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Immigrazione, èViva di Forlì: "Regolarizzare fa bene a famiglie, imprese e sicurezza"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Di fatto da oltre un decennio non è possibile entrare In Italia con un visto per lavoro a tempo indeterminato. Al contempo le lacune del sistema italiano di gestione dei richiedenti protezione internazionale (ricordiamo che la normativa organica in materia è stata adottata solo tra il 2007 ed il 2008 in adeguamento alle direttive europee) hanno fatto sì che diverse decine di migliaia di stranieri soggiornino nel nostro paese ormai da 3 anni o più, si siano inseriti organicamente nella nostra comunità ed in gran parte svolgano lavori che il nostro sistema produttivo richiede.
Molti di questi ragazzi non dispongono tuttavia di un permesso di soggiorno definitivo e questo li porta a fare ricorso al sistema della giustizia in tutti i gradi al fine di prolungare il più possibile la loro permanenza in Italia nell'alveo delle norme in vigore. Questo stato di cose già prima dell’emergenza sanitaria in corso, aveva portato alla creazione di un esercito di soggiornanti precari, la cui posizione migratoria aveva conseguenze su tutta la loro vita: dalla richiesta della residenza alla semplice apertura di un conto corrente fino al rischio di non veder rinnovato il proprio contratto di lavoro proprio in ragione della provvisorietà del loro titolo di soggiorno.

La giustizia civile dal primo grado fino alla Corte di Cassazione, già in difficoltà, è ad oggi fortemente gravata, quando non addirittura paralizzata, dalla miriade di ricorsi proposti dai migranti. Il settore agricolo, quello turistico ed altri - non ultimo quello del mobile imbottito nella realtà di Forlì-Cesena - ha molto bisogno dell'apporto di questi giovani che, non è un luogo comune, svolgono mansioni che molti italiani non sono disponibili a svolgere. Ovviamente questa condizione si è ulteriormente aggravata in ragione del fermo generale che ha investito il nostro sistema economico e sociale a causa della pandemia in corso.

Nessuno ignora poi che sono svariate centinaia le colf e le badanti impiegate senza un contratto di lavoro che, in assenza di una regolarizzazione, rischiano di non poter beneficiare di nessuna forma di sostegno in particolare oggi, quando le restrizioni nei movimenti hanno costretto l’interruzione di queste collaborazioni. Inutile nascondersi dietro un dito: dobbiamo riconoscere che la cura dei nostri anziani e delle nostre case è affidata a queste figure che reggono quel pezzo di welfare familiare privato dove lo Stato non è in grado di arrivare.
Sia che la si guardi dal lato delle famiglie, sia che la si affronti con uno sguardo alle esigenze delle imprese , la questione dell'immigrazione (fino a poche settimane fa spacciata strumentalmente come il principale problema del nostro paese) ha perso in gran parte i connotati della polemica politica ed è divenuta una vera e propria emergenza produttiva e sociale: famiglie, imprese ed agricoltura necessitano di lavoratori che sostengano la cura e la produzione dei settori primario e secondario.

Per questo motivo èViva Forlì si sente vicina ai molti appelli diramati negli ultimi giorni volti ad ottenere la regolarizzazione dei richiedenti protezione che al contempo darebbe risposta alla richiesta di forza-lavoro, sottrarrebbe i regolarizzati agli abusi del caporalato e del lavoro nero (con ovvi vantaggi per il fisco e la previdenza), darebbe la possibilità di sgravare le Questure e gli uffici giudiziari di una mole di lavoro pesante e che per molti lavori si auto moltiplica. Non ultimo, questa scelta darebbe finalmente una risposta di civiltà ad una questione su cui si è fatta fin troppa demagogia. Fatta la regolarizzazione andrebbe sarà comunque necessario intervenire organicamente sulla disciplina dell'immigrazione, utilizzando i trattati internazionali per riaprire da un lato i flussi di ingresso per lavoro e rendendo effettiva dall'altro - e non più mero strumento di propaganda di fatto inattuato - la possibilità di espellere chi non obbedisce alle leggi in vigore pur essendo messo in condizione di farlo.

Coordinamento èViva Forlì

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