsi quasi 25 anni dall’ultima estate che si potesse definire “fresca”, per cui il segnale non è forte, ma fortissimo. Da allora una lunghissima serie di estati “roventi” culminate con quelle del 2003, 2007, 2011, 2012, 2013, 2015, 2017, 2018 ed aggiungiamo anche quella del 2019, senza scordare che anche quelle che mancano dall’elenco post 2000 non sono state affatto fresche. Insomma dovremo farci il callo, ne nuove e future estati saranno queste: caldissime, con onde di calore estreme, poco piovose (perso il 25% delle precipitazioni estive dal 2000 ad oggi), ma nelle poche occasioni piovose con il manifestarsi di fenomeni molto severi.

E' tutta colpa dell'uomo? 
Certamente non dobbiamo mai tralasciare il ruolo che riveste la cosiddetta variabilità climatica naturale la quale può ostacolare o mascherare determinati trend sebbene per periodi limitati, ma è evidente che l’azione dell’uomo vale il cosiddetto “asso di briscola”. L’eccessiva concentrazione di gas serra è una realtà consolidata (ce lo dicono i dati, impietosi), e l’eccesso di immissione di questi gas (oltre alla concentrazione presente naturalmente, ovvero l’effetto serra naturale, che è un bene per il pianeta) sta provocando danni enormi e conseguenze difficilmente reversibili. Del resto si chiamano gas “otticamente attivi”, ed in parole semplici alterano il bilancio radiativo e termico della superficie terrestre e di conseguenza dell’atmosfera, rendendola più calda e modificando per effetto domino i regimi di circolazione a grande scala. Il ruolo antropico nel climate change è oramai conclamato e non potrebbe essere che così, date le proprietà fisiche e chimiche di questi gas.


Cosa ne pensa della sensibilizzazione sull'argomento dei Fridays For Future? Ha mai avuto un incontro con alcuni attivisti?
La sensibilizzazione è uno dei passi fondamentali per aumentare la consapevolezza sul cambiamento climatico e di conseguenza anche del rischio, specialmente diretta alle attuali e future generazioni alle quali spetta e spetterà una missione assai ostica ma non impossibile. Per cui sono personalmente del tutto favorevole a qualsiasi azione che vada in questa direzione: sensibilizzare, divulgare, informare. L’unico aspetto da tenerne nella dovuta considerazione è il rischio di strumentalizzazioni, sport che nel nostro paese è molto praticato, sia a livello sociale che politico. Ecco, non siamo alla ricerca di eroi o di paladini a a tutti i costi, ma di un modo diverso di pensare e ragionare, attraverso un processo deciso ma graduale e nel contempo continuo. Ben vengano i simboli, ma devono rappresentare la punta di un iceberg che poggi le basi su un solido movimento culturale di massa, altrimenti potremmo perdere solo del tempo. Friday for future è una bella ed affascinante sfida, ma nasconde una macchia: ovvero che la scienza non è riuscita in tutti questi anni a farsi ascoltare dalla gente ed a sensibilizzarla a sufficienza, forse peccando di strategia comunicativa, ed è servita una giovane ragazza, encomiabile nella sua caparbietà, a smuovere le acque, e riuscendo dove la scienza ufficiale non era riuscita. Ciò deve servire da monito a memoria futura.

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