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Festa della Repubblica, il sindaco: "Deve esserci un desiderio di riscatto dal basso"

Domenica anche a Forlì si sono svolte le celebrazioni per la Festa della Repubblica. il sindaco, Roberto Balzani, nel suo discorso, ha rivelato di sentirsi "combattuto fra l'esigenza di riaffermare il valore delle istituzioni repubblicane, che è poi la ragione di questa festa, che ritualizza la forma dello Stato, e d'altro canto la mia condizione umana"

Domenica anche a Forlì si sono svolte le celebrazioni per la Festa della Repubblica. il sindaco, Roberto Balzani, nel suo discorso, ha rivelato di sentirsi "combattuto fra l’esigenza di riaffermare il valore delle istituzioni repubblicane, che è poi la ragione di questa festa, che ritualizza la forma dello Stato, e d’altro canto la mia condizione umana". ha parlato di  "istituzioni che senon suscitano una reazione, un moto di riflessione, anche critico; se restano appese alla forma, all’esteriorità delle bandiere e dei picchetti, vuol dire che stanno morendo nel cuore dei cittadini".

Balzani afferma che la Repubblica deve divenire "prima della politica e oltre la politica, una risposta anche esistenziale al disagio che stiamo vivendo. La fragilità di noi tutti, il senso di precarietà che ci circonda, il venir meno di sicurezze che ritenevamo intangibili, la frammentazione della nostra società in mille componenti alla ricerca di uno straccio di stabilità, a qualsiasi costo: sono gli indicatori di un male di vivere che è nel paese, è dentro di noi, e non riguarda solo l’economia o la finanza. La Repubblica deve occuparsi di questo. La Repubblica deve rispondere allo sbandamento di un paese, allo sciopero del voto, alla delegittimazione di noi tutti che stiamo qui a rappresentare le istituzioni: ma non può farlo attraverso la luce di una ragione provvidenziale che venga, come per incanto, a illuminare tutti noi".

Le celebrazioni del 2 giugno 2013 (Foto Frasca)

Balzani sostiene che "dal basso, per filiere impreviste, per legami spontanei, per empatie e simpatie naturali, angoscia e speranza possono convivere in un desiderio di riscatto, oserei dire di emancipazione dalla morsa opprimente di un presente oltre il quale sembra non vi sia nulla, che travalica la materialità delle relazioni, le negoziazioni, la strumentalità dei rapporti umani. Come ha scritto proprio su questo sentimento, al termine di uno suo bel romanzo sulle illusioni del Risorgimento, un’autrice del secolo scorso: “Ma io non conto, eravamo tanti, eravamo insieme, il carcere non bastava; la lotta dovevamo cominciarla quando ne uscimmo. Noi, dolce parola. Noi credevamo…”. Tornare a credere che sia possibile. Insieme. La Repubblica è questo", conclude il sindaco.

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