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Candidati visti da vicino, San Vicente: "Delusi di Pd e 5 Stelle, con noi si può tornare a votare"

Vediamo più da vicino i candidati, chi sono, cosa hanno fatto nella loro vita e come la pensano.  Partiamo con Veronica San Vicente Capanaga, che si candida per la lista "L'alternativa per Forlì"

Domenica 26 maggio i forlivesi sono chiamati a eleggere il futuro sindaco della città. In cinque si contendono la poltrona di primo cittadino. Il voto, inevitabilmente, non è solo dato ad un programma o ad una simpatia politica, ma spesso e volentieri - specialmente in una elezione locale - è un voto alla persona, alle sue convinzioni e al suo impegno per la città. Vediamo più da vicino i candidati, chi sono, cosa hanno fatto nella loro vita e come la pensano. Partiamo con Veronica San Vicente Capanaga, che si candida per la lista "L'alternativa per Forlì".

Chi è Veronica San Vicente?
"Ho 38 anni, sono nata a Bologna da genitori spagnoli. Mi sono trasferita a Forlì quando facevo le medie, ho fatto il liceo scientifico Paolucci De Calboli, ho studiato due anni all'università a Forlì e poi mi sono trasferita in Erasmus a Strasburgo. Mi sono laureata lì in Scienze Politiche, poi ho proseguito nella Scuola Nazionale di Amministrazione francese. Da qui sono diventata funzionario del Ministero della Salute e affari sociali a Parigi per cinque anni come ispettore e altri ruoli. Ho partecipato alla spending review di tutte le agenzie nazionali della salute francesi".

Veronica San Vicente: "Delusi di Pd e dei 5 Stelle, con noi potete tornare a votare"
Marco Ravaioli: "In noi lo spirito civico, i forlivesi non si innamorano della città con una delibera"
Gian Luca Zattini: "Dopo 50 anni cambiare è funzionale al bene comune"
Giorgio Calderoni: "Sarò libero e autonomo. Non farlo sarebbe tradire la mia storia"

Cosa l'ha riportata a Forlì?
"A Parigi non ero convinta di mettere su una famiglia lì. Ho scelto una vita più tranquilla, più vicina alla famiglia e con più tempo per me stessa, nonostante il lavoro fosse molto stimolante. Sono rientrata a Forlì nel 2011. Ora lavoro all'università, nell'area della ricerca e innovazione, mi occupo di gestione di progetti finanziati dall'Unione Europea. Ho un compagno e due figli: Maya di due anni e Diego di 5 anni. I bambini frequentano asilo e materna comunale, sono servizi di eccellenza. Tra l'altro in pochi sanno che c'è un asilo a Parigi che si ispira al modello pubblico emiliano-romagnolo, e ci va l'élite della città".

Intervista a Veronica San Vicente

Perché un forlivese dovrebbe votare Veronica San Vicente?
“Rispondiamo all'esigenza, che abbiamo noi stessi - che siamo persone in parte provenienti dai partiti della sinistra al di fuori del Pd, in parte persone che non andavano a votare da molti anni – di sostenere i valori della sinistra, a partire dall'anti-fascismo che dovrebbe caratterizzare tutte le forze politiche, ma anche la solidarietà, l'uguaglianza, lo schierarsi dalla parte dei più deboli, dei lavoratori, delle donne, dei migranti. Non credo nella fine delle ideologie e che ci si possa definire 'né di destra, né di sinistra'. Nell'azione politica ci vuole una direzione che orienta le scelte: per noi la direzione è la riduzione delle disuguaglianze e l'ambiente. Inoltre rispondiamo ad un'inerzia che c'è stata da parte del Pd negli ultimi dieci anni, qui a Forlì, senza negare le cose positive fatte. Non è stato un Pd coerente e proattivo. E infine vogliamo riportare molte persone a votare, persone che non vogliono votare Pd,  né una sinistra frazionata, o ancora persone che hanno guardato ai 5 Stelle e si sono detti che non è la soluzione”.

