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Elezioni regionali, Di Maio: “Vittoria straripante. Qui dato un contributo che in altri territori non c'è stato"

Il deputato di Italia Viva si è speso molto durante la campagna elettorale per il candidato di punta della lista civica a sostegno di Bonaccini, il professor Claudio Vicini

"E' una vittoria straripante". Il parlamentare Marco Di Maio commenta l'esito delle elezioni regionali, che hanno visto la conferma del candidato della coalizione del centrosinistra Stefano Bonaccini. "Ero convinto del successo e mi sono battuto allo stremo delle forze che potevo mettere in campo. Non mi aspettavo una vittoria con oltre il 50% di preferenze". Il deputato di Italia Viva si è speso molto durante la campagna elettorale per il candidato di punta della lista civica a sostegno di Bonaccini, il professor Claudio Vicini, direttore del dipartimento testa - collo dell'Ausl Romagna, che ha ottenuto un ampio consenso spalmato su tutto il territorio, ben 4419 preferenze, ma non sufficiente per entrare nel "parlamentino" regionale.

Di Maio, è sorpreso del risultato?
Non per la vittoria, ma per la sua dimensione sì. Del resto nessuna rivelazione statistica dava questi valori.

A cosa è dovuto questo largo successo?
In primis al fatto che Bonaccini ha lavorato benissimo in questi anni. E' sempre stato presente nei territori, non solo a due mesi dalle elezioni come hanno fatto in tanti. Lui c'è stato sempre stato.

Cosa l'ha premiato inoltre?
La capacità di allargare la coalizione che lo sosteneva, in particolare la lista civica che aveva l'obiettivo di allargare il consenso e drenare voti al centrodestra. Un buon risultato del Pd (come quello che ha ottenuto) non sarebbe stato comunque sufficiente per la vittoria. I numeri ci danno ragione. Non abbiamo sottratto voti al Partito Democratico, ma ne abbiamo portati di diversi ed è quello che volevamo.

Il risultato è da considerarsi una buona prova per "Italia Viva", partito che lei rappresenta?
Era un primo banco di prova, seppur stando un passo indietro. Il 90% di chi si è impegnato nella campagna elettorale tra banchetti e volantinaggi era di Italia Viva. Aver ottenuto la seconda percentuale più alta di tutte le province dell'Emilia-Romagna ed aver convinto a scendere in campo una persona del calibro di Claudio Vicini, peraltro portandogli un numero di preferenze spropositato (4419, ndr), è motivo di grande soddisfazione. Inoltre sono state scritte molte preferenze per Vicini accanto al simbolo di altri partiti, che ne hanno beneficiato.

Si riparte quindi da questo risultato?
E' una buona base per continuare ad allargare il perimetro del consenso: è il motivo per il quale siamo nati.

Durante la campagna elettorale si è rivisto un maggior contatto con la gente.
Vicini ha fatto da traino alla coalizione, non solo a Forlì. E molte persone hanno infatti fatto la croce su altri simboli e scritto il sui nome anche a fianco di altri simboli. La nostra campagna si è mossa su due binari: presenza nei mercati, incontri con le aziende e le organizzazioni, ovunque era possibile stare tra le persone; e poi una presenza forte sul mondo digitale, raggiungendo numeri impressionanti sui social. L'elemento principale è stata la forte credibilità del candidato, che è sempre un valor aggiunto e che nessuna strategia di comunicazione può sostituire.

E poi c'è stato il movimento delle Sardine.
Va riconosciuto loro il merito di aver mobilitato tante persone, che probabilmente non si sarebbero attivate. Ma guai a metterci il cappello. 

Il centrosinistra è tornato avanti a Forlì. Come se lo spiega?
E' rimarchevole che a Forlì ci sia stato un ribaltone in termini di voto rispetto alle elezioni comunali. Questo significa che la differenza la si fa intercettando il voto di chi non si riconosce nell’estremismo di Salvini-Meloni e che però non trova rappresentanza. È il nostro obiettivo e abbiamo dimostrato di essere sulla buona strada: molti degli elettori che hanno votato Vicini alle comunali non aveva votato per il centrosinistra, a Forlì come negli altri comuni.

Mentre nei comuni montani prevale ancora il centrodestra, fatta eccezione per Santa Sofia.
Va fatta una riflessione importante e sono convinto che Bonaccini sia il primo a rendersene conto. Pur essendo una regione ricca di eccellenze, ci sono delle aree del territorio dove questa progressione è avvertita meno, perchè ci sono difficoltà legate alla mancanza dei servizi e alla difficoltà nel trovare opportunità di lavoro, di vedere una prospettiva. Questo impone un'attenzione in più per quelle aree: credo che il messaggio di quel voto sia questo.

Nel "parlamentino" ci sono solo tre rappresentanti della provincia di Forlì-Cesena. Si può ambire ad avere un assessore di area forlivese?
Nella vita si può ambire a tutto; ma adesso è prematuro parlare di giunta e di nomi. Le valutazioni le farà Bonaccini nella sua autonomia e nella sua capacità politica che ha ampiamente dimostrato in questi cinque anni e anche prima, per chi - come me - ha avuto modo di conoscerlo. Dico solo che abbiamo dato un contributo che in altri territori non c'è stato. Questa provincia ha ottenuto un risultato molto significativo. Ha espresso una candidatura di profilo oggettivamente superiore come quella di Vicini, difficile da trovare altrove. Ma ribadisco sarà Bonaccini a valutare nella sua autonomia le scelte che riterrà migliori per portare avanti il programma per il quale è stato eletto.

Obiettivi?
Continuare ad allargare il nostro campo d'azione e portare avanti idee e proposte, a partire dallo sbloccare le opere che sono ferme, sia a livello nazionale che nel nostro territorio. E portare avanti anche quei cambiamenti nell'ambito sanità che sono stati il nostro cavallo di battaglia. La geografia del voto ci dice che sono temi sentiti dalla gente: cito come esempio la medicina di prossimità, l'infermiere di quartiere, infrastrutture, opere pubbliche e sostegno agli investimenti pubblici e privati. Noi lavoreremo su questi punti. La campagna elettorale è finita, ma l’impegno continua come e più di prima.

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