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Benessere animale, Bartolini (Pdl) contro la legge: "Si rischia l'abbandono dei cani"

Il consigliere regionale del Pdl Luca Bartolini, dopo aver votato contro ai diversi emendamenti degli ambientalisti, è uscito dall’aula nel momento del voto della Legge Regionale 3 /2013 detta anche legge togli catene ai cani

Il consigliere regionale del Pdl Luca Bartolini, dopo aver votato contro ai diversi emendamenti degli ambientalisti, è uscito dall’aula nel momento del voto della Legge Regionale 3 /2013 detta anche legge togli catene ai cani. “Come al solito, davanti ad una legge condivisibile nel titolo, (anche se in campagna chi ha grandi aie stende un cavo d’acciaio che lascia decine di metri di libertà ai cani alla catena) gli animal ambientalisti la hanno poi infarcita di lacci e lacciuoli che rischiano di far fare nei prossimi mesi stragi di multe da parte di GEV, CFS o Guardie Provinciali o municipali o, peggio ancora, di far aumentare a dismisura i casi di rinuncia di proprietà dei cani e di conseguente consegna del cane ad un canile facendosi carico del suo mantenimento, non essendo nella possibilità di avere il necessario spazio che in Emilia-Romagna, unico caso in Italia è superiore a quello di una camera matrimoniale standard”.

La legge regionale n. 3 del 2013 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17 febbraio 2005, n. 5 (Norme a tutela del benessere animale)” è appena entrata in vigore “ma mostra già tutte le storture partorite dall’integralismo animalista di cui è figlia e che i più accorti e di buon senso aveva richiamato fin dalla presentazione del progetto di legge. - sottolinea Bartolini - L’Emilia-Romagna aveva già una buona legge a tutela del benessere degli animali d’affezione, quella appunto del 2005, che prendeva le mosse dall’accordo Stato-Regioni sottoscritto nel 2003, ma pur di accondiscendere alle pretese della lobby animalista, sempre molto abile nel gioco del ricatto politico nei confronti di una maggioranza di centro-sinistra smarrita e priva di una progettualità forte, l’Amministrazione regionale ha deciso ancora una volta di fare la prima della classe. Ma chi farà da cavia per l’applicazione delle nuove norme e pagherà il prezzo di requisiti esagerati e che aggraveranno burocrazia e costi per il mantenimento di animali d’affezione come, ad esempio, i cani?2.


Bartolini propone un'analisi della legge: “Obbliga i singoli proprietari di cani “a garantire un ricovero i cui requisiti strutturali minimi non differiscano da quelli previsti per reparti di ricovero ordinario dei canili e dei gattili autorizzati sul territorio regionale”. Una vera forzatura, assurda per chi detiene cani all’aperto. La Circolare n. 7 del 1999 della nostra Regione, infatti, alla voce “Reparti di ricovero ordinario” prevede come requisiti minimi, per quanto riguarda i box per i cani, le seguenti dimensioni: 1) con area di sgambamento aggiuntiva (150 mq per box plurimi !) , box individuali 9 mq (30% chiusa o coperta) e box plurimi 9 mq + 7 mq per ogni cane in più (quindi per 2 cani ci vogliono 16 mq!); 2) senza area di sgambamento aggiuntiva, box individuali 20 mq e box plurimi 20 mq + 10 mq per ogni cane in più (quindi per 2 cani occorrono 30 mq!). E non è finita. La medesima Circolare dispone la presenza di rete di altezza non inferiore a 2 metri e 30 cm di una rete aggiuntiva con inclinazione verso l’interno di 45° e le recinzioni devono sovrastare un muretto di cemento o laterizi cui vanno ancorate le reti. Sono, pertanto, evidenti i richiami alle norme edilizie contenute nei vari Regolamenti comunali (RUE) e gli annessi in termini di concessione edilizia, progetto, permessi, scarichi, fosse biologiche. Un aggravio di burocrazia con conseguente aumento dei costi che rende particolarmente onerosa e in alcuni casi insostenibile la detenzione all’aperto di cani. I cani detenuti in appartamento non sono menzionati nella legge e ciò crea un’ingiustificabile sperequazione, perché, per fare un esempio chiarificatore, il proprietario di un alano che vive con il proprio cane in un monolocale non è chiamato ad alcun intervento, mentre chi ha un cane di taglia assai inferiore all’alano e vive in campagna, pensiamo a contadini, cacciatori, tartufai, sarà obbligato a provvedere al ricovero dei propri cani secondo standard da monolocale”.

“Ecco il paradosso della nuova legge: - sottoliena il consigliere - per il ricovero di cani detenuti all’aperto vengo previsti standard da camera d’albergo, spazi che i detenuti nelle nostre carceri nemmeno si sognano! Il fine ultimo della nuova legge regionale, allora, è fin troppo chiaro: colpire con norme restrittive e iper protezionistiche proprio chi detiene cani all’aperto, vale a dire, in particolare, i cacciatori e i tartufai, che nella logica dell’integralismo animalista non sono degni di detenere animali. Se le nuove norme porteranno i proprietari meno abbienti a liberarsi dei cani lasciandoli in affido ai Comuni o, peggio, spingeranno proprietari senza scrupoli ad abbandonarli al randagismo o a sopprimerli, evidentemente poco importa agli animalisti nostrani. Così come poca importa se tali norme disincentiveranno all’acquisto di nuovi cani o all’adozione di cani dai canili. Contro queste norme inique e pericolose mi sono battuto in aula votando contro a vari emendamenti restrittivi e  giudicando inefficace e inutile la nuova legge regionale, non ho partecipato al voto. La preoccupazione di tanti proprietari di cani affezionati ai loro animali e che non voglio trovarsi nell’aberrante condizione di rischiare di rinunciare al loro affetto mi ha motivato a predisporre un nuovo progetto di legge che vada a correggere le storture delle legge regionale vigente”.

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