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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Elezioni, Calderoni si presenta: "Non sono un giudice che scende in politica"

“Sono contento che la competizione sia con lui, una persona corretta e che ho anche votato a Meldola nel 2014"

Si svela Giorgio Calderoni, il candidato scelto dal Partito Democratico per la corsa a sindaco di Forlì. Calderoni sarà “candidato a mezzo servizio” fino al 20 marzo, da quando cioè sospenderà le funzioni di giudice del Consiglio di Stato tra ferie e congedi, per poi svestirle del tutto dal 1 giugno, quando andrà in pensione con alcuni mesi di anticipo rispetto al previsto. “Con me non dovrete cercare retroscena, perché ve lo dirò tutti io”, spiega il neo-candidato in apertura di una conferenza stampa fiume, in cui tocca – punto per punto – le questioni che già sono state poste sul suo conto. Accanto a lui, per la presentazioneai forlivesi, ha voluto la presenza della moglie e dell'amico Pier Luigi Flamigni, che avrebbe lanciato la proposta della sua candidatura, facendo da collegamento con il segretario del Pd Valentina Ancarani. Il candidato respinge la voce che ad indicarlo sia stato l'ex sindaco Roberto Balzani e rivendica che “nessuno dei due è servente dell'altro”.

“Non sono un giudice che scende in politica”

Giorgio Calderoni, 69 anni, è attualmente giudice della terza sezione del Consiglio di Stato, il massimo grado della giustizia amministrativa. In magistratura ha passato 34 anni, in gran parte come giudice del Tar, poi come presidente del Tribunale Amministrativo Regionale della sezione di Brescia per otto anni e negli ultimi due anni appunto a Roma al Consiglio di Stato. “Un mestiere bellissimo”, chiosa Calderoni, che però allontana l'etichetta del “giudice che scende in politica”, un binomio questo spesso contestato. “Avevo già deciso a gennaio di chiedere il pensionamento (sventola la domanda del 23 gennaio scorso, ndr), quando cioè il candidato in pectore del Pd appariva a tutti gli effetti Gabriele Zelli. La mia scelta è stata personale, essendo diventato nonno un anno fa”. La domanda di collocamento a riposo, il cui termine naturale era nel 2020, è già stata accolta dal plenum del Consiglio della giustizia amministrativa. “Lascio con qualche mese d'anticipo – spiega -. Non funziona per me lo schema del magistrato che fa politica per ritirare una sorta di cambiale, anche perché non ho mai fatto il giudice a Forlì”. Al contrario, dice Calderoni, questo mestiere gli dà importanti conoscenze su “amministrazione, trasparenza, appalti, antimafia e collegialità nelle decisioni”. “Dopo migliaia di sentenze, chi più di me ha dentro la bussola dell'interesse pubblico?”, commenta.

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“La mia giovinezza: Lotta continua e Lamberto Valli”

Di Calderoni è già stata resa nota la sua militanza nella formazione di estrema sinistra Lotta Continua. “Il '68 è stata un'esperienza formativa, non ho niente di cui vergognarmi. E' una cosa che non ho mai nascosto”. Presentandosi, ha inquadrato meglio la sua militanza, che è durata dal 1969 al 1975, in essa anche tre anni come attivista a Taranto, a fare “lavoro di fabbrica”, vale a dire a consegnare volantini e fare attività politica ai cancelli dell'Italsider. “Ho lasciato Lotta Continua nel 1975, quando andarsene voleva dire essere traditori, dopo un servizio militare punitivo e quando stava per nascere mio figlio”, spiega. Di quel periodo Calderoni condanna “qualche difettuccio come la foga politica e la formazione di gruppi iper-ideologizzati”. “Non ho mai buttato molotov”, scherza. Negli anni '80 è stato quindi militante del Partito Comunista. Nel 1985 è diventato magistrato amministrativo e dal 1990 al 1992 è stato consigliere di maggioranza in Consiglio Comunale. Inquadra ulteriormente la sua militanza giovanile Calderoni: “Venivo da un gruppo dell'Azione Cattolica e dagli scout, frequentavo il campo del San Luigi. Importante è stato l'incontro con Lamberto Valli (forlivese, dirigente dell'Azione Cattolica, insegnante della 'Telescuola', ndr), che ci chiamò alla riflessione teorica”.


