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Lite su gay e Lgbt, Potere al Popolo contro tutti: "Anche Alternativa e Pd sono clericali"

Polemica sul bando triennale per le iniziative culturali in cui è stato inserito anche il sostegno alla cultura lesbica, gay, bisessuale e transgender

Sul bando triennale del Comune per le iniziative culturali in cui è stato inserita anche la finalità del il sostegno e la promozione di tematiche e i linguaggi della cultura lesbica, gay, bisessuale e transgender, è polemica aperta anche a sinistra. In una nota Potere al Popolo attacca non solo Forza Italia e Popolo della Famiglia che contestano il bando, ma anche Pd e Alternativa per Forlì che lo sostengono. 

Spiega in una nota Potere al Popolo: “Dunque da una parte abbiamo il PD che dialoga col mondo cattolico e si fa benedire da vescovi per poi sostenere blandamente la comunità LGBT con qualche misero riconoscimento e dall’altra la Destra che si fa benedire da vescovi e si dice stupita che il Pd nonostante si faccia portatore di valori cattolici imponga bandi culturali che comprendono il rispetto alle differenze di genere. Poi arrivano quelli dell’ Alternativa per Forlì (Rifondazione, Sinistra Italiana e Leu) che parlano di 'oscurantismo dei veri valori del mondo cattolico'. Infine ci siamo noi di Potere al Popolo che chiaramente comprendiamo che il problema non sta nelle differenze di vedute politiche (tra chi sostiene o meno la comunità LGBT), ma nel non riuscire mai a proporre visioni slegate dell’influenza clericale”.

Dice Potere al Popolo: “Sempre e comunque si fa rimando alla Chiesa e ai suoi valori e invece noi crediamo che non può esistere soluzione politica e sociale se prima non viene proclamata in nome della laicità e dei diritti costituzionali.  Se infatti si applicasse semplicemente questa non ci sarebbe diatriba e ognuno godrebbe dei suoi inalienabili diritti: l’art 3 dice chiaramente che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”

La replica del "Popolo della Famiglia"

In una nota interviene nuovamente il Popolo della Famiglia: "Con le repliche di Zanetti, di Alternativa per Forlì e di Potere al Popolo il caso del bando cultura del Comune sta prendendo una piega davvero surreale. Anziché ammettere l'errore, da sinistra si contrattacca scadendo sul piano dell'offesa e del livore anticlericale più bieco, tirando anche in ballo la Chiesa che invece non c'entra nulla. Il Popolo della Famiglia difende solo la laica costituzione (art. 3) sul divieto di discriminazione, perché il bando discrimina operando una distinzione sulla base dell'orientamento sessuale. È il bando che discrimina, non il Popolo della Famiglia. Cosa sarebbe successo nel caso di un bando che espressamente avesse prefissato come obiettivo la promozione della cultura maschilista? Giustamente sarebbe stato considerato discriminatorio. Allora la logica impone che anche il bando del Comune sia da considerare discriminatorio. Si rasenta davvero il ridicolo, inoltre, se si parla di cultura di inclusione quando poi qualcuno è ritenuto più incluso di altri su basi ideologiche. Abbiamo bisogno di premiare il merito, soprattutto nella pubblica amministrazione, lasciando fuori ideologie e scelte personali che riguardano nel privato la sfera intima e sessuale".

"Quando poi sono coinvolti i minori nelle operazioni di condizionamento e di indottrinamento, ogni tentativo di giustificazione è inaccettabile. Giù le mani dai bambini, la famiglia ha il primato dell'educazione e non deve mai essere scavalcata nel suo ruolo. Ci auguriamo dunque che il caso del bando comunale così platealmente viziato nella forma possa essere considerato un brutto incidente di percorso di fine mandato da non ripetersi più".

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