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"La spesa statale e il “non virtuoso” Comune di Forlì"

"L’Italia è un paese nel quale per chi governa, a livello nazionale e locale, è più facile imporre tasse ai cittadini piuttosto che risparmiare sulla spesa pubblica, nazionale e locale"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

L’Italia è un paese nel quale per chi governa, a livello nazionale e locale, è più facile imporre tasse ai cittadini piuttosto che risparmiare sulla spesa pubblica, nazionale e locale. Gira e rigira, la leva è sempre quella: quando Stato e Comune hanno bisogno di soldi, li vanno a prelevare dai loro cittadini, piuttosto che risparmiare. I Sindaci sostengono che loro sono virtuosi e che a non sapere diminuire la spesa sono soprattutto i Ministeri e lo Stato Centrale. L’Italia è una Repubblica basata anche sulle autonomie locali (Comuni, Province e Regioni) ed è importante anche capire se gli Enti Locali (più vicini al cittadino) sono davvero più virtuosi dello Stato Centrale.

Facciamo un esempio concreto: quello del Comune di Forlì, ove la Giunta Balzani opera da quattro anni. Fra i punti qualificanti del suo programma, il Sindaco aveva evidenziato proprio il fattore della spesa, soprattutto quella di funzionamento e quella del personale. E’ importante allora farsi due domande: 1) Dove vanno a finire i 109 milioni di entrate annuali del Comune di Forlì? 2) Con la Giunta Balzani la spesa corrente è diminuita, come avrebbe dovuto essere secondo le leggi e la volontà del Sindaco, o invece è rimasta stabile, o è aumentata? Dei 109 milioni di entrate, in verità nel Bilancio ne risultano solo 102 milioni perché 7 milioni di euro, negli anni, sono trasvolati dal Comune di Forlì alle aziende partecipate, alla apposita holding e alla A.U.S.L. Come per la Giunta Masini, le entrate e le spese calano circa 7 milioni all’apparenza: in verità tali milioni entrano e vengono spesi da altri soggetti.

Di quei 102 milioni comunque, 13.600.00 euro vanno a finire nel rimborso di mutui e prestiti del passato e nella quasi totalità questa Giunta li ha avuti in eredità. I restanti 90 milioni risultano di spesa corrente. In ogni caso, le spese sono più delle entrate: la Giunta Balzani ha avuto ogni anno disavanzi di competenza. Il Sindaco Balzani si vanta che la sua Giunta, consumando in spesa corrente la cifra di 90 milioni, in verità spende meno di quei 94 milioni del 2009, quando lui è subentrato alla Masini. Ma con il 2009 non si possono fare i confronti, perché fu un anno elettorale e la Giunta Masini “spese” a destra e a manca.

Per essere seri, bisogna fare il confronto con il 2008, quando la spesa comunale era di 89.700 circa. Mi si obietterà che, se è serio riferirsi al 2008, la spesa corrente di fatto è restata stabile (89 milioni del 2008 contro i 90 milioni del 2012). Questa non è la verità: ci si dimentica completamente che più di 8 milioni di spesa corrente sono trasmigrati: quindi il Bilancio del Comune di Forlì, è aumentato di una quota elevata: 8 milioni. L’obiettivo quindi del contenimento della spesa è assai lontano dall’essere raggiunto, anzi è fallito.

Mi si potrebbe replicare che la maggiore spesa ha generato nuove iniziative e che le tasse maggiorate (I.M.U.) sono servite a creare nuove iniziative. Ma la composizione della spesa corrente dimostra una storia diversa. Su tale composizione vorrei ritornare perché la riflessione è complessa. D’altra parte, riprenderò la questione debiti e investimenti. Per il momento mi preme concludere che Forlì non ha attivato politiche di bilancio innovative. Il Comune di Forlì non si mette perciò nel circuito dei Comuni virtuosi che hanno dato le prove di una buona spesa pubblica. Non può dire, come dice il Sindaco di Firenze, che ha azionato leve significative di saggia e lungimirante
amministrazione: a Firenze l’addizionale I.R.P.E.F. è allo 0,2% e sono stati dati segni di contenimento della spesa superflua. A Forlì questa virtuosità è lontana.

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