“No al monocolore, sì all'alleanza arcobaleno”

Da un punto di vista politico Calderoni rivendica la sua autonomia dal Partito Democratico (“Non sono iscritto al Pd e nelle elezioni del 2013 ho votato 'Scelta Civica' di Monti”) e chiarisce che la coalizione andrà intesa come un “contenitore aperto a quante più liste possibili, arcobaleno se vogliamo chiamarla così”. In essa ci sarà spazio anche per una sua lista autonoma dai partiti. Calderoni ha già incontrato e conosciuto il sindaco uscente Davide Drei, ma anche Roberto Balzani, Nadia Masini e Sauro Sedioli, vale a dire tutti gli ex sindaci viventi. “Per le alleanze, parlo con tutti e ascolto molto, l'obiettivo è un centro-sinistra più largo possibile”. Mentre sulla scelta di Rifondazione Comunista di presentare un proprio candidato autonomo commenta: “Una scelta identitaria, capisco la necessità di tenere accesa la fiammella, ma in un'elezione amministrativa se ne poteva fare a meno”.

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Priorità il Palazzo del Merenda, critiche ad Alea

Pochi gli elementi programmatici indicati in conferenza stampa: Calderoni ha messo in rilievo la sussidiarietà, la cura partecipata dei beni comuni, e salva l'esperienza dell'Unione dei Comuni (“E' una buona idea che si trova a metà del guado”, spiega). Poi parla dell'Ausl Romagna, che “va bene, ma su un modello federale”. Tra le sue grandi priorità, infine, c'è il recupero del Palazzo del Merenda, sede storica della Biblioteca comunale. Più tiepido su Alea: “Anche io come molti sono stato 45 minuti al telefono con Alea senza riuscire a prendere la linea. Ho visto grande collaborazione dei cittadini, che hanno fatto la loro parte venendo a conoscere solo due giorni fa le tariffe. Visto che si chiedeva un grande cambiamento, si poteva partire bene, a partire dal centralino”. E affonda: “Alea ora sembra la società in house del Comune di Treviso e non del Comune di Forlì, speriamo di togliere il prima possibile i cordoni ombelicali”. Ed ora, conclude Calderoni, “il problema maggiore è per le attività economiche, perché ci sono titolari che fanno il giro alla ricerca degli ultimi cassonetti rimasti”. Da Alea, rimarca, “non si può più tornare indietro”.

“A Meldola ho votato Zattini”

In questa campagna elettorale che a dicembre è partita all'insegna di un inusuale fair play da parte del candidato sindaco di centro-destra Gian Luca Zattini, che ebbe parole di stima e amicizia personale nei confronti del sindaco Davide Drei, anche Calderoni dà il suo contributo a sorprendere: “Sono contento che la competizione sia con lui, una persona corretta e che ho anche votato a Meldola nel 2014 (Calderoni è residente a Meldola come Zattini, ndr) in quanto si presentava in una coalizione civica e aveva ben amministrato al primo mandato”. E aggiunge: “A Forlì, però, la situazione è diversa: “Dietro il suo civismo c'è la pesantezza dei partiti che lo sostengono e c'è un limite invalicabile, che è quello dei valori”. In caso di sconfitta elettorale? “Mi farò 5 anni di opposizione leale e intransigente sui valori”. Ma il quesito si pone anche in caso di vittoria, dato che negli ultimi 5 anni alta è stata la litigiosità tra Pd e sindaco Drei, all'interno dello stesso Partito Democratico e nel gruppo consigliare di sostegno al sindaco. Commenta Calderoni: “Il Pd farà la sua strada, io mi occuperò di amministrazione e dialogherò coi consiglieri. Ho  resistenza e capacità di mediazione”. Sul fronte politico, col Pd, “lavorerò affinché tra 5 anni il Pd non si trovi nella stessa condizione (sostanzialmente privo di un candidato prima della disponibilità di Calderoni, ndr)”. Poche le critiche che muove a Drei: “Preferirei guardare al futuro e non al passato. Se devo addebitare a Drei un errore è stato quello di essere partito con una giunta monocolore, tanto poi alla fine ti ritrovi con le contraddizioni al tuo interno ed è anche peggio”.

Tre assessori indagati 

Sul caso politico che tiene banco in questi giorni, con la notizia dei tre assessori indagati dopo un esposto del M5S, corroborato anche da alcune registrazioni del militante pentastellato Alessandro Ruffilli a ripetute confidenze dell'assessore alla Cultura Elisa Giovannetti, dice Calderoni: "Sul profilo giudiziario non mi esprimo, sul profilo politico rilevo che parliamo di un incarico da 10mila euro, mentre sul profilo etico si pone un problema rilevantissimo per il Movimento 5 Stelle. Non si possono fare battaglie etiche senza usare mezzi etici. Spero che nei 5 Stelle ci si renda conto del problema che hanno fatto una scorrettezza colossale".

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