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"In 24 ore è caduta tutta la pioggia che dovrebbe cadere nel mese di maggio"

Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Emilia Romagna Meteo e vicepresidente dell'associazione di meteorologici professionisti Ampro.

Dall'inizio del mese sono caduti tra i 100 ed i 170 millmetri di pioggia. Solo nelle ultime 48 ore sono caduti su Forlì ben 60 millimetri, mentre nell'entroterra le precipitazioni sono state più intense, con quantitativi anche superiori ai 110 millimetri. Un forte ondata di maltempo che ha contribuito anche alla furiosa tracimazione della diga di Ridracoli. Le condizioni atmosferiche resteranno instabili per il resto della settimana, come chiarisce Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Emilia Romagna Meteo e vicepresidente dell'associazione di meteorologici professionisti Ampro.

Tre perturbazioni in 13 giorni. E' normale per il mese di maggio?
Sarebbe quasi normale, se non fosse che due di queste sono state piuttosto intense con precipitazioni alquanto abbondanti, specie sui rilievi. Non dobbiamo dimenticare che maggio è il mese centrale della primavera meteorologica, ovvero pur sempre la seconda stagione più piovosa dell’anno; per cui che piova in maggio è un evento del tutto normale (o almeno dovrebbe essere). Chiaramente questo maggio è stato ad ora un po' “esagerato”, con due eventi di rilievo nell’arco di una settimana.

A cosa è dovuta questa situazione atmosferica?
Il modello di circolazione che si è instaurato da inizio mese è classico di periodi alquanto instabili, e che spesso non si risolvono molto rapidamente. Si è avuta la migrazione verso latitudini polari, o comunque del nord-ovest Europa, delle alte pressioni, e quando alte pressioni migrano verso latitudini elevate il bacino del Mediterraneo rimane “scoperto”, ovvero senza protezione. Infatti due discese di aria fredda provenienti direttamente dalla Scandinavia si sono gettate sul Mediterraneo dopo aver aggirato le Alpi; quando ciò accade il Mediterraneo “risponde” ed innesca centri di bassa pressione a lenta evoluzione, i quali hanno anche un elevato contributo orografico, vale a dire si formano sottovento ai rilievi principali. Naturalmente ciò comporta fasi instabili o perturbate anche durature, poiché queste depressioni vengono alimentate per diverso tempo da aria fredda in discesa da nord ed aria più calda in rimonta dalle zone sub-tropicali, specie quando ad ovest e ad est sono “bloccate” da anticicloni.

Perché gli anticicloni sono migrati così a nord?
Un ruolo può averlo avuto il “final warming” a carico del vortice stratosferico polare che ne decreta la morte; tuttavia quest’anno è avvenuto in ritardo rispetto alla tabella di marcia, e siccome questo processo tende a formare o richiamare verso nord vaste alte pressioni, si produce un tipo di tempo dal punto di vista dinamico più affine all’inverno che alla primavera. In sostanza è come se stessimo vivendo una fase meteorologica di marzo-aprile e non di maggio. Ma non è la prima volta che accade, sia chiaro. Basta tornare ai mesi di maggio 2010, 2004, 1995, 1991 (freddissimo, ben oltre quello attuale), 1987, 1980; per finire a quelli piovosissimi e freddi del 1939 /record di piovosità regionale in maggio, con fino a 500 millimetri mensili su Appennino oltre i 500 metri di altezza con drammatiche alluvioni) e del 1953.

I quantitativi pluviometri più significativi registrati nelle ultime 24 ore?
Si va dai 40-50 millimetri nelle zone di pianura e fascia costiera ai 100 ed oltre millimetri della zona appenninica, il che equivale a quasi tutta la pioggia che dovrebbe cadere nel mese di maggio. Se poi aggiungiamo gli elevati apporti dell’evento del 5-6 maggio, si arriva ai 60 millimetri della costa; 80-100 della pianura interna e pedecollinare, per finire agli oltre 150 millimetri dei rilievi, che già adesso identificano un mese di maggio assai piovoso. C’è da aggiungere che in situazioni meteorologiche come questa, con venti da nord-est moderati o talora forti nei medi e bassi strati, interviene il fenomeno dello stau appenninico dovuto alla salita forzata dal rilievo delle masse d’aria già per sé instabili; ciò implica in ulteriore impulso ai moti verticali che sulle nostre colline determina nuvolosità più intensa e compatta con conseguenti quantitativi di pioggia sensibilmente superiori a quelli osservati su basse pianure e costa.

Quando è prevista una tregua?
Diciamo che il peggio è oramai alle spalle; martedì ancora qualche debole pioggia sarà possibile sui rilievi appenninici, ma dovrebbero essere le ultime poiché dal pomeriggio ci si attendono parziali schiarite ed assenza di pioggia. Poi un veloce impulso freddo in quota dovrebbe transitare velocemente mercoledì mattina con associate qualche pioggia o rovescio, ma in veloce fuga verso sud e seguite da un rapido miglioramento. Farà ancora un po' freddo in rapporto al periodo, con le temperature massime che faticheranno a superare i 20°C.

Nel weekend ancora rischio instabilità?
Al momento attuale la prospettiva sembra quella, ma con modalità diverse rispetto alle due precedenti; anziché una discesa fredda dal nord Europa dovremmo avere l’ingresso di un’onda depressionaria atlantica, quindi da ovest. Ciò implicherebbe meno freddo ma masse d’aria ugualmente instabili, pertanto è probabile che tra venerdì e domenica tornino piogge e rovesci, ma sembra con intensità e durata inferiori agli eventi di questi giorni.

Per le belle giornate c'è quindi ancora tanto da attendere…
Il segnale che appare dalle previsioni di ensemble a lungo termine, indica un graduale aumento delle temperature che tornerebbero entro la norma stagionale, ma nel contempo continuerebbe un tipo di tempo poco stabile, e quindi con intermittenti occasioni per passaggi piovosi o temporaleschi.

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