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Regione Romagna, la Lega passa all'azione: "Chiediamo un referendum"

I consiglieri impegnano l’esecutivo regionale anche a indire un secondo referendum consultivo

Modificare lo Statuto della Regione Emilia Romagna, introducendo la possibilità di indire un referendum consultivo per chiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con il trasferimento delle relative risorse. Il gruppo della Lega Nord, con una risoluzione di cui è primo firmatario Massimiliano Pompignoli, si muove sulla scia delle Regioni Lombardia e Veneto e chiede al presidente e alla Giunta regionali di indire, dopo la modifica dello Statuto, un referendum consultivo perché tutti gli elettori emiliano-romagnoli possano esprimere la propria volontà sull’opzione di una maggiore autonomia e di ulteriori risorse per poterla attuare. Ma le richieste del gruppo leghista non si fermano qui.

I consiglieri impegnano l’esecutivo regionale a indire un secondo referendum consultivo, rivolto ai soli elettori delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini e dei comuni del Circondario imolese (Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel del Rio, Dozza, Fontanelice, Imola e Mordano), per esprimere il proprio voto sulla costituzione di una “entità regionale autonoma denominata Regione Romagna, con propria Assemblea regionale e un proprio governatore, senza ulteriori costi per la finanza pubblica”.

L’Emilia Romagna, “uno dei motori economici” del paese per “numero di imprese e volume d’affari”, spiegano i firmatari, "ha oltre quattro milioni di abitanti dislocati in un territorio eterogeneo, che va dalle grandi città alla pianura, dalle montagne alla collina, fino all’unicità della costa romagnola e alle zone lacustri, dovendo far fronte a una significativa quantità̀ di interventi istituzionali diversificati per regolamentare le comunità̀ stanziate sul territorio".

A questo si aggiunge il fatto che “la dimensione economico-produttiva e sociale è un oggettivo elemento di ‘diversità’ dell’Emilia e della Romagna, - scrivono i consiglieri - territori virtuosi grazie alle proprie tradizioni civiche e al proprio ‘capitale sociale’ potendo vantare un’elevata capacità produttiva, contributiva e fiscale, nonché́ un elevato livello delle prestazioni dei servizi al cittadino”. Da queste valutazioni, prende avvio “l’opportunità̀ ormai indifferibile”, in vista di un “rafforzamento delle prerogative autonomistiche spettanti all’Emilia e alla Romagna e di riconduzione a un concreto modello federale di amministrazione e di gestione”, di procedere all’indizione di un referendum consultivo per chiedere agli elettori se la Regione Emilia Romagna debba intraprendere o meno iniziative istituzionali per richiedere l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia".

"Ma è altrettanto “matura” - rilevano Pompignoli e colleghi - l’opportunità̀ di risolvere democraticamente con un voto dei soli territori romagnoli la questione dell’autodeterminazione di quei territori per giungere a una piena autonomia regionale. E’ evidente -che l’espressione favorevole della popolazione regionale su entrambi i quesiti è condizione ritenuta indispensabile e necessaria per l’assunzione di un provvedimento specifico dell’Assemblea che richieda l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia nelle materie individuate dalla stessa Assemblea. Hanno sottoscritto la risoluzione, oltre a Pompignoli Daniele Marchetti, Andrea Liverani, Fabio Rainieri, Alan Fabbri, Stefano Bargi, Gabriele Delmonte, Marco Pettazzoni e Matteo Rancan. 

Il botta e risposta Bonaccini e Pini

"Leggo che la Lega - scrive il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini - vuole un referendum per separare l'Emilia dalla Romagna. Hanno gettato la maschera. Siamo la prima Regione per crescita del Paese e quella con il maggior tasso di occupazione. Separati saremmo tutti più deboli, mentre la nostra forza sono le eccellenze da Piacenza a Rimini". "Quella della Lega - conclude - è una proposta irresponsabile. Altro che autonomia". "Prendo atto che a Bonaccini la democrazia del voto popolare dà fastidio - replica il parlamentare Gianluca Pini - o ancora peggio fa paura. L'autonomia dei nostri territori non passa dalla sua segreteria di partito ma dalla volontà popolare. Anche per la Regione Romagna a decidere saranno i romagnoli, né i romani, né i modenesi".

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