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Giorno del Ricordo, Morrone: "La coscienza civile di un popolo non può formarsi e crescere su un passato recente che mantiene zone buie"

"Si trattò di una vera e propria pulizia etnica, che, dopo l’ottobre 1943, si tradusse nella barbara uccisione da parte dei ‘titini’ di migliaia di italiani, catturati nei posti di lavoro e nelle loro abitazioni"

Il segretario della Lega Romagna, Jacopo Morrone, celebra il Giorno del Ricordo, istituito con la legge numero 92 del 30 marzo 2004, e che conserva e rinnova la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. "Una tragedia troppo a lungo dimenticata, esclusa per anni anche dai libri di storia e riportata alla luce da una legge votata dal Parlamento italiano nel 2004 - afferma l'esponente del Carroccio e sottosegretario alla Giustizia -. C’è quindi voluta una legge per restituire dignità alla memoria di migliaia di italiani trucidati sul confine orientale e alle centinaia di migliaia di nostri connazionali costretti a diventare esuli per sfuggire alla repressione delle milizie comuniste jugoslave di Tito".

"Si trattò di una vera e propria pulizia etnica, che, dopo l’ottobre 1943, si tradusse nella barbara uccisione da parte dei ‘titini’ di migliaia di italiani, catturati nei posti di lavoro e nelle loro abitazioni, poi imprigionati e gettati nelle cavità carsiche chiamate foibe, molti ancora vivi, legati con il filo di ferro ed imbottiti di granate - continua Morrone -. A questa tragedia si aggiunse quella della cancellazione del ricordo. In Italia, infatti, è stata di fatto soffocata per decenni la verità storica. Il 10 febbraio 1947, inoltre, quando fu ratificato il trattato di pace che sanciva il passaggio delle ex province italiane dell’Adriatico alla Jugoslavia, gli italiani, che lì vivevano da secoli, furono costretti a fuggire, lasciando i loro beni, i ricordi, gli affetti, il lavoro, senza per altro ricevere una degna accoglienza nel nostro Paese. Non è solo giusto ricordare le vittime dimenticate, ma è anche indispensabile che tutti ci misuriamo con questa tragedia".

"La coscienza civile di un popolo non può formarsi e crescere su un passato recente che mantiene zone buie - conclude -. Né è consentito che si ignori una tragedia di tale portata per retaggi ideologici. Ed è davvero penoso e degradante assistere ancora a operazioni negazioniste di manipolazione culturale omissiva da parte di soggetti che ancora cercano di mistificare la verità storica. Oggi dobbiamo e vogliamo ricordare, dopo quella che molti hanno chiamato  la “strisciante congiura del silenzio” durata oltre un sessantennio, grazie al modello della storiografia marxista che ha egemonizzato istituzioni, scuole e giornali e che ha voluto cancellare non solo i fatti, ma anche la loro memoria per ragioni di realpolitik".

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