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Meteo, che primavera sarà? "Ignoriamo le previsioni 'urlate'. Ma potrebbe essere poco piovosa"

Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Meteocenter - Emilia Romagna Meteo, a fare il punto della situazione e tracciare un primo bilancio del quasi "non inverno"

E' ancora febbraio, ma si respira già un'aria decisamente primaverile. Cielo azzurro, tanto sole e temperature che toccano i 20 gradi. E' forte l'impronta del vasto promontorio di alta pressione, che ha di fatto cancellato l'inverno, spingendo la colonnina di mercurio su valori oltre norma anche di dieci gradi. Stando agli ultimi aggiornamenti, l’anticiclone potrebbe essere scalfito da una perturbazione nei prossimi giorni, ma al momento non si tratta di un segnale robusto a cui è possibile fare affidamento per stilare una previsione. E' Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Meteocenter - Emilia Romagna Meteo, a fare il punto della situazione e tracciare un primo bilancio del quasi "non inverno".

Randi è stato un mese di febbraio praticamente senza piogge e neve. A quando una via di uscita?
In effetti a parte i primi 3 giorni del mese, peraltro con quantitativi assai modesti, febbraio è trascorso senza precipitazioni di sorta salvo “qualche goccia” il giorno 11. Certamente non siamo ai livelli del febbraio del 1993, quando per l’intero mese non si ebbe alcuna precipitazione. Ma è certo che il febbraio 2019 finirà tra i meno piovosi dal dopoguerra. Come tendenza si intravede un segnale su una possibile ripresa delle piogge a partire dal 5 marzo circa, ma sembra possa trattarsi di fenomeni deboli ed irregolari, senza calcolare ancora una elevata incertezza. Insomma non sembrano poter essere precipitazioni “risolutive”.

Lo scorso anno febbraio si chiuse con neve e freddo pungente, quest'anno ha assunto tinte primaverili. E' l'anomalia termica più importante degli ultimi 50 anni per il mese in esame?
Il febbraio di quest’anno è stato caratterizzato da alte pressioni dominanti, ma di tipo dinamico sub-tropicale in quota, con molte giornate serene e particolarmente secche, favorevoli a temperature diurne (massime) spesso molto elevate, ma nel contempo con valori minimi relativamente bassi (specie pianure interne e vallate appenniniche). Per cui a livello di temperatura media forse non chiuderà come il più caldo degli ultimi 50 anni poiché c’è da battere una vistosa anomalia termica di ben +3,9°C del febbraio 2014 che ad ora detiene il primato. Ma è assai probabile che si inserisca nei primi 3 più miti dal dopoguerra.

Fatta eccezione per qualche episodio, si è avuta la percezione di un inverno tutt'altro che freddo...
L’inverno 2018-2019 chiuderà con una temperatura media su base regionale superiore alla norma (ma questa non è certo una novità), soprattutto per effetto delle forti anomalie positive di febbraio, ma non finirà tra i più miti in assoluto poiché dicembre 2018 (+0,2°C di anomalia rispetto al trentennio 1971-2000) e gennaio (+0,5°C) non sono stati, per così dire, “roventi” come in annate recenti.

Come mai freddo e neve si vedono più al sud che al nord? Ci può spiegare questo “ribaltone”?
Sul tema maggiore freddo e nevicate al sud rispetto al nord occorre una premessa: al nord l’inverno è la prima o la seconda stagione meno piovosa dell’anno (dipende dalle varie zone), mentre al sud l’inverno è effettivamente la stagione più piovosa, quindi è normale che nel periodo invernale i rilievi del sud (Appennino meridionale) ricevano molta più neve rispetto alle Alpi o al nostro Appennino. Detto questo è vero che nell’inverno che sta per terminare il divario tra nord e sud è stato fin troppo ampio; questo accade normalmente in condizioni di Nao (oscillazione nord atlantica) positiva, con forti depressioni su nord Atlantico, prevalenti alte pressioni su centro e sud Europa, ma con i Balcani ed il nostro sud che spesso rimangono nella periferia meridionale od orientale delle alte pressioni con conseguenti rientri da nord-est di masse d’aria più fredda, le quali al contatto col tiepido Mediterraneo meridionale generano depressioni con pioggia e neve anche a quote basse. E quest’anno la cosiddetta oscillazione nord-atlantica è stata quasi sempre positiva. Non a caso prima è stato citato il secchissimo febbraio 1993, in un contesto invernale che anche allora fu freddo e spesso nevoso al sud e pochissimo al nord. Ogni tanto accade e questo fa parte della variabilità naturale, cui occorre aggiungere che nel contesto climatico attuale a parità di dinamiche atmosferiche simili fa mediamente più caldo rispetto al passato, e qui vi è la traccia del riscaldamento globale.

In Romagna preoccupa il deficit pluviometrico in vista anche della stagione estiva. Giove Pluvio sarà generoso in primavera?
Per quello che può valere, sempre non molto quando si parla di scenari stagionali, il segnale che si nota dai modelli dedicati a questo tipo di previsione, indicano una ripresa della piogge in marzo, mentre il segnale su aprile e maggio è piuttosto secco, per cui potrebbe essere una primavera poco piovosa. Occorre però precisare che proprio sulle precipitazioni l’abilità di previsione è assai più bassa rispetto alle temperature per le complicazioni a scala regionale o locale indotte da orografia, tipologia di precipitazione (ad esempio temporali che sono fenomeni di estensione ridotta e quindi “sotto griglia” per questo tipo di modelli), ed altro ancora. Quindi non darei troppo peso a questo tipo di proiezione.

Sul web circolano articoli che parlano di “orribili previsioni” per la nuova stagione in arrivo con “furiose ondate di caldo”. C'è da preoccuparsi sul serio?
Sono sempre gli stessi che in inverno annunciano ad ogni piè sospinto gelo epocale e sciabolate artiche; siccome qualunque informazione deve sempre essere, secondo costoro, estremizzata, enfatizzata ed urlata al massimo, allora ecco che in chiave primaverile-estiva cominciano gli schiamazzi in direzione del caldo estremo. Ma non preoccupiamoci, essi alternano previsioni di eccesso di freddo o di caldo a seconda dell’umore, quindi presto arriveranno notizione anche di segnale opposto pur di “urlare”. Basta ignorarli ed il gioco è fatto.

Vedendo i prati decorati da margherite, possiamo ulteriormente dire che il clima sta impazzendo…
Chiaramente le cose sono decisamente cambiate rispetto a qualche decennio fa, o se vogliamo, dal nuovo millennio; la stagione che più è mutata, diventando praticamente irriconoscibile, è quella estiva, ma anche l’inverno ha indubbiamente subito l’impronta del riscaldamento globale. Infatti dopo l’inverno 2012-2013 abbiamo inanellato una sequenza di stagioni invernali mitissime con quella del 2013-2014 come più mite in assoluto; anche questo è un segnale inequivocabile che il cambiamento climatico non è solo una minaccia, ma una realtà.

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