Un sondaggio non vostro vi accredita all'8%. La soddisfa? Non è poco per la sinistra radicale in questa fase politica...
“Premesso che noi ci candiamo per vincere, l'8% sarebbe un risultato positivo. Facciamo però fatica a definirci sinistra radicale, alla fine la nostra proposta mira al governo, non è radicale o esagerata, ma ragionata e che guarda al contesto storico in cui ci troviamo, un contesto di cambiamento climatico, cambiamenti demografici della società, non solo i migranti, ma anche l'invecchiamento della popolazione, il cambio delle famiglie che non sono più quelle in cui si esce tutti dal lavoro alle 17, ma che hanno orari frazionati, come le cassiere che finiscono di lavorare alle 21, e che richiedono l'adeguamento dei servizi”.

In questa tornata elettorale non c'è una sinistra che ancora porta falce e martello sul simbolo o si definisce di eredità comunista. E' caduto il Muro di Berlino anche a Forlì?
“Noi siamo sostenuti da cinque formazioni politiche: Rifondazione comunista, Possibile, Sinistra Italiana, Diemi 25 (il movimento paneuropeo fondato dall'ex-Ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis) ed èViva, lanciata dal senatore Laforgia. I partiti hanno preferito dare il senso di unità della sinistra, piuttosto che presentare il proprio simbolo.La mia candidatura deve tanto ai partiti che ci sostengono e vuole rappresentare i valori che uniscono questi  partiti. Per quanto riguarda i partiti, più che guardare ai simboli vorrei che si guardasse ai contenuti, dato che questi partiti hanno portato avanti tematiche assenti dal dibattito nazionale”.

Tornerà l'opposizione di sinistra in Consiglio comunale?
“Noi porteremo avanti il nostro programma, se ci proporranno  questioni contenute nel nostro programma voteremo sì in Consiglio, altrimenti faremo opposizione sulle proposte che riterremo inaccettabili. La nostra idea è di una partecipazione in Consiglio comunale responsabile e che faccia crescere la città".

Le prime tre cose che farebbe se fosse sindaco.
“La prima è sul centro storico, lanciare una sperimentazione di pedonalizzazione nei fine settimana sul modello di Bologna, un corso alla volta, avviando una discussione e confronto con i commercianti e i cittadini. In secondo luogo mi occuperei di mobilità, che è una delle grosse mancanze dell'amministrazione degli ultimi dieci anni, dato è rimasta ferma agli anni '80. Quindi potenziare enormemente il trasporto pubblico, sia nelle corse che nei percorsi, e rimettere in sesto la rete delle piste ciclabili che tali non sono oggi. Manca perfino un percorso ciclabile tra stazione e centro. Infine, come terza cosa, mi piacerebbe lanciare un grande dibattito pubblico con i cittadini, con i privati e con tutti gli operatori culturali e l'università, attorno all'ex Eridania, per definire un piano di azione di dieci anni”.

Mi definisca gli altri candidati suoi concorrenti.
“Zattini è una persona rispettabile, ma si è accompagnato con forze politiche con cui non è possibile instaurare un dialogo; Calderoni è un uomo di grande cultura, ma il suo programma manca di visione; per Ravaioli e Vergini il fatto di non prendere posizione, di non definirsi né di destra né di sinistra, li pone in una posizione tale di poter fare qualsiasi scelta, invece con noi gli elettori sanno che su certi temi avremo posizioni sempre chiare, a fianco dei lavoratori, delle donne, a difesa dell'ambiente, una forza laica e penso che siamo gli unici ad esserci espressi in tal senso. Su questo i nostri elettori non avranno dubbi”.

Lei è l'unica donna in corsa per la carica di sindaco. Come lo valuta?
“Abbiamo fatto la scelta di non incentrare la nostra campagna elettorale sul fatto che sono una donna. A titolo personale posso dire che negli ultimi due mesi mi sono ritrovata in consessi quasi esclusivamente maschili e che non credo che essere donna non mi porti un vantaggio o uno svantaggio, ma mostra bene la situazione in Italia, nella quale ai vertici ci sono solo uomini. Esclusa la Cna, quando siamo andati in associazioni di categoria, piuttosto che di associazioni, il vertice era quasi sempre solo di uomini. Forse abbiamo un problema: la parità è ancora lontana, è evidente nel gap salariale, nel fatto che una donna debba rinunciare al lavoro quando ha un figlio, nel fatto che tra un uomo e una donna si sceglie sempre l'uomo mentre la donna deve dimostrare di valere. In ogni caso, la scelta di presentare me come candidata è stata fatta dal mio gruppo sostenitore non perché ero una donna, ma perché portavo competenze”.

Se vince sarà chiamata a governare una macchina complessa come il Comune, con risorse che poi si scoprono magicamente inferiori rispetto a quanto si vorrebbe per mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Come intende farlo?
“Abbiamo una squadra che ha delle competenze. La macchina comunale è complessa, ma anche un po' ingessata. Si può migliorare con uno spirito di progetto, rispetto ad uno spirito di ufficio. In Comune ci sono notevoli risorse nel personale stesso, il politico deve dare una direzione prendendo delle decisioni coerenti, cioè quello che è mancato in questi anni”.

Cosa riconosce come fatto bene negli ultimi dieci anni?
“Di sicuro il San Domenico, che tuttavia merita un'attenzione in più da parte del Comune per farlo diventare un vero museo dei cittadini e non solo dei turisti. Altra cosa a mio avviso positiva è stato l'impegno sul welfare anche se negli ultimi anni sono stati chiusi due asili pubblici a favore delle scuole paritarie. Il terzo punto che concedo alle amministrazioni precedenti è il lavoro fatto per l'apertura del campus, che deve diventare anche un luogo di vita dei cittadini”.

I detrattori dicono, ovviamente mai pubblicamente, “Lei è la figlia di San Vicente” (l'ex presidente del campus universitario). Cosa si sente di rispondere?
“Mio padre non si è mai occupato di politica, è un professore universitario. Avrei potuto scegliere anche io la carriera universitaria e non l'ho fatta perché sono più interessata all'amministrazione e alla politica. Da mio padre ho solo da imparare per la capacità che ha avuto di amministrare il campus e nella sua ponderazione”.

Cosa farete in caso di ballottaggio?
“E' tutto molto aperto, abbiamo un programma e su quello ci confronteremo. La campagna elettorale è stata fin troppo corretta, nel senso che abbiamo fatto confronti in cui alcuni candidati dicevano delle cose da far rizzare i capelli, ma non c'era la possibilità di contraddittorio e così ognuno restava nel proprio seminato, senza far emergere le contraddizioni e perplessità sui programmi degli altri. E questo è un peccato. Non faremo alleanze, né apparentamenti. Al secondo turno se ci sarà un programma degno del nostro sguardo noi proporremo il nostro e appoggeremo tutto quello che c'è di coincidente”.

Calderoni ha fatto capire di essere dispiaciuto di essersi candidato tardi perché forse se lo avesse fatto prima avrebbe avuto più possibilità ricomprendervi nella sua alleanza.
“Di sicuro no. Calderoni non è civico e si presenta come un candidato indipendente dal Pd, ma in sostanza il Pd è il suo azionista di maggioranza. Senza il Pd Calderoni non sarebbe lì, inutile nascondersi dietro un dito. Se avessimo voluto votare il Pd ci saremmo candidati con Calderoni, tuttavia il Pd ci ha deluso sia a livello nazionale, sia a livello locale. Negli ultimi dieci anni a Forlì non è che il Pd sia stato glorioso, con i rimpasti in giunta e scelte discutibili sull'unione dei comuni, l'inerzia totale sulla mobilità, la fretta che hanno avuto di mettere in piedi Alea e non aver fatto in nessun momento autocritica”.

Tra tutto cosa vi sta più a cuore?
“L'ambiente. Tutti i partiti devono mettersi nell'ordine di idee che bisogna che cambiamo tutti e la politica deve essere da stimolo a cambiare le proprie abitudini. Non possiamo pensare di andare avanti con questo modello di consumo sfrenato delle risorse, del territorio, dell'acqua, degli oggetti stessi che fabbrichiamo. Bisogna fare una riflessione tutti assieme su come cambiare, rimettendo in questione le nostre abitudini, e questo vogliamo farlo con i cittadini e non contro i cittadini”.
 